Intervista
22 marzo 2006

Col partito democratico l’italia riavrà il vento in poppa

Intervista di Gino Gullace Raugei - Oggi


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“Il progetto politico del centrosinistra farà ripartire il Paese e darà un futuro di speranza ai nostri figli”, dice il presidente dei ds. “Come? Rimodulando la pressione fiscale e vietando il precariato selvaggio”.

Massimo D’Alema non mangia i bambini. Eppure, tutte le volte che nel teatro della politica fa comodo agitare lo spettro della minaccia comunista, lui ci va di mezzo, incarnando, appunto, il clichè del bolscevico divora pargoli. Che ora si nasconderebbe addirittura dietro il “fantoccio” Prodi per prendere il potere in caso di vittoria del centro-sinistra.

“Oltre a essere una battuta di cattivo gusto, è un tema che non porta neppure un voto”, protesta il presidente del ds, i Democratici della sinistra. “Bisognerebbe, ogni tanto, mandare a Berlusconi il calendario con cerchiata la data, in modo che si renda conto che siamo nel 2006, all’inizio del terzo millennio e che l’Italia degli anni ’50 è ormai lontana… appunto cinquant’anni. Capisco però che nell’immaginario di un certo mondo io, più di altri, incarni la continuità tra Pci, Pds e infine Ds. Sono diventato membro della Direzione del Partito comunista italiano nel 1975, ero molto giovane; sono stato poi segretario della Federazione giovanile comunista. Senza alcun dubbio, tra le personalità che sono in primo piano nella politica italiana, tra quelli che sono candidati alle elezioni, io rappresento oggettivamente e da più tempo la continuità col Partito comunista. Tutte cose di cui sono orgoglioso. Il Pci era un grande partito che arrivò a raccogliere un terzo dei voti degli italiani. E a prescindere da quello che pensa Berlusconi, è stato un grande partito democratico.

Ma lei è o non è il vero capo del centro-sinistra?

No, il capo dell’Unione è Prodi. Io lo sono stato e ora non lo sono più. Ho anche guidato un governo durante la scorsa legislatura, ma scelsi di dimettermi dopo aver perso le elezioni regionali.

Il direttore del Corriere della Sera, Paolo Mieli, nell’ormai storico editoriale in cui dichiara di auspicare la vittoria dell’Unione, dice che il risultato delle elezioni è in bilico. I maggiori istituti di sondaggi dicono invece che il centro-sinistra è avanti di 4 o 5 punti percentuali. Come stanno esattamente le cose?

Lo sapremo solo dopo lo scrutinio finale dei voti. I sondaggi servono per avere un’idea sull’orientamento della pubblica opinione e solo in Italia si commentano come se fossero risultati acquisiti. Comunque, io credo che ci sia un marcato vantaggio del centrosinistra. Direi che fino al 15 febbraio c’è stato un avanzamento di Berlusconi, dovuto al recupero di un certo elettorato di destra che si era distaccato. Dopo il 15 febbraio la distanza tra noi e loro ha cominciato a divaricarsi di nuovo.

Quanto ha pesato sul recupero del centro-destra il caso Unipol?

Ha pesato indubbiamente la strumentalizzazione che se ne è fatta. Si è detto che c’era una questione morale di cui i Ds erano l’epicentro: una cosa non vera. Questo presunto scandalo si è rivelato un fuoco di paglia quando si è scoperto che non c’era nulla, al di là della responsabilità di una o due persone, responsabilità peraltro tutta da verificare.

A sinistra avete lamentato su questa questione anche una certa distorsione mediatica…

La distorsione mediatica è stata totale. D’altro canto, quando si dice che Berlusconi controlla i mezzi di informazione non si fa un discorso teorico. Sa, io ho diretto quel grande giornale, il quarto d’Italia per diffusione, che all’epoca era l’Unità. So benissimo che la gerarchia delle notizie del giorno dopo la fanno il Tg1 e il Tg5. Quando uno controlla la televisione, il televideo, altre agenzie, eccetera eccetera, come Berlusconi, controlla un effettivo potere di condizionamento su tutto il sistema dell’informazione.

