Intervista
21 luglio 2011

IL CAVALIERE EVITA LE URNE PERCHE' E' CERTO DI PERDERE<br><br>

Intervista di Marina Nemeth - Il Piccolo


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"Il Governo è allo sbando eppure dubito che Berlusconi abbia intenzione di dimettersi. Come Pd abbiamo sempre detto che le elezioni sarebbero la via maestra, ma la maggioranza, pur divisa, si tiene insieme con l'unico scopo di garantire la sua sopravvivenza", commenta Massimo D'Alema l'ennesima giornata al calor bianco.

Presidente D’Alema, come giudica il voto della Camera su Papa e quello del Senato su Tedesco?

Noi siamo dell’opinione che in tutti e due i casi non vi fossero elementi tali da far pensare a una volontà persecutoria da parte dei magistrati, che è l’unica ragione per la quale le Camere possono negare l’autorizzazione all’arresto. Di conseguenza, abbiamo votato a favore sia alla Camera sia al Senato. Il risultato è frutto del fatto che il Pdl e parte della maggioranza hanno voluto pervicacemente difendere un privilegio dei parlamentari. Ed è noto che alla Camera e al Senato i numeri sono diversi, quindi i risultati sono stati diversi.

Dopo l'ennesimo strappo della Lega, il Governo è al capolinea?

La situazione è davvero preoccupante. Ogni giorno diventa sempre più evidente la mancanza di un governo serio e credibile, come sarebbe assolutamente necessario in questo momento per il nostro Paese. Di fronte a una crisi economica e sociale molto grave ci ritroviamo con un governo allo sbando. Si spaccano su provvedimenti e votazioni importanti, e siamo arrivati all’assurdo di dover assistere a una sorta di auto-ostruzionismo della maggioranza, nel tentativo maldestro di nascondere le proprie divisioni. Una maggioranza che non è più quella politica uscita dalle elezioni, ma è rabberciata con l’unico scopo di garantire la sopravvivenza sua e quella di Berlusconi.

La manovra è stata approvata. Ma basterà per uscire dalla crisi? A settembre avremo un bis?

Le opposizioni, rispondendo all’appello del Capo dello Stato, hanno dimostrato grande senso di responsabilità, evitando di porre ostacoli, in un momento delicatissimo per il Paese, a una manovra che non hanno condiviso affatto. Lo abbiamo detto e ripetuto: non è la nostra manovra. Siamo convinti che uno dei passi più importanti da compiere per portare l’Italia fuori dalla crisi, sia l’attuazione di un piano per la crescita, che questo governo non è evidentemente in grado di fare. È da tempo che noi proponiamo una riforma fiscale più equa, che comprenda un aumento della tassazione sulle rendite e una riduzione della pressione su imprese, lavoro e famiglie. Non si può pensare a una ripresa senza un rilancio dei consumi interni. E il Paese non può andare avanti affrontando la competizione internazionale senza puntare su ricerca e innovazione. È incredibile che manchi un programma di investimento sulle nuove generazioni, sul nostro futuro. Qui andiamo avanti a forza di provvedimenti che contengono tagli lineari e indiscriminati, senza alcuna strategia.

Gli italiani si indignano per i privilegi della casta. Dov'è il confine fra giusto rimborso e privilegio?

È vero che vi sono sprechi e privilegi inaccettabili, che vanno aboliti. Ma non solo quelli che investono la classe politica. Privilegi e abusi, come sappiamo bene tutti, interessano più in generale la classe dirigente del Paese. È necessario intervenire, insomma, sugli eccessi nel settore pubblico e in quello privato. In ogni caso, per quanto ci riguarda, voglio sottolineare che il Pd, senza aspettare l’ondata mediatica di questi giorni, da tempo ha in campo proposte che prevedono la riduzione del numero dei parlamentari, l’allineamento delle retribuzioni alla media degli altri Paesi europei, il superamento dell’istituto del vitalizio, riportando il sistema a quello in vigore per tutti i cittadini iscritti all’Inps. Le proposte avanzate da governo e maggioranza in queste ore, invece, dopo ben tre anni di legislatura, assomigliano piuttosto a una operazione pubblicitaria. Sembrano spot.

Da destra a sinistra, l'Italia è travolta da scandali che coinvolgono i politici. Siamo sull'orlo di una nuova Tangentopoli?

È sempre forzato assimilare periodi storici diversi. Indubbiamente, però, stiamo assistendo a un preoccupante incremento di inchieste per fatti di corruzione o di altri reati connessi all’attività amministrativa. Mettere sullo stesso piano destra e sinistra non è accettabile: basta vedere le accuse e la loro gravità. In alcuni casi, però, vi è stato il coinvolgimento anche di esponenti del nostro partito. La reazione deve essere duplice: da un lato, diversamente da quanto ha fatto il centrodestra in questi anni, pieno sostegno e fiducia nell’azione della magistratura, dall’altro, laddove si presentino prove di evidenti illeciti, affidarsi a tutti gli strumenti di controllo interno al partito: dalla sospensione dagli incarichi, alla non ricandidatura. Comunque il Parlamento non deve coprire in modo indiscriminato i propri componenti, ma valutare caso per caso rigorosamente sulla base degli atti processuali.

Berlusconi si dimetterà? Reggerà l'asse con la Lega?

Berlusconi dovrebbe dimettersi subito, perché è in gioco la credibilità e la stabilità del nostro Paese. Ogni giorno che resta a palazzo Chigi aggrava la situazione. Conoscendo l’uomo, però, dubito che ciò accada. Il suo senso di responsabilità non va oltre le sue convenienze. È in evidente sofferenza il rapporto con la Lega, che ha a che fare con i malumori del proprio elettorato e tenta di riprendersi un minimo di autonomia. Basta guardare a quello che hanno combinato sulla vicenda Papa, con le confuse e contraddittorie dichiarazioni di questi ultimi giorni, e allo strappo sul decreto rifiuti.

In caso di dimissioni, meglio un governo tecnico o un immediato ritorno alle urne?
In caso di elezioni anticipate voi siete pronti? Sarà Bersani il vostro candidato premier?


Il Pd ha sempre detto che le elezioni sarebbero la via maestra. Abbiamo anche detto che, se si verificassero le condizioni per un governo nell’ultima fase della legislatura per affrontare i nodi più urgenti della crisi e la riforma della legge elettorale, saremmo disponibili. Noi, comunque, siamo pronti a presentarci davanti agli elettori e la maggioranza che sostiene Berlusconi non vuole andare al voto perché è certa di perdere. D’altra parte, la proposta del Pd al Paese è forte e convincente: un’ampia alleanza tra progressisti e moderati, l’unica in grado di attuare il programma di ricostruzione economica, sociale e civile di cui l’Italia ha bisogno. Ed è naturale che il nostro candidato sia il segretario del Pd. Bersani sta lavorando molto bene e il Partito democratico sarà il perno dell’alternativa al governo Berlusconi.

I cosiddetti “rottamatori” del Pd sono una risorsa o un problema?

Ogni sollecitazione al rinnovamento va considerata in modo positivo e, d’altra parte, nel nostro partito è già al lavoro una nuova generazione di dirigenti di valore a livello locale e nazionale, anche se ancora poco conosciuti sul piano mediatico. Il termine “rottamatori”, tuttavia, non mi è mai piaciuto, perché pone in conflitto in modo strumentale le diverse generazioni che invece rappresentano nell’insieme la ricchezza di una forza politica. Anche noi, da giovani abbiamo certamente lottato per conquistare il nostro spazio, perdipiù in un partito strutturalmente molto più rigido. Ma abbiamo sempre considerato come un fatto positivo le analisi e i contributi dei dirigenti più anziani.

Ritiene possibile una riedizione aggiornata della Dc con l'avallo delle gerarchie vaticane?

No, non credo che vi siano le condizioni storiche per una riaggregazione dei cattolici in un unico soggetto politico. Penso, anzi, che una dei pochi aspetti positivi della cosiddetta Seconda Repubblica, sia stata la partecipazione e il contributo peculiare dei cattolici alla vita politica di tutti i partiti.

La riforma elettorale divide il Pd: è davvero una priorità in questo momento?

Sì, consideriamo la riforma della legge elettorale una delle priorità. D’altra parte, la legge attuale, il cosiddetto porcellum, è un vero scandalo. Il Pd sta definendo una proposta unitaria che presenterà alle opposizioni, con l’intenzione di calendarizzarla alle Camere a settembre. Si tratta di una buona sintesi tra diverse esigenze: restituire ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento attraverso la reintroduzione dei collegi uninominali; ripristinare la reale rappresentatività del Parlamento attraverso l’abolizione dell’attuale, inaccettabile premio di maggioranza e l’introduzione di una quota proporzionale; impedire l’estrema frammentazione e il potere di veto delle piccole formazioni mediante il doppio turno, garantendone comunque la presenza con il diritto di tribuna.

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