Intervista
27 maggio 2011

D'ALEMA: IL VENTO SOFFIA CONTRO IL CAVALIERE<br>«Il Pd guida i grandi centri del Nord. Al Sud troppi personalismi»

Intervista di Giuseppe De Tomaso - La Gazzetta del Mezzogiorno


dalemaPPgb923_img.jpg
Presidente Massimo D'Alema, come finiranno i ballottaggi di domenica?

C'è aria di cambiamento. Si avverte una sensazione ancora più forte, dopo il voto dell'altra domenica.

Non pensa che la Moratti possa recuperare?

Non credo. Il vento spira in direzione contraria al presidente Berlusconi. Semmai è diventato ancora più impetuoso.

Cosa accadrà in caso di sconfitta del centrodestra a Milano?

Difficile prevedere gli effetti psicologici che potrà produrre il voto. A volte si innescano processi non controllabili e non prevedibili. La verità è che oggi ci troviamo di fronte a un governo assolutamente inefficace, che non è in grado di fare nulla. Il centrodestra rappresenta una minoranza nel Paese: è sotto il 40% . Se Berlusconi dovesse perdere, il governo sarebbe ancora più delegittimato.

Berlusconi ha detto che andrà avanti. Forse qualche problema potrebbe crearlo la Lega. Bossi farà come nel '94, quando ribaltò il Cavaliere?

E' molto difficile. La Lega ha perso una parte della sua libertà negli ultimi anni. Si è legata a Berlusconi, che ha condizionato la natura del movimento di Bossi. Berlusconi non vuole cambiare la legge elettorale, Bossi sì.

Che significa?

Sicuramente si avverte un malessere nella Lega, nel rapporto coi suoi elettori. C'è una percepibile diversità di vedute nel suo gruppo dirigente, anche se la struttura leninistica del comando tende a nasconderla.

Lei propone un fronte alternativo anti-berlusconiano. Chi dovrebbe farne parte: anche la Lega?

Nei Paesi democratici quando un governo non è in grado di governare, si deve andare a votare. Oggi non abbiamo un governo utile. Perché ci sia, sarebbe opportuno che Berlusconi andasse via e che maturassero convergenze, su alcune riforme, a partire dalla legge elettorale.

Dal centrodestra le hanno risposto che ciò significa proporre un'ammucchiata.

Le considerazioni del centrodestra sono prive di qualsiasi valore, anche perché la maggioranza politica berlusconiana non c'è più: è stata sostituita da una ammucchiata. La vecchia maggioranza politica si fondava su un patto che comprendeva Berlusconi, Bossi e Fini. Ora è entrata in crisi, sostituita da una maggioranza numerica e raccogliticcia, che vive quotidianamente sul mercato delle concessioni. Berlusconi distribuisce favori e promesse per cercare di galleggiare. Questa è la realtà.

Ma secondo Lei si arriverà mai a un 25 luglio berlusconiano? E se sì, che farebbe Giulio Tremonti, giudicato un papabile successore?

Bisognerebbe chiederlo a Tremonti. Nella sua ultima intervista ha escluso un'ipotesi di questo genere. Devo prenderlo sul serio.

Ma come ci si potrebbe mettersi d'accordo sulla riforma elettorale? Berlusconi non vuole cambiare la legge, ma anche nel centrosinistra c'è chi in fondo vorrebbe lasciare le cose così come stanno.

Spero di no. Auspico una discussione seria sulla legge elettorale e sul modello di democrazia che vogliamo. La via francese è un'ipotesi valida che si lega al modello presidenzialista. Se vogliamo un'efficiente democrazia parlamentare, allora bisogna guardare al modello tedesco. Però, bisogna discutere e decidere. Il sistema elettorale attuale è il peggiore di tutti.

La vittoria di Pisapia al primo turno ha rilanciato la questione delle primarie ...

Mi auguro che ci occuperemo del futuro del Paese. Anche perché il voto attribuisce una grande responsabilità alla principale forza d'opposizione. L'Europa ci chiede una manovra finanziaria che Tremonti prepara e Berlusconi nega. Spero che le elezioni di domenica impongano alla politica di affrontare i problemi del Paese.

Il successo di Pisapia ha rafforzato la tesi di Vendola sulle primarie e sulla tipologia del candidato premier che potrebbe non essere per forza un filocentrista.

I candidati sindaci del Pd, che corrispondono al94 % dei nominativi presentati alle elezioni, hanno avuto un grave torto: vincere al primo turno. Il che li ha fatti dimenticare troppo presto.

Ma il candidato del Pd a Milano aveva perso le primarie, e a Napoli il candidato del Pd ha perso le elezioni.

Ci sono ragioni specifiche. La visibilità di Napoli e Milano ha finito per oscurare il fatto che le elezioni le ha vinte l'intera opposizione, ma in primo luogo il suo principale partito. Se vinceremo ai ballottaggi, come è probabile, a Milano e Trieste, il centrosinistra si troverà al governo di tutti i capoluoghi delle regioni a nord di Roma, e di tutte le grandi città al di sopra del Po. Il Pd è il primo partito nei grandi centri del Nord ed è testa a testa a Milano con il Pdl. Altro che espulsi dal Nord, come qualcuno ha scritto.

Quindi, secondo lei, la vittoria di Pisapia non andrebbe confusa con l'ipoteca di Vendola per la premiership.

Sei ha ottenuto a Milano il 4,5% dei voti, pur avendo il candidato sindaco. Il Pd ha realizzato il 28,7%. Questi sono i numeri. Anche se sono noiosi e spesso non si leggono.

Come spiega il caso Nardò, dove il candidato del Pd, De Pascalis, si è schierato con il Pdl al secondo turno?

Vorrei dire prima qualcosa su Puglia e Mezzogiorno, dove si è registrato un risultato a macchia di leopardo. La destra è stata sconfitta, non solo a Napoli. Il centrodestra è andato male anche in Puglia. Ma la frammentazione, il localismo, i personalismi del centrosinistra fanno sì che non emerga in modo limpido un'alternativa di governo, un sentimento simile a quanto si verifica nel resto del Paese. Ciò chiama in causa le nostre responsabilità: lo dico con preoccupazione. Sono stati presentati, addirittura, più candidati in Comuni con meno di 15mila abitanti, il che significa sconfitta certa. La vicenda di Nardò, poi, è emblematica. Vorrei rivolgere un appello a Nardò, per Marcello Risi, di cui conosco la storia. Credo che possa fare assai bene il sindaco. L'atto di un candidato del centrosinistra che si apparenta col candidato sindaco della destra è inqualificabile. Il Paese già deve sopportare i «responsabili» nazionali. Ci manca pure di subire «quelli» locali.

Come giudica la posizione dell'Udc alla Regione Puglia: la vede più vicina alla giunta o no?

Penso che abbia un dialogo col governo regionale. Tende a crescere una comune responsabilità. Mi sembra, però, che il progetto politico di una collaborazione che vada oltre il centrosinistra e che configuri un' alleanza meridionalistica, progetto frettolosamente dichiarato fallito, sta andando avanti e vincendo. Non mi aspetto autocritiche, ma più attente riflessioni.

stampa