Audiovisivo
29 novembre 2002

"L'America Latina dopo le elezioni brasiliane". <br>

Conferenza organizzata dall'Istituto italo-latino americano con Massimo D'Alema al rientro dal suo viaggio in Sud America, che ha toccato Argentina, Uruguay, Cile, Bolivia e Brasile


D'Alema di ritorno dall'America latina, parla dell'ingresso del partito di Lula nell'Internazionale socialista e delle responsabilità della comunità internazionale.

"La chiusura mentale con cui la sinistra europea ha guardato all'America Latina oggi deve essere corretta", ha avvertito il presidente D'Alema nel suo lungo intervento, bisogna inaugurare "una nuova fase" e "punto nodale" per questa inversione di tendenza, sarà il rapporto con Lula, la necessità che il Partido dos Trabalhadores del neo presidente del Brasile entri "a pieno titolo" nell'Internazionale Socialista, che terrà il suo congresso nella prossima primavera.

"Bisogna allargare l'Is alle forze più significative della nuova sinistra dell'America Latina, innanzitutto il Pt", ha spiegato il presidente dei Ds, che però ha messo in guardia sulle responsabilità che attendono l'intera comunità internazionale dopo la vittoria di Lula.

"Il successo di Lula non può stare a cuore solo alla sinistra, deve essere un'occasione per tutta la comunità internazionale. Se Lula non avrà successo, potrebbe essere un contraccolpo drammatico per il continente. Lì, tutti lo vedono come una speranza: se le speranze sono tradite, sono guai".

Certo D'Alema non si è nascosto la drammatica situazione socio-economica che sta attraversano l'America latina, "c'è una crisi politica a cui si accompagnano crisi economiche e sociali", ma ha anche sottolineato l'emergere di "un momento di trapasso, un sommovimento", che presenta però anche rischi di "arretramento". Per questo è necessario "cogliere una svolta positiva che va incoraggiata".

"Sostenere il rinnovamento - ha spiegato - è interesse della comunità internazionale", perché se "affidato alla spontaneità", questo sommovimento può avere "un riflesso isolazionistico, nazionalistico" e molto, dunque, dipenderà "da come la comunità internazionale saprà interloquire con i processi e le nuove leadership".

Aspetti della problematica situazione in cui versano i paesi sudamericani, come la rinegoziazione del debito dei paesi più poveri e l'accesso di risorse e prodotti sui mercati, per ridurre la dipendenza, riguardano il rapporto con gli Stati Uniti, ma anche con la Ue.

Ma D'Alema non ha risparmiato critiche al Fmi. "Non è più pensabile che il Fmi si nasconda dietro il suo tecnicismo: c'è una responsabilità dei Paesi che lo costituiscono... Le politiche neoliberiste imposte all'America Latina negli ultimi anni hanno fatto fallimento, accentuando diseguaglianza e dipendenza. Ora bisogna sostenere una svolta che è in atto: abbandonare l'America Latina al suo destino sarebbe un errore drammatico".

Incoraggiare la "svolta" in America latina si concretizza, secondo il leader Ds, puntando all'integrazione multilaterale tra gli Stati, per aumentare il potere negoziale nei trattati commerciali tra il sub continente e gli Stati più ricchi, come dovrebbe avvenire con l'Alca, l'area di libero commercio delle Americhe, fortemente voluta dagli Usa.

In secondo luogo, è necessario che gli Stati latino-americani investano nelle politiche sociali, in modo da consentire alla popolazione di uscire dalla povertà e dall'arretratezza. Infine, è necessaria l'apertura dei mercati dei Paesi sviluppati, come quelli europei, ai prodotti provenienti dal Sud America: "L'Europa non può essere protezionista", soprattutto nell'agricoltura, ramo forte dell'economia sudamericana.

L'audiovideo completo della conferenza

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