Discorso
10 marzo 2011

INTERVENTO DI MASSIMO D’ALEMA NELL’AULA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI IN RICORDO DI NICOLA CALIPARI NEL SESTO ANNIVERSARIO DELLA SUA UCCISIONE. (resoconto stenografico)<br>


MASSIMO D’ALEMA. Signor Presidente, la ringrazio per avermi consentito di prendere la parola utilizzando questo strumento regolamentare, ma, in realtà, intervengo per ricordare che la sera del 4 marzo del 2005 il dottor Nicola Calipari, alto funzionario del servizio segreto militare italiano, cadeva ucciso a Baghdad.
Il dottor Calipari era stato protagonista di una lunga, delicata, trattativa per la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena e fu colpito mentre si protendeva con il suo corpo per proteggere la giornalista che era stata liberata. A sparare, come fu poi acclarato, era stato un militare statunitense, Mario Lozano, della 42a divisione della New York Army National Guard e, forse, non lui da solo.
Penso che sia giusto ricordare, nel sesto anniversario della sua morte, questo servitore dello Stato, uno dei funzionari più brillanti dei nostri servizi segreti, un uomo che univa ad una indiscussa capacità professionale, maturata nel servizio nella Polizia di Stato, anche curiosità intellettuale ed una grande carica di umanità che lo hanno fatto ricordare a chi lo ha conosciuto come il “poliziotto gentile”.
Mi spiace dover dire, a sei anni dalla morte di Calipari, che gli Stati Uniti d’America non ci hanno aiutato ad avere pienamente giustizia e neppure, forse, a conoscere pienamente la verità su quello che accadde quella sera a Baghdad. Anche recenti rivelazioni di Wikileaks contribuiscono a riproporre interrogativi che è giusto cercare ancora di chiarire.
Per questo, non abbiamo abbandonato la speranza che il procedimento ancora aperto presso la procura di Roma, quello che riguarda il rapimento di Giuliana Sgrena e le circostanze della sua liberazione – giacché quello per l’assassinio, l’omicidio, di Calipari è chiuso –, possa ancora aiutarci a portare alla luce elementi di verità.
In questo senso, l’organismo che ho l’onore di presiedere, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ha espresso la volontà di collaborare con la magistratura per acclarare ciò che ancora è possibile acclarare.
Mi sia consentito, infine, di cogliere questa occasione per ricordare che i nostri servizi segreti hanno pagato anch’essi un prezzo di sangue nelle missioni che il Paese svolge in difesa della pace. Pochi giorni fa è stato ricordato il dottor Colazzo, funzionario anch’egli dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna, erede del SISMI, ucciso un anno fa a Kabul nel corso di un attentato.
È giusto ricordare questo alla pubblica opinione. I servizi segreti in Italia non godono di una buonissima stampa e forse perché anche essi stessi, tenendo nascosta anche l’esperienza del passato del loro lavoro con un culto della segretezza che qualche volta è persino eccessivo, hanno contribuito a far sì che vi sia una storiografia dei servizi segreti basata quasi soltanto sui documenti che testimoniano le deviazioni. Mentre pochissimo si sa del molto che i servizi segreti hanno fatto con lealtà al servizio del Paese e della sicurezza degli italiani.
Sia dunque questa anche un’occasione per ricordare questo impegno e questo sacrificio nel nome di uno dei funzionari che in modo più alto hanno onorato i servizi segreti italiani
(Applausi).

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