Intervista
21 maggio 2011

D'Alema: «Sì a de Magistris senza condizioni». «Il governo antimeridionalista crolla nel Paese, assurdo che vinca nella capitale del Sud»<br><br>

Intervista di Pietro Perone - Il Mattino


«Come diceva un grande napoletano, il Pd voterà de Magistris "a prescindere"»: il presidente del Copasir, Massimo D'Alema, cita Totò e non ha dubbi su cosa il Pd debba fare nel secondo turno delle Amministrative non solo per evitare - dice - «che la destra chiuda il cerchio conquistando il Comune, dopo Regione e Provincia», ma anche per "rinnovare" il Partito democratico «perché - assicura - a noi una certa lontananza dal potere a Napoli ci fa bene».

Di Pietro lancia appelli ma esclude l'apparentamento: il vostro sarà un sì disinteressato?

«Votiamo senza se e senza ma. Quello degli accordi è un problema che riguarda de Magistris, le nostre decisioni non possono dipendere da questo. Nei ballottaggi si gioca una partita decisiva: bisogna sconfiggere Berlusconi, voltare pagina e il risultato
elettorale ha accelerato questo processo. Il Pd è il maggiore partito dell'alternativa, non può anteporre questioni secondarie, come quella degli apparentamenti, al dovere di dare risposte al Paese».

A sentire de Magistris non siete però graditi.

«La destra ha già clamorosamente dimostrato di non essere una forza di governo, è dunque molto importante la partita del ballottaggio per mantenere aperta una possibilità di alternativa al di là della persona di Lettieri. Se vincono le forze che intorno a lui si sono coaugulate, la città che lui rappresenta, si chiuderebbero molti spazi per il futuro e sarebbe paradossale che il governo più anti-meridionale che abbiamo mai avuto nella storia d'Italia crollasse nel Paese e vincesse nella capitale del Mezzogiorno».

Per camminare insieme bisogna essere in due: l'altro giorno de Magistris ha detto che non farebbe mai un comizio con l'europarlamentare del Pd Cozzolino, ex assessore bassoliniano…

«La nostra è una scelta politica e di coerenza, di ciò che fa e dice de Magistris si prende lui la responsabilità. Credo però che chi voglia governare Napoli non possa non misurarsi con la grande tradizione della sinistra riformista, una storia che non è cancellabile. Il candidato dell'Idv ha prevalso, decida lui cosa fare per affrontare la grande sfida di amministrare una città difficile. Per quanto ci riguarda non avremo alcuna ambiguità nel sostenerlo, è una posizione non negoziabile e che prescinde da qualsiasi cosa possa fare o dire l'europarlamentare in corsa per Palazzo San Giacomo».

Si riparte da qui anche per ricostruire un partito, il Pd, che in queste elezioni a Napoli ha fatto registrare il suo minimo storico?

«Una parte del nostro mondo ha deciso di punirci e lo ha fatto per i nostri errori, le tensioni interne, la vicenda sconcertante delle primarie... Ma quel mondo non è scomparso, perché le radici del riformismo democratico a Napoli restano molto forti e da lì dobbiamo ripartire con umiltà, impegno e senso di verità».

Azzerando?

«Rinnovando radicalmente e coraggiosamente. Questo richiede un' analisi onesta dell'esperienza di questi anni».

Che porta un nome e cognome: Antonio Bassolino.

«Non soltanto, altrimenti si rischia di distorcere la realtà. Come si faceva prima con l'esaltazione e poi il volere indicare un
responsabile unico, si rischia di farlo ora scaricando le colpe sulla stessa persona».

Né con Pisapia, né con Moratti: il Terzo polo si tira fuori: addio alla grande alleanza per la ricostruzione?

«Non chiude nessuna prospettiva. Ora vedremo in che direzione andranno gli elettori moderati. Sarà un test interessante per tutti. D'altra parte gli elettori vanno dove li porta il cuore, adesso non verso Berlusconi».

A Milano sembra che intanto il cuore l'abbiano portato verso la sinistra radicale ...

«Gli elettori hanno prevalentemente votato per l'opposizione. Questo è il significato vero del voto. A Macerata, per esempio, dove il candidato alternativo alla destra era dell'Udc, hanno votato per lui. E naturalmente hanno soprattutto votato per il maggiore partito
dell'opposizione, il Pd. Basta guardare i risultati».

Prodi in un'intervista al nostro giornale ha ribadito che serve un'alleanza larga: è questa la prospettiva del Pd?

«In campagna elettorale abbiamo sostenuto che il Paese ha bisogno di un'ampia coalizione di moderati e progressisti, sulla base di questa impostazione abbiamo vinto. Saremmo dei matti se cambiassimo linea politica proprio ora che la nostra posizione è condivisa dalla maggioranza dei cittadini. E dai ballottaggi si vedrà ulteriormente che abbiamo imboccato la strada giusta perché l'elettorato moderato voterà per i nostri candidati. Tanto più questa politica farà strada nel Paese, tanto più i partiti dovranno tenerne conto. L'Italia respinge le contrapposizioni ideologiche e lo ha dimostrato, ha bisogno invece di un governo che affronti i problemi e la portata di essi necessita appunto di una larga coalizione».

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