Per questo, in caso di vittoria, farete una severa legge sul conflitto di interessi, magari ripristinando la normativa del 1957 che impedirebbe a Berlusconi persino di candidarsi alle elezioni?

La normativa del 1957 non è stata abolita, ma è stata interpretata capziosamente, in modo da rendere ineleggibile Confalonieri, in quanto presidente del consiglio di amministrazione di Mediaset. Invece è del tutto evidente che il titolare della concessione pubblica a cui si riferiscono quelle norme non è lui, ma il suo maggiore azionista. Bisogna però fare una seria legge sul conflitto di interessi, sul modello di quella approvata al Senato, e bloccata alla Camera per ostruzionismo della destra, durante il mio governo.

Ma con questa nuova legge, Berlusconi potrebbe rifare il presidente del Consiglio?
Essendo proprietario di tre reti televisive e titolare di una concessione pubblica di questo rilievo, no.
Qualche autorevole sondaggista ha ventilato l’ipotesi di un pareggio tra centro-destra e centro-sinistra al Senato…


Guardi, il pareggio non può esserci. Ci sarà una coalizione che vince le elezioni e può darsi che questa coalizione, per una legge elettorale truffa, non abbia la maggioranza al Senato. Questo non è il pareggio, è un’altra cosa. Deve essere chiaro che chi piglia più voti alla Camera vince le elezioni, perché lì il conteggio dei voti è su base nazionale e non regionale e lì c’è la sfida diretta tra Prodi e Berlusconi, entrambi candidati per un seggio da deputato.

Ma se si verifica il pareggio, è possibile la nascita, anche in Italia come in Germania, di una grande coalizione trasversale di governo composta da destra e sinistra?

Lei può immaginare che truffati e truffatori alla fine facciano il governo insieme? Mi pare improbabile. Se la coalizione vincente forma il governo, ma non ottiene la fiducia al Senato, bisogna tornare a votare.

Parliamo della prospettiva di nascita del Partito democratico. I Ds valgono due terzi dei voti e la Margherita un terzo: in caso di fusione al 50 e 50, è indubbio che ci rimettereste…

Bè, la nascita di un nuovo partito non è come la fusione di due società per azioni, nel senso che è un processo un po’ più complesso. Nessuno ci perde. Fra l’altro, se la lista dell’Ulivo avrà un forte successo elettorale, come io credo, potrebbe avere una forza di attrazione su altre componenti dell’Unione che oggi non ne fanno parte, penso all’area socialista, per esempio. Dopodichè la costituente del Partito democratico chiama a raccolta cittadini, associazioni circoli, che discuteranno insieme per scegliere i loro dirigenti.

Anche nel centro-destra c’è un percorso verso la creazione di un partito unitario…

A me francamente non pare. Noi ci siamo presentati con una lista unica alle europee, alle regionali in diverse regioni e ora alle politiche: questa è una strada comune. Loro, per ora, ne parlano e basta. Il percorso è quando si cammina, quando se ne parla e basta è una chiacchiera.

Comunque sia, è facilmente prevedibile che alle elezioni politiche del 2011 si presenteranno due coalizioni politiche diverse da quelle attuali…

È vivamente auspicabile che alle elezioni del 2011 ci sarà un’altra legge elettorale perché l’attuale voluta dal centrodestra è indecente e ha già suscitato grande indignazione. La scheda di un metro quadro, quasi un lenzuolo, che riceveranno stavolta gli elettori italiani è un regalo di Berlusconi.

Dunque, in caso di vittoria, cambierete la legge elettorale. Si tornerà al sistema maggioritario di prima?

