Intervista
29 novembre 2012

Bersani è adatto a rilanciare il Paese

Intervista di Antonio Ricchio - Corriere della Calabria


Massimo D’Alema è tranquillo. Anzi, è decisamente convinto. Della vittoria di Bersani alle primarie «che garantirà stabilità» al centrosinistra. Ma anche del successo finale alle prossime elezioni. Certo, non manca l'attenzione per il degrado del dibattito politico che ruota «attorno alle persone e non alle idee» e che è il terreno fertile per lo sviluppo di fenomeni di antipolitica come il grillismo.


Presidente, facciamo un passo indietro e torniamo alle ultime inchieste giudiziarie (vedi Reggio Calabria e Rende) che hanno dimostrato come sia difficile in Calabria garantire buona amministrazione e legalità. Il rischio è che il fallimento venga pagato soprattutto dai cittadini e dalle categorie produttive. Come si può uscire da questa spirale perversa?


«Non commento le vicende giudiziarie. Per quanto riguarda Reggio Calabria, lo scioglimento del consiglio comunale è un evento senza precedenti per rilevanza politica e istituzionale. Spetta ora al governo assicurare, attraverso il commissario, il funzionamento dell'amministrazione, garantire i diritti acquisiti e i crediti per le imprese, e soprattutto i servizi necessari per i cittadini. Compito dei partiti è quello di vigilare e fare pulizia in casa proprio perché, purtroppo, in un contesto di crisi economica e sociale, con la presenza di una forte criminalità organizzata e di una forte economia illegale, i rischi di corruzione, infiltrazioni e condizionamenti sono molto alti».


Sia il governo Berlusconi che quello Monti non hanno prestato, nel corso di questi ultimi anni, grossa attenzione nei confronti della Calabria. Lei che idea si è fatto rispetto all'azione dei due esecutivi?


«Sinceramente credo che non si possono mettere sullo stesso piano l'azione del governo Berlusconi e quella del governo Monti. Berlusconi e la Lega Nord hanno governato l'Italia per circa dieci anni: si è trattato di uno dei governi più antimeridionali della storia del Paese. Ogni strumento di sostegno allo sviluppo del Mezzogiorno è stato cancellato. I fondi Fas sono stati saccheggiati per altre finalità... Resta indimenticabile l'uso dei soldi per il Mezzogiorno utilizzati per pagare le quote latte degli allevatori della Padania. Alla Calabria, così come alla Sicilia, alla Basilicata, alla Puglia e alla Campania sono state offerte solo chiacchiere come quelle sulla Banca del Sud o quelle sul Ponte sullo Stretto. Avere sostenuto questa politica è stata una vergogna incancellabile per la destra meridionale. Il governo Monti, in questi mesi, si è trovato a dover affrontare una drammatica emergenza. Ha evitato la bancarotta, anche se con misure che sono risultate pesanti per moltissimi cittadini. Ma questo era probabilmente inevitabile. Certamente l'attenzione per la crescita al Sud è stata insufficiente, anche se alcune iniziative del ministro Barca, in particolare per recuperare i fondi europei, sono state apprezzabili».


Quali dovrebbero essere i punti cardine del nuovo governo per il rilancio del Mezzogiorno?


«Un governo che voglia promuovere crescita e sviluppo del Paese dovrà mettere al centro della sua azione la questione del Mezzogiorno. È evidente che bisogna innanzitutto rimuovere le cause che ostacolano gli investimenti produttivi nelle regioni meridionali, a cominciare dalla lotta alla criminalità e all'economia sommersa, dal recupero di efficienza della pubblica amministrazione, da un più efficace e rapido funzionamento della giustizia. Poi occorre individuare le grandi priorità infrastrutturali, coordinando le azioni delle Regioni e concentrando in questa direzione le risorse europee e nazionali. Infine bisogna mettere a disposizione delle imprese del Mezzogiorno incentivi e risorse finanziarie a un costo ragionevole. In questo senso rimane sempre valida l'esperienza, che fummo noi a promuovere, del credito d'imposta che favorì una straordinaria crescita del Pil e dell'occupazione, in particolare tra il 1999 e il 2001».


È più vicino Renzi o Bersani all'agenda Monti?


«Il Paese ha bisogno di una nuova agenda che vada oltre l'austerità. Naturalmente l'impegno per la giustizia sociale, per il lavoro e lo sviluppo deve essere portato avanti nel rispetto degli impegni europei e del rigore finanziario ristabilito dal presidente Monti dopo il fallimento del governo Berlusconi. La personalità più adatta a guidare un governo che abbia un programma così impegnativo e ambizioso è il leader del maggior partito italiano, Pier Luigi Bersani.


È sempre convinto dell'opportunità di arrivare a stringere un'alleanza con l'Udc di Casini? Le alleanze elettorali vanno fatte prima o dopo il voto?


«All'indomani delle elezioni primarie, noi ci prepareremo per andare al confronto elettorale con un nostro candidato, che ritengo sarà Bersani, sostenuto dal Pd e dalle altre forze e personalità che hanno partecipato alle primarie. L'alleanza di centrosinistra che credo sarà vincitrice delle elezioni poi dovrà, come più volte ha annunciato Bersani, cercare un patto di legislatura con i moderati, cioè con l'Udc e le altre forze che stanno cercando di dare vita a un polo politico di ispirazione centrista».


 


 


 


 

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