Intervista
18 ottobre 2012

Se vince Bersani non chiederò deroghe

Intervista di Ninni Andriolo - l'Unità


copertina 3.jpg

Presidente, ha letto Bersani? “Con D’Alema faremo il rinnovamento insieme...”


«Sì. Era stata costruita una raffigurazione distorta che ha creato nel Pd un turbamento di cui non c’era bisogno».


Bersani ha detto con chiarezza che non le chiederà di ricandidarsi...


«Ha detto una cosa correttissima di cui si è distorto il significato. Ha detto che siamo un partito e che le liste non le fa il segretario da solo, né il vincitore delle primarie, il quale si candida, o dovrebbe candidarsi, a guidare il governo del centrosinistra e non a regolare i conti all’interno del Pd. Ripeto, noi siamo un organismo collettivo che ha delle regole e le liste le fa la direzione. Questo era il valore dell’affermazione di Bersani, con la quale mi trovo del tutto d’accordo».


La sua replica, tuttavia, si poteva prestare a polemiche...


«Lo scenario era doppiamente falso: Bersani che scarica D’Alema per conquistare consensi, il che raffigurerebbe il segretario come una persona cinica che non è, e D’Alema che sta lì abbarbicato al suo scranno. Anche questo non è vero. Fin dall’inizio ho detto con chiarezza che ritenevo giusto lavorare per un avvicendamento».

“Avevo deciso di andare, ma siccome lo chiede Renzi rimango”: una ripicca verso un bambino maleducato, le rimprovera Staino...


«Il messaggio di Staino è molto affettuoso e ricambio questo affetto. Non solo, ne raccolgo il senso. Non sono d’accordo su un dato, però: Renzi non è un piccolo maleducato. Le sue posizioni rappresentano l’irrompere del qualunquismo populista nel nostro campo e il rischio, come ha scritto Scalfari - che ha fatto riferimento addirittura al craxismo - di una vera e propria mutazione. C’è l’intromissione di un rampantismo senza radici e  senza principi. Mi batto contro la rottamazione, perché la rottamazione non è il rinnovamento, ma un chiaro messaggio di natura politica e culturale dai forti significati negativi...».


Lei ha parlato di “disprezzo per le persone”...


«A parte questo aspetto non proprio secondario, si vuol far credere che i politici sono tutti uguali, che il centrosinistra è stato come il centrodestra. Non è vero. Respingo questo messaggio distruttivo del nostro partito e della sua storia. Noi ci siamo battuti contro Berlusconi. Nel messaggio di Renzi, però, non si scorge la denuncia del danno prodotto in Italia dalla destra. C’è, al contrario, la necessità di liquidare un’intera classe politica. E c’è il disprezzo verso le radici della sinistra... Vede, noi siamo un partito plurale di persone che vengono da storie diverse e se non ci rispettiamo rischiamo di dividerci: è questo che mi preoccupa. D'altro canto, ricordo che l'obiettivo "cacciamo D'Alema dal Parlamento" fu lo stesso che Berlusconi lanciò nel 2001. Allora fortunatamente c'era una legge elettorale che consentiva ai cittadini di scegliere. Lui dovette venire a Gallipoli, davanti ai miei elettori, e se ne tornò con le pive nel sacco».

C’è chi le rinfaccia di voler rimanere in ogni caso sulla plancia di comando...


«Una critica volgare. Non ho mai difeso posti. Non ho difeso quello di presidente del Consiglio, né ho preteso di mantenere le mie candidature alla presidenza della Camera e della Repubblica. Ho sempre fatto prevalere sulle aspirazioni individuali l’adesione a un disegno collettivo..»


Bersani promette un rinnovamento profondo.


«Bersani rappresenta il rinnovamento che io condivido e intendo agevolare, tutt’altro rispetto alla rottamazione».


Si, presidente, ma se vince Renzi?


«Se vince Renzi temo si aprirà un conflitto. D’altro canto è quello che vuole lui, quello che annuncia...»


E se vince Bersani?


