Caro Direttore,
il titolo della Repubblica di oggi - giornale che come sai seguo ed apprezzo - : "D'Alema spacca i Ds" mi ha profondamente addolorato. Non è mia intenzione dividere il partito, né credo che la franchezza e la lealtà nel confronto delle opinioni debbano essere intese come volontà di rottura. Tutto il mio impegno in questi anni è stato ed è per l'unità dei Ds e dell'Ulivo. Per favorire una maggiore coesione della coalizione mi sono dimesso da Presidente del Consiglio. In questo spirito ho evitato di partecipare alle dispute di questi mesi e ai contrasti sul candidato premier. In questo spirito mi sono poi reso disponibile per sostenere e aiutare Rutelli nei modi che riterrà opportuni. In questo spirito ho accettato di essere candidato alla presidenza dei Ds, carica che mi onorerebbe, ma che non ho sollecitato né richiesto.
Lo spirito unitario non cancella però la necessità della chiarezza e della verità nel confronto delle idee. D'altro canto da tante parti si è sollecitata chiarezza denunciando, senza fondamento e in modo persino offensivo, patti di potere oscuri e non trasparenti. Ho detto ciò che penso; con qualche asprezza, probabilmente non necessaria, ma per costruire non per distruggere. Non si è aperto nessun congresso né alcuna "resa dei conti". E se questa brutta espressione può essere usata essa può riferirsi soltanto - per parte mia - al confronto politico ideale ed elettorale con la destra e la sua volontà di rivincita.
In un partito democratico e forte il confronto delle idee non può spaventare né può essere considerato un ostacolo alla considerazione e alla stima reciproca. Per quanto mi riguarda la mia stima e la mia volontà di collaborare con Walter Veltroni non sono in discussione. Il chiarimento per me è concluso. Ora c'è la battaglia elettorale e politica. Giudicherà l'assemblea dei Ds se a questo impegno possa essere utile che io venga eletto presidente. A quel giudizio mi rimetto, come sempre, dato che a questa nostra comunità di donne e di uomini ho legato tutto il mio impegno e la mia vita.
MASSIMO D'ALEMA