Discorso
25 settembre 2003

La sfida della lista unica

da "Il Messaggero", l'opinione di D'Alema


Alle polemiche con i giornali, mio malgrado, sono abituato. E' un ambito nel quale godo persino di una certa fama. Il che, negli anni, mi ha causato un numero elevato di fastidi e alcune cause legali. Non nascondo che eviterei volentieri sia gli unì che le altre. Ma, come si dice, la questione non dipende da me. Anche perché non sempre la deformazione o l'interpretazione sbagliata dì una frase dipendono soltanto dal cronista. Talvolta il danno si produce per un suggerimento malizioso. Un'imbeccata maligna, Con i danni che ne possono derivare e il bisogno conseguente di chiarire a fin di bene ciò che si riteneva d'aver già chiarito in precedenza. Siccome, ripeto, in situazioni del genere capita d'imbattersi, conviene aver pazienza e approfittare dell' equivoco per sgombrare il campo da dubbi e sospetti. Dunque, secondo la ricostruzione di alcuni, nel corso di una riunione riservata avrei accusato la Margheri-ta e il suo gruppo dirigente d'aver fallito la sfida all'origine della nascita di quel partito, vale a dire ricostruire la gamba di centro dell' Ulivo sì da equilibrare, in una logica dì competizione, il ruolo preponderante della sinistra riformista. L'insinuazione, a parte il fatto d'esser falsa, è particolarmente velenosa poiché allude all'idea che qualcuno intenda la proposta avanzata da Romano Prodi di una lista unitaria del centrosinistra alle elezioni europee come occasione e pretesto di una rinnovala egemonia dei Ds sulle altre componenti della coalizione.

Insomma un tentativo di assimilazione - l'idea dell' unità come reclutamento - con buona pace della premessa fin qui sbandierata di un percorso condiviso e rispettoso delle identità di ciascuno. Torno sull'argomento non tanto per bisogno dì chiarezza, ma perché lo considero davvero centrale ai fini del successo dell' operazione.

Ridotta all'osso la questione si riassume in questo. Non ha alcun senso leggere il tentativo in atto - la sollecitazione di Prodi e le reazioni da essa innescate - usando lo stesso impianto d'analisi c gli stessi parametri del 1996. Semplicemente, se si sceglie quella via non si coglie il vero, principale elemento di novità che abbiamo davanti. E che coincide esattamente col superamento di una concezione rigida del centrosinistra c dei ruoli da ciascuno ricoperti al suo interno. Nel '96, l'atto di nascita dell'Ulivo, in questo senso, apparve chiaro a tutti. La sinistra riformista, all'epoca rappresentata principalmente dal Pds, scelse l'alleanza strategica con un centro democratico che si esprimeva ancora, in forma prevalente, nel popolarismo di matrice sturziana. Non era una novità di poco conto. Tutt'altro. E non a caso sortì la vittoria elettorale del centrosinistra e la prima severa sconfitta di Berlusconi. Cosa è mutato da allora? Molte, moltissime cose sono cambiate. L'Ulivo ha governato, bene, una fase decisiva di aggancio dell'Italia all'Europa. Raggiunto quel traguardo, esso è caduto malamente di sella senza riuscire a ritrovare il bandolo di un progetto comune e di un'offerta politica ritenuta convincente da una maggioranza degli italiani. Causa questa non ultima della sconfitta nel 2001. Ma soprattutto è cambiato qualcosa, in profondità, nella geografia politica dell'Italia e dell'Europa. Qualcosa che ha messo in movimento le famiglie politiche tradizionali, scombinato i recinti
delle appartenenze classiche e rimescolato i soggetti politici, come testimoniano le scelte più recenti del Ppe o lo stesso dibattito in casa socialista.

Di fronte a un tale rivolgimento è del tutto evidente che non regge più lo schema del decennio passato. L'idea di una cultura socialista confinata nel proprio campo c di un centro votato a temperare l'eccessiva radicalità dell'ala sinistra dell' alleanza. La verità è che il processo politico avviato, non solo in Italia, muove sempre più nel senso di rafforzare i caratteri peculiari e la forza attrattiva di un centrosinistra percepito come nuovo soggetto politico.

Come altro decifrare quella insistita domanda di unità che sale dal basso e che stimola da mesi i vertici dell'Ulivo a trovare il senso e le ragioni di una missione comune? E lasciando pure perdere il fatto che da tempo i laburisti britannici amino definire se stessi come forza di center-left (di centrosinistra) o che addirittura il cancelliere Schroeder abbia battezzato l'Spd come neue zentrum (nuovo centro), il punto è cogliere la forza di un progetto in grado, nello scenario sin qui frammentato dell'Ulivo, di rappresentare, per programma e consenso, la vera alternativa possibile a una destra pericolosa c confusa. So che non conviene mai costruire castelli di sabbia sulle cifre dei sondaggi. Ma qualcosa vorrà dire se istitu-ti diversi segnalano, proiezioni alla mano, le notevoli potenzialità espansive di una lista unitaria del centrosinistra- E dunque, appare per lo meno discutibile l'atteggiamento di chi considera prematuri i tempi di una scommessa che, forse, avremmo già dovuto giocare.

Ecco il senso di una riflessione che voleva indicare la sfida come davanti a noi, alla Margherita c alle altre forze che vorranno partecipare all'impresa. Tutt'altro che un'esibizione di potenza muscolare. Piuttosto la convinzione che una prova del genere richiede una visione non statica dei soggetti in campo e delle loro culture. Detto ciò, trovo sempre molto sgradevole che il pensiero di qualcuno venga stravolto ai fini di una polemica di giornata o di qualche copia di gazzetta in più, Ma confesso che trovo ancora meno apprezzabile, l'atteggiamento di chi, usando con furbizia i giornali come cassa di risonanza, suggerisce ricostruzioni parziali bugiarde al solo fine di seminar zizzania. Ex malo bonum, dicevano gli antichi nella loro
infinita saggezza. Resto convinto che qualche volta prevenire il problema ci aiuterebbe a lavorare meglio, rispettandoci di più.

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