Discorso
30 ottobre 2013

"Problemi e caratteristiche del mondo contemporaneo" - versione italiana

Intervento in occasione del 4° World Socialism Forum - Pechino, 30-31 ottobre 2013


Cari compagni, cari amici, 
prima di iniziare la mia analisi sulle sfide che il mondo contemporaneo presenta al socialismo internazionale, vorrei ringraziare gli organizzatori – il World Socialism Research Center e il Center for Contemporary World Studies – per il loro invito e per l’opportunità che hanno offerto di discutere con esperti e colleghi così autorevoli di temi per me di grande interesse.
Lasciate che chiarisca che non è mia intenzione apparire provocatorio, ma ritengo che la prima domanda che dovremmo porci è: cos’è la sinistra oggi, nel Ventunesimo secolo?
Sappiamo molto bene cosa è stata la sinistra nel secolo scorso. Era costituita dai partiti comunisti, da quelli socialisti riuniti nell’Internazionale socialista, dai movimenti dei lavoratori e dai sindacati, dalle molte forze di liberazione nazionale presenti in tutto il mondo e che si battevano per l’indipendenza del loro Paese dal dominio straniero.
Tuttavia, temo che questo panorama così vario e complesso appartenga ormai al passato e oggi appare come scosso da un violento terremoto. Alla fine del secolo scorso, autorevoli intellettuali e politici hanno perfino teorizzato la fine di questa sinistra. Anzi, sono arrivati al punto di ipotizzare fine della storia stessa, come se l’umanità intera non avesse scelta se non di identificarsi con l’ideologia del libero mercato e con la sua capacità di autoregolarsi, abbandonando ogni tipo di lotta alle contraddizioni generate dal capitalismo e ogni ambizione di guidare lo sviluppo verso obiettivi di eguaglianza ed emancipazione. 
Ora sappiamo che questa visione non aveva alcun fondamento. 
La globalizzazione, diretta dal capitalismo finanziario selvaggio e senza regole, ha prodotto crescenti squilibri e disuguaglianze, fino allo scoppio della crisi che nel 2008 ha colpito l’economia mondiale. Gli effetti di tali eventi sono stati non soltanto la speculazione finanziaria, che ha danneggiato l’economia reale, ma il disequilibrio monetario e la tendenza a una guerra valutaria – cioè alla svalutazione competitiva – e a un’aspra concorrenza basata sulle esportazioni invece che su una crescita bilanciata, in grado di stimolare la domanda aggregata, l’aumento dei salari, il miglioramento della qualità della vita e così via. 
Quindi, il primo compito per la sinistra internazionale deve essere quello di correggere tali sviluppi e imporre nuove regole a livello globale per combattere la speculazione finanziaria e i paradisi fiscali e, soprattutto, promuovere un modello cooperativo che consenta, come direste voi, una crescita armoniosa. Una crescita in cui l’emergere di nuove potenze economiche, come la Cina, non sia percepito come una minaccia. 
E’ da queste osservazioni che vorrei avviare la mia analisi della situazione attuale, spiegando le ragioni per cui, a mio parere, noi dovremmo ora lavorare a un rinnovamento della sinistra. “Rinnovamento” è la parola chiave, perché ci siamo definitivamente lasciati alle spalle alcune delle utopie che abbiamo perseguito nel secolo scorso, a partire dall’idea che lo Stato dovesse avere un controllo totale della produzione. Un’idea che ha causato inefficienze e stagnazione.  
Detto ciò, lasciatemi aggiungere che oggi è più che mai necessario formare una coalizione di forze capaci di invertire l’attuale trend dell’economia globale, correggendo gli squilibri e le ingiustizie sociali, che ormai sono insostenibili. 
Una sinistra moderna deve battersi per imporre regole in grado di pore un limite al predominio della finanza e della speculazione. Una sinistra moderna deve promuovere la cooperazione economica a livello internazionale, per arginare la concorrenza sregolata che troppo spesso ha portato a comprimere i salari e a ridurre i diritti dei lavoratori. Una sinistra moderna deve incoraggiare uno sviluppo armonioso, riducendo le disuguaglianze tra la povertà estrema dei molti e l’immensa ricchezza dei pochi. Deve riconciliare la necessaria crescita economica con la protezione dell’ambiente e della vita umana. 