Io sono da sempre sostenitore del sistema elettorale francese, cioè maggioritario a doppio turno, con un parziale aggiustamento per consentire la presenza in Parlamento anche di quelle forze politiche che non andrebbero ai ballottaggi. Ma non dipende solo da me e può darsi che la mia tesi non abbia un adeguato numero di consensi. Sul fatto però che questa legge truffa vada cambiata non c’è il minimo dubbio.

Parliamo di tasse. Avete molto criticato la riduzione delle aliquote voluta da Berlusconi: se andrete al governo, ripristinerete l’Irpef come era prima?

Non credo proprio che si possano ritoccare le aliquote dell’Irpef. Certamente dobbiamo rimodulare la pressione fiscale sulle grandi rendite finanziarie. Le pare ragionevole che se un imprenditore guadagna in Borsa 100, 200, 400 milioni di euro, paga il 12 per cento di tasse mentre se lo stesso imprenditore quei soldi li guadagna come profitto di impresa paga il 33 per cento? È assurdo. Noi abbiamo interesse che gli imprenditori investano per fare imprese e creare posti di lavoro, non per giocare in Borsa.

Secondo il centro-destra, la legge Biagi sul lavoro flessibile è servita a far crescere l’occupazione e a portare alla luce una grande quantità di lavoro nero…

L’aumento dell’occupazione è una bufala nel senso che il centrodestra cerca di far passare come nuovi posti di lavoro anche quelli dei 670mila lavoratori clandestini regolarizzati con la sanatoria del 2002-2003. Ma non si tratta di nuovi posti di lavoro perché quei lavoratori già lavoravano. In realtà, nei cinque anni di governo Berlusconi, l’occupazione è diminuita. Eppoi, l’alternativa non è tra precariato e lavoro nero. Perché la legge che loro hanno fatto ha consentito di trasformare anche il lavoro stabile in precariato. I dati dell’Istat parlano chiaro: se nel Mezzogiorno c’è un formale aumento dei lavoratori occupati con una diminuzione però delle ore lavorate, vuol dire che lo stesso lavoro (e salario) che prima faceva un lavoratore stabile ora se lo dividono in tre o quattro lavoratori precari. Bisogna lasciare la flessibilità dove serve, per esempio, se un’azienda ha ricevuto una commessa straordinaria e irripetibile che non può assolvere coi suoi lavoratori stabili. Ma se dopo alcuni mesi i lavoratori a progetto vengono riassunti con un contratto di tre mesi, come avviene di norma, allora no, questo deve essere proibito. Come avevamo previsto noi, con la legge Treu che fruttò un aumento di un milione e trecentomila posti di lavoro veri e non finti, la flessibilità, sotto forma di contratto di formazione, deve essere un modo per entrare nel mondo del lavoro. Dopo un certo periodo, se il lavoratore si dimostra utile all’azienda deve essere però assunto con un contratto stabile. Invece oggi ci sono imprenditori che assumono i lavoratori dal lunedì al venerdì per non pagargli la giornata festiva.

Come passa il suo tempo libero, a parte andare in barca?

Non guardando mai la televisione, occupo le ore serali a leggere saggi e romanzi. Riesco a finire anche un paio di libri alla settimana. L’ultimo che sto leggendo è Questo amore, di Roberto Cotroneo, ambientato nel mio Salento. Sono un avido lettore di romanzi perché ci tengono in contatto con la vita, con i sentimenti e le emozioni. Poi leggo anche saggi, naturalmente. A proposito ne ho letto uno bellissimo, scritto da due psicanalisti francesi, che si intitola L’epoca delle passioni tristi. Lo consiglio a tutti i genitori italiani, perché spiega le vere ragioni del disagio dei nostri figli. Disagio che nasce dal fatto che loro, a differenza di noi che avevamo un’idea di un futuro migliore, hanno paura del domani. Lo immaginano come portatore di distruzioni dell’ambiente, di guerra, di negazione di diritti. Per questo io credo che il principale compito della politica, oggi come mai, deve essere quