Intervista al Corriere della Sera
PISA - Massimo D’Alema fa autocritica: «Ho sbagliato». Ammette di aver cercato «la scorciatoia» del governo e della Bicamerale invece di dedicarsi al partito di cui era segretario nei primi anni del governo dell’Ulivo e di Prodi. Niente complotti, ma un errore politico vero e proprio.
Lo dice parlando in un’affollatissima Festa dell’Unità di Pisa e contestando le tesi di Sergio Cofferati e Giovanni Berlinguer che chiedono «discontinuità» della classe dirigente e più sinistra nel partito. Lo dice chiedendo ai Ds di «non tornare indietro» perchè non è vero che «governando la sinistra ha perso l’anima» e non è questo il momento di «ricucire addosso ad un partito del 16 per cento i panni della diversità berlingueriana, ripetendo, questa volta in farsa, una pagina della nostra storia politica». Invece di «tornare indietro» bisogna riprendere il cammino interrotto della svolta: «Doveva nascere un partito del riformismo europeo, che è una cosa più complessa di aderire al partito del socialismo europeo. Anch’io, negli anni in cui sono stato segretario, invece di dedicarmi a questa impresa, a creare una nuova classe dirigente, mi sono illuso che con la Bicamerale e il governo ci fosse una scorciatoia. Ho sbagliato».
E allora, conclude il suo ragionamento D’Alema, è ora di crearlo adesso questo partito. No dunque al «disastro» che si otterrebbe isolando «la sinistra e il sindacato», no «a cambiare strada prima ancora di essere arrivati all’obiettivo», perchè «così si finisce solo per perdersi», «no alla distruzione di un gruppo dirigente che ha governato il Paese e tornerà a governarlo».
L’alternativa al congresso, come la pone D’Alema, sarà dunque tra creare un partito «di governo», quello di Fassino, e un partito «isolato» a sinistra, quello di Berlinguer e Cofferati: «Nel ’94, se non ci fosse stata l’unità sindacale, col cavolo che portavano due milioni di persone in piazza». Quanto all’opposizione da fare a Silvio Berlusconi, Massimo D’Alema non ha dubbi: «Se fa quello che promette, si va verso lo scontro sociale. Se non lo fa, si va verso la stagnazione».
Quanto al suo futuro, l’ex premier annuncia il passo indietro, salvo richiesta esplicita: «Io non sono candidato a nulla», insiste, seccato per il continuo «dibattito» su quello che farà dopo il congresso: il presidente del partito, no forse il capogruppo, bisogna trovargli un ruolo a tutti i costi... Il candidato del correntone Giovanni Berlinguer ha ripetuto che nel partito «non ci sono territori dalemiani» e che lui sta lavorando per «spezzare l’autoriproduzione del ceto politico», perchè troppi ormai nella Quercia si considerano in carriera.
Replica distanza D’Alema: «Il presidente del partito lo faccio solo se me lo chiedono per favore dopo il congresso. Altrimenti, per due o tre anni posso anche stare senza ruoli: credono che abbia bisogno di un ruolo per poter dire la mia? Suvvia. Sono comunque una delle personalità più popolari del centrosinistra... Quello che non mi possono chiedere è di dimettermi da me stesso: francamente, non lo posso fare».
Sull’esito del congresso, D’Alema non si sbilancia. Appoggia Fassino ed è convinto che possa farcela, anche se non rinuncia a ironizzare sul correntone, «che va dal segretario della Cgil al coordinatore della segreteria del partito: dovrebbe prendere almeno il 70 per cento dei consensi...». Quanto a Cofferati, non mancano le critiche: «Partecipa come militante? Sarebbe come se io partecipassi al congresso della Cgil sostenendo un candidato alternativo a lui».
Oggi la parola torna agli aspiranti alla segreteria: Giovanni Berlinguer, Piero Fassino ed Enrico Morando si giocheranno la loro prima partita alla festa dell’Unità di Reggio Emilia. Per ora la sorpresa riguarda il moderatore: sarà il vignettista dell’Unità Sergio Staino, che dopo aver psicanalizzato per anni la sinistra con il suo Bobo, si occuperà dei tre candidati.
Gli organizzatori della Festa avevano pensato a Furio Colombo, poi hanno contattato un’altra dozzina di nomi che però risultavano non graditi a questo o a quel candidato. Alla fine, tutti d’accordo ad affidarsi alle cure di Bobo.