Penso che una sinistra moderna debba promuovere la libertà e i diritti umani, agire per avanzare nel sentiero verso la democrazia piena, consentire a ogni cittadino di essere parte attiva della vita politica del proprio Paese, a prescindere dalle sue idee e dalla sua fede.
Una sinistra moderna deve battersi per la pace, incoraggiando la ricerca di soluzioni dei conflitti in atto e prevenendo lo scoppiare di nuove guerre religiose o etniche. Deve sostenere la non proliferazione delle armi di distruzione di massa e il disarmo nucleare. Ciò richiede, da un lato, che si metta da parte la logica di potere e, dall’altro, che si promuova un sistema multilaterale di relazioni internazionali basato sul rispetto reciproco tra Stati e sul ruolo centrale delle Nazioni Unite, unico vero garante della legalità internazionale. Certo, sarà necessario affrontare l’annosa questione della riforma dell’ONU per renderla più efficiente, per aumentare la rappresentatività e il potere decisionale del Consiglio di Sicurezza e per istituire nuovi meccanismi per fronteggiare e risolvere la crisi economica.  
Sono convinto che è attorno a questi temi cruciali che debba declinarsi il dibattito tra vecchie e nuove forze che oggi compongono l’ampio campo della sinistra. Mi rifiuto, infatti, di pensare che la sinistra dovrebbe essere ridotta soltanto ai partiti comunisti sopravvissuti alla caduta del Muro e alla fine dei regimi comunisti in Europa Orientale e ai partiti membri dell’Internazionale socialista. 
Ci sono altre forze progressiste nel mondo, che hanno un background culturale diverso, ma che sono interlocutori fondamentali per una nuova sinistra globale. 
Penso al Partido dos Trabalhadores brasiliano, all'African National Congress in Sudafrica, ai movimenti progressisti indiani, al Partito democratico americano.  Per quanto riguarda quest’ultimo, ad esempio, sarebbe un errore non considerare la profonda svolta che è stato in grado di imprimere alla politica americana, dopo la stagione neoconservatrice e la guerra in Iraq. 
A un’analisi superficiale, quello che ho proposto potrebbe apparire un campo confuso e sfocato, fatto di forze che sembrano avere poco in comune e troppe differenze tra loro. Tuttavia, sono persuaso che il tempo delle fortezze ideologiche è finito. Appartiene al Ventesimo secolo e, in ogni caso, è stato a quell’epoca che si sono verificati così tanti conflitti e aspre divisioni all’interno della sinistra. Pensiamo alla rottura tra socialisti e comunisti, o allo scontro tra il comunismo sovietico quello cinese.  
La sinistra moderna a cui penso non trova la sua identità nella “purezza dottrinale”. La sinistra che vorrei vedere dovrà trovare la propria forza nei suoi principi e nei suoi valori, e nella coerenza delle sue scelte politiche.
La sinistra moderna che immagino è la sinistra del dialogo, capace di trarre vantaggio dalle diverse esperienze delle sue componenti e di compiere ogni sforzo per trovare una convergenza tra di esse. Una sinistra che prova a individuare obiettivi comuni e priorità condivise.
Lasciatemi ricordare che, senza il pragmatismo e l’audacia con cui ha sfidato l’ortodossia del passato, la Cina di oggi non sarebbe stata la grande potenza politica ed economica che è. E’ grazie al coraggio della leadership politica che ha guidato negli anni questo grande Paese, consapevole delle conseguenze delle proprie scelte, se la Cina ha raggiunto tali obiettivi. 
Rifondare una sinistra nuova, aperta e rappresentativa dopo le grandi utopie del Ventesimo secolo richiede una visione meno ideologica e maggiore pragmatismo. Ma ciò non significa che la sinistra di oggi debba essere vuota di principi e valori. Un grande filosofo italiano, Norberto Bobbio, affermava che l’ideale che distingue la sinistra dalla destra è l’eguaglianza. 
Viviamo in un mondo caratterizzato da profonde disuguaglianze. La nostra priorità deve essere di ridurre ed eliminare progressivamente queste ingiustizie intollerabili, offrendo a ciascuno l’opportunità di avere una buona istruzione, un reddito migliore e l’accesso alla cultura, combattendo al contempo ogni forma di oppressione. Perché la speranza di un mondo giusto e pacifico, che era il grande sogno delle generazioni rivoluzionarie che ci hanno preceduto, è ancora l’obiettivo della nuova sinistra. 
Grazie.

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