«Se vince Bersani promotore del rinnovamento io non chiederò alcuna deroga. Il Parlamento non è il luogo esclusivo dell’impegno politico»


Presidente, c’è un problema di qualità del rinnovamento. Ma c'è anche una domanda molto diffusa e incalzante...


«Si, certo. E a me interessa partecipare a una discussione sulla qualità del rinnovamento. Noi abbiamo una nuova generazione con persone serie, di grande talento. Voglio dirlo in modo crudo. Nel momento in cui D’Alema, Veltroni e forse altre personalità usciranno dal Parlamento, dall’altra parte resteranno le personalità della destra. Potrà sembrare ingiusto ma in fondo possiamo rivendicare di fronte al Paese di aver dato l’esempio. Tuttavia è molto importante la qualità delle forze nuove che verranno ad occupare le responsabilità principali. Devo dire che, purtroppo, non sempre le scelte di questi anni mi sono sembrate convincenti. Se vogliamo restituire credibilità alla politica non c’è bisogno di rampantismo o di format televisivi».


Un’altra critica a Renzi?


«Noi dobbiamo evitare il rischio che la crisi del berlusconismo si risolva in un collasso del sistema democratico, il che sarebbe davvero avventuroso per il Paese. Anche per questo ritengo di dovermi impegnare fino in fondo per favorire un’uscita politica dell’Italia da questa crisi e a sostegno dell’idea di un governo che si costruisce intorno a Bersani, cioè l’unica personalità che a me sembra in grado di cementare un’alleanza tra progressisti e moderati intorno a un progetto di riforme e di ricostruzione del Paese»


Niente Monti bis, quindi.


«L’espressione suona suggestiva perché c’è il nome di Monti, personalità che suscita apprezzamento, giustamente, a livello internazionale. Parlando di Monti bis, tuttavia, non ci si rende conto che l’attuale governo nasce in una particolare condizione di emergenza e sulla base di una maggioranza innaturale di cui si avvertono già tutte le difficoltà. Come si può pensare che questo tipo di alleanza possa durare un’intera legislatura? Come non vedere che un governo di questo tipo sarebbe in realtà più fragile, e non più forte di un governo politico di centrosinistra?»


E' questa la posta in gioco delle primarie?


«La confusione e la demagogia di queste settimane rischiano di farci dimenticare che le nostre primarie sono particolari. Noi indichiamo un leader il cui compito è quello di essere il capo di una coalizione. E l’esperienza ci insegna che anche i leader eletti con le primarie  sono poi caduti per la fragilità delle maggioranze. La legittimazione delle primarie da sola non risolve il problema della stabilità politica. Bisogna valutare, quando si sceglie, le capacità personali di essere punto di equilibrio, di garantire, cioè, coesione e non divisione».


Come giudica il passo indietro di Veltroni dal Parlamento?


«Comprendo le ragioni della scelta di Walter, che nasce da un’amarezza che condivido. E’ chiaro che la sua decisione ha anche accentuato una pressione verso di me, di cui, tra l’altro, non c’era affatto bisogno, perché avevo già maturato le mie convinzioni. Non sono così sciocco da pensare, com’è stato scritto, che Walter abbia voluto farmi un dispetto. Partendo dagli stessi sentimenti però io reagisco diversamente. Io combatto. E, per farlo meglio, levo di mezzo la mia candidatura».


C'è chi esulta perché lei si tira indietro, e lei dice che il suo è un grido di battaglia?


«Per la mia storia e la mia formazione so bene che la politica non si realizza esclusivamente in Parlamento. Non vivo questo passaggio come un passo indietro, ma come l’opportunità di organizzare diversamente il mio impegno e la mia partecipazione. Bersani ritiene che D’Alema darà battaglia e non si arrenderà alla rottamazione. Ha ragione, mi conosce bene. Quello che non posso accettare è la cultura della rottamazione. Non per ragioni personali, come credo ormai sia chiaro, ma perché la ritengo distruttiva per il centrosinistra e per il Paese».

stampa