Intervista
27 ottobre 2015

Manovra, occasione persa: per il Sud serve di più

Intervista di Paolo Mainiero - Il Mattino



Massimo D’Alema sarà questa sera a Napoli. Alle 18, alla Domus Ars in via Santa Chiara, partecipa a una iniziativa promossa dai Giovani democratici su «Sinistra e Mezzogiorno».

L’incontro cade nel pieno del dibattito sulla candidatura a sindaco di Napoli, con tutti i risvolti legati al possibile ritorno in campo di Antonio Bassolino. Tema al quale l’ex premier non si sottrae. «Il Pd non può scartare con sufficienza la sua disponibilità», osserva. D’altro canto, D’Alema conferma il suo severo giudizio sul Pd e sull’azione di governo,con particolare riferimento al Mezzogiorno.

Presidente D’Alema, lei è spesso all’estero. Che percezione si ha in Europa dell’Italia?

«C’è stata, onestamente, una ripresa economica in tutta Europa ma il problema è che è modesta e l’Italia, in questo quadro non è considerata una eccezione. Da tempo non c’erano condizioni economiche così favorevoli: il basso prezzo delle materie prime come il petrolio, la svalutazione relativa dell’euro, i bassi tassi di interesse, la crisi dei Paesi emergenti sono tutti elementi che dovrebbero favorire lo sviluppo. Nonostante queste condizioni in Europa la crescita è dell’1,5, in Italia è dello 0,9. Certo, si tratta di un“più”dopo un lungo periodo di recessione e capisco che lo si voglia valorizzare anche per lanciare un messaggio di ottimismo, di cui comprendo la necessità. Ma la forza dei numeri testimonia qual è la situazione reale. Non viviamo una condizione brillante, in particolare resta difficile la condizione del Sud».

Dalla legge di stabilità ci si attendeva qualche misura più incisiva a favore del Mezzogiorno e invece non si va oltre la solita Salerno-Reggio Calabria e uno stanziamento di 150 milioni per rimuovere le eco balle in Campania. È questo il tanto atteso masterplan?

«Si doveva certamente fare di più. Il Mezzogiorno ha pagato un prezzo altissimo alla crisi e il divario rispetto al Nord è cresciuto in modo impressionante. Non ci si rende conto di cosa significhi avere al Sud un reddito medio come quello della Grecia. Anche i dati sulla ripresa dei consumi sono largamente concentrati nel Settentrione. La legge di stabilità sembra un’occasione persa, non so che effetti espansivi possa avere, pare più volta a costruire il consenso che ad affrontare i nodi strutturali e a disegnare una prospettiva di lungo periodo».

Quando parla di misure volte a costruire il consenso si riferisce all’abolizione dell’Imu e all’innalzamento del tetto dei contanti?

«L’imposta sulla casa dovrebbe avere un carattere proporzionale alla ricchezza, io l’avrei tolta solo ai redditi più bassi. Ma il punto non è la discussione se tagliare le tasse sia di destra o di sinistra. A parte che i governi di centrosinistra hanno lavorato per tagliare le tasse. Il vero punto, a mio giudizio, è che si doveva aggredire la fiscalità riducendo le imposte su lavoro e imprese per favorire la crescita. Non si comprende la priorità sulle abitazioni, non credo che abolire l’Imu avrà effetti sui consumi e i tagli alla spesa pubblica finiscono per concentrarsi sui taglia investimenti pubblici e sanità. Detto questo ci sono anche misure positive come quella relativa agli ammortamenti delle imprese, che possono favorire gli investimenti privati».

E l’innalzamento del tetto del contante?

«È una misura rischiosa, che può favorire il riciclaggio in un Paese ad alto tasso di corruzione».

Il sottosegretario all’Economia Enrico Zanetti ha chiesto le dimissioni del direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi, difesa però dal ministro. Cosa pensa di questa vicenda?

«La mia impressione è che ci sia un atteggiamento nei confronti della Pubblica amministrazione che sicuramente non aiuta. La Pubblica amministrazione va rispettata, governata e non occupata. Ma questa è una questione di stile, che riguarda tutti gli ambiti».

Anche il Pd?

«Non c’è dubbio ch e il Pd sia gestito con stile padronale e che si trovi in uno stato di confusione e di sofferenza come è raramente accaduto. Il dato che mi colpisce di più è il tasso rilevante di abbandoni, di gente che è andata via. Abbiamo subito e subiamo una forte emorragia di iscritti, c’è un quadro allarmante che richiederebbe una riflessione attenta e non risposte sbrigative. Alle ultime regionali abbiamo perso un milione e 400milavoti rispetto alle precedenti, ma nessuno se ne è accorto».

C’è il rischio di una scissione? Pensa che qualcuno possa organizzarla? «Non c’è nessuno che organizza scissioni. Come dico da tempo ci sono,purtroppo, molti che se ne vanno più o meno silenziosamente».

E se fosse proprio Renzi a volere una scissione organizzata?

«Dovrebbe chiederlo a Renzi. Ricordo che recentemente fu lui a dire che sogna il Pd unito, almeno così ho letto sui giornali. Bene, passasse dal sogno alla realtà; l’unità dipende soprattutto da lui».

Magari Renzi pensa di sostituire la minoranza dem con Verdini...

«È già accaduto... o leggo male le cronache parlamentari o il processo è già avvenuto. A inizio legislatura ci fu un’alleanza con il centrodestra nata da condizioni di necessità. Poi quell’alleanza si è evoluta: Berlusconi è andato via, chi è rimasto lo ha fatto per una scelta politica. Ho letto che pure Casini parla di una forza moderata a sostegno di Renzi anche per il futuro. Lo stesso Renzi non ha escluso la possibilità di un rapporto organico di maggioranza con Verdini e il suo gruppo». Presidente, lei arriva a Napoli mentre il Pd si contorce nella discussione sulle primarie per la scelta del candidato a sindaco. Le primarie vanno fatte o no?

«Direi di sì. Sono previste dallo Statuto e possono non farsi se c’è un sindaco uscente o un candidato unitario, e non mi pare che sia il caso di Napoli. E poi non capisco perché si debbano fare le primarie a Roma e a Milano e a Napoli no. C’è forse uno statuto speciale per Napoli?».

Chi non vuole le primarie è perché non vuole, o teme, una candidatura di Antonio Bassolino. Cosa ne pensa di un ritorno in campo di Bassolino?

«Se Bassolino intenda e abbia voglia di candidarsi dipende solo da lui. Per Antonio ho stima e affetto, sentimenti di lunga data, insieme abbiamo combattuto tante battaglie. Ma nella situazione in cui si trova il Pd e in cui si trova Napoli,da amico mi permetterei di dirgli:“machi te lo fa fare?”». Questo l’amico, e il politico?

«Il punto, naturalmente, è che il Pd non può scartare con sufficienza la disponibilità di Bassolino. Non vedo in campo, al meno non ancora, personalità tanto forti».

Però Bassolino è stato anche il presidente della Regione che fu travolto dall’emergenza rifiuti.

«Ho sempre detto che il giudizio complessivo su Bassolino presenta luci e ombre. Ma Antonio resta una personalità di primo piano che va guardata con rispetto e rimane nella memoria della città come un sindaco che ha scritto pagine importanti della sua storia. Per il resto,vedo un panorama preoccupante. Vengo a Napoli invitato dai giovani democratici e mi viene da dire: meno male che ci sono loro».


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