Discorso
8 settembre 2011

D’ALEMA E IL CAVALIERE BIANCO


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“… Sono molto preoccupato di quello che sta accadendo perché la sensazione è che noi stiamo assistendo a una sorta di sgretolamento. Naturalmente, questa situazione di conflitto, di avvelenamento della vita pubblica tra gossip, inasprimento delle vicende giudiziarie, uso delle stesse in uno scontro politico senza regole, tutto questo, secondo me, è legato alla decadenza di Berlusconi. Cioè, come avviene nei momenti in cui un grande Paese è privo di una guida politica, chi è al governo non è più in grado, non ha più l’autorevolezza per governare il Paese, non ha la credibilità per farlo, e dall’altra parte non si consente che si esprima un’alternativa.
Noi siamo in un drammatico interregno, in cui cresce la crisi economica, c’è una grande incertezza del futuro, un enorme malessere dei cittadini e la politica non sembra in grado di dare delle risposte. Berlusconi ha qui una gravissima responsabilità ma naturalmente in questo è stato anche aiutato. Perché all’indomani delle elezioni amministrative è partita una campagna tendente a dire agli italiani “Si, vabbè, Berlusconi non è in grado, però non c’è un’alternativa. Il problema non è Berlusconi ma è la casta, è la politica che è malata”. Badate che Berlusconi ha afferrato al volo questa opportunità, perché ha capito che questa campagna, anche quando si presenta con toni rivoluzionari, per lui è la più forte giustificazione a rimanere dov’è. Perché se sono tutti eguali, se uno vale l’altro, se il problema è la casta e non è lui, allora perché si dovrebbe cambiare governo? In attesa che cambi la casta rimaniamo con Berlusconi e Scilipoti.
Lo dico perché anche una parte del nostro mondo si è fatto prendere da questa logica, una logica suicida per il Paese. Forse c’è chi pensa che in questo modo si prepari il terreno per qualche nuovo “cavaliere bianco”, un Berlusconi buono e basta partiti.
Perché, in fondo, che cosa è stato Berlusconi? E’ stato un grande fenomeno politico culturale, cioè l’idea che il capitalismo si possa governare da solo, che non ci sia più bisogno dei partiti, e che possa diventare direttamente classe dirigente. E magari qualcuno pensa: “c’è stato un capitalista cattivo, può venirne uno buono, no? L’alternanza potrebbe anche essere questa”… Dimenticando, però, un piccolo particolare, che i Paesi che funzionano meglio sono quelli governati dai partiti. Prendiamo la Germania, per esempio: la signora Merkel non è un’autorevole esponente della società civile, ma una funzionaria della Cdu che si è formata alla scuola di Helmut Kohl.
I partiti sono la forma tuttora più moderna di governo dei Paesi democratici. Perché, vedete dov’è la differenza, mentre un capitalista buono o cattivo rappresenta la sua classe, i partiti rappresentano una sintesi degli interessi sociali fondamentali. Questa è la differenza, e non è una piccola differenza.
Ecco, credo che noi dobbiamo reagire a questo sentimento montante di antipolitica che finisce per far svanire quell’alternativa che, invece, alle elezioni amministrative abbiamo visto limpidamente affacciarsi come possibile. E non solo per il successo del centrosinistra, ma perché quelle elezioni sono state, al di là di ogni considerazione, un successo dell’opposizione.
Si è dimostrata una cosa a cui io credo molto, ma che viene contestata, perché si dice: “come potete pensare di mettere insieme Casini e Vendola?”. Ebbene, gli elettori di Casini e Vendola si sono messi insieme benissimo nel corso di quella elezione, a dispetto di tutti i politologi di questo mondo. Ho visto i sondaggi sulle intenzioni di voto a Milano, dove il candidato sembrava davvero ostico per i moderati e per i cattolici, invece in gran massa hanno votato per Pisapia. E noi abbiamo vissuto a Macerata (c’è qui il nostro presidente Palmieri), un’esperienza a rovescio, con il gruppo dirigente e il candidato di Sel che si sono schierati a sostegno del segretario regionale dell’Udc, candidato dell’opposizione.
Le elezioni sono state un grande fatto democratico. Dopo le elezioni, le cose si sono ingarbugliate. È venuta avanti un’operazione, anche forte per fatti di cronaca (la vicenda Penati, eccetera), tendente a intorbidare le acque, a cambiare l’agenda. Così il problema non è più un governo che ha fallito, un leader che ha esaurito la sua funzione, ma sono i politici e la casta. E siccome cambiare i politici e la casta è un impresa molto complicata, teniamoci Berlusconi… No, io ritengo che c’è nella politica italiana una possibile alternativa.
Naturalmente la politica non deve fare l’errore di chiudersi, di essere autoreferenziale. Quando dico la politica, penso a un’operazione di rinnovamento che deve coinvolgere, ovviamente, forze fondamentali della società italiana. Quando abbiamo governato, noi lo abbiamo fatto con uomini come Ciampi, non soltanto con chi si era formato in un’esperienza politica. E anche oggi bisogna aprire, coinvolgere, guardare con rispetto a movimenti della società civile, raccogliere una volontà di rinnovamento.
Faccio un esempio. Credo che ci siano dei privilegi della politica che debbano essere combattuti e corretti. Non qualunquisticamente. Noi abbiamo proposto di rivedere il sistema del vitalizio parlamentare, per uniformarlo al sistema delle pensioni contributive di tutti i lavoratori italiani. Sa che cosa mi colpisce? Che la maggioranza di Berlusconi in Parlamento vota contro, e quindi impedisce questa riforma, poi uno compra “Il Giornale” che esce con il titolo “LA CASTA DIFENDE I PRIVILEGI”. Insomma, sono sempre loro che impediscono le riforme e che utilizzano il sentimento qualunquista dei cittadini. Sono sempre gli stessi. E c’è una sola regia, perché credo che i titoli del “Giornale” vengano rivisti da Berlusconi personalmente.
Questo è un Paese che per risollevarsi deve combattere i privilegi, tutti, a cominciare da quelli della politica. Poi ci sono anche altri privilegi, in questo Paese. Ci si scandalizza, giustamente, per i vitalizi, ma spero che anche le liquidazioni miliardarie di chi ha fatto fallire le banche qualche problema ce lo pongano. Mi sono sentito dire, in casa nostra: “ma quelli sono soldi privati!” Santo cielo! Io mi ricordo che quando eravamo piccoli a scuola di partito ci spiegavano che i soldi dei padroni sono nostri, non sono privati!
Ecco, bisogna combattere tutti i privilegi, non l’idea che la politica è cattiva e poi c’è qualche ricco buono che salverà il Paese. Perché il ricco buono che doveva salvare il Paese c’è già stato e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Deve tornare la politica e deve tornare la politica con i cittadini.
Grazie”.

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