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19 dicembre 2012

Anche Napolitano ha detto che Monti non è candidabile Lettera al direttore del Corriere della Sera


Caro Direttore,


     approfitto della sua cortesia per tornare sui temi sollevati nella mia intervista a Roberto Zuccolini del 14 dicembre e sulle polemiche che ha suscitato. D’altro canto, il presidente Monti non ha ancora sciolto le sue riserve e mi pare, quindi, non inutile ritornare ad argomentare le ragioni per le quali appare gravemente inopportuno che egli finisca per capeggiare una lista o uno schieramento di parte.
Sono sinceramente rammaricato per le critiche così aspre e così poco pertinenti che mi ha rivolto Pierluigi Battista. La sensazione è che l’impegno militante anticomunista sopravviva alla fine della Guerra Fredda e del comunismo stesso. Cosa c’entra la pretesa superiorità morale dei comunisti (che fra l’altro non ci sono più)? Qui si tratta di capire quale impressione potrebbe fare ai cittadini italiani il fatto che il capo del governo si candidi contro la principale forza che lo sostiene.
Qui si tratta di spiegare perché egli non abbia ancora replicato a chi, dopo averlo sfiduciato, lo chiama a guidare uno schieramento “contro la sinistra”. Come non capire che queste ambiguità rischiano di alimentare confusione e qualunquismo e di logorare l’immagine stessa del presidente Monti? I riferimenti a Carlo Azeglio Ciampi e a Lamberto Dini sono, com’è evidente, totalmente inappropriati. Ciampi, infatti, da presidente del Consiglio non si candidò e gestì in modo imparziale la campagna elettorale del ’94. Dini presentò una sua lista a sostegno di Romano Prodi dopo che il centrosinistra aveva sostenuto il suo governo e le sue riforme. Nessuno dei due inoltre era stato nominato senatore a vita. Vorrei che si riflettesse su questo aspetto, perché è evidente che accettando questa nomina alla vigilia dell’incarico per il governo, il presidente Monti ha sostanzialmente preso un impegno – non giuridico, ma appunto morale – a collocarsi al di sopra delle parti e fuori dalla competizione politica. D’altro canto, il capo dello Stato alcuni giorni fa ha ricordato che egli è appunto non candidabile.
Chi scrive nutre da molti anni stima e considerazione verso il professor Monti. Credo di averlo dimostrato fin da quando decisi di confermare Monti come commissario europeo con una scelta non facile, perché il suo nome era in alternativa alla validissima candidatura di Emma Bonino. Certo, non è un mistero che io sia stato fra quanti lo hanno sollecitato a rendersi disponibile per guidare il governo in un momento così difficile. Proprio per questo, sono preoccupato che una sua candidatura possa radicalizzare il confronto elettorale e possa finire per dare argomenti, nella sinistra, assai più alle componenti radicali che lo hanno contrastato, che non a quella grande maggioranza riformista che lo ha sostenuto in questi mesi difficili.
Torno quindi a ripetere ciò che ho detto qualche giorno fa, forse con parole un po’ brusche ma chiare (e mi rivolgo anche a quanti lo sollecitano e lo vogliono in campo): Mario Monti è una risorsa per il Paese, non la si sprechi in una operazione elettorale che rischia di dividere e, ne sono convinto, apparirebbe difficilmente comprensibile per una larga maggioranza degli italiani.
Massimo D’Alema



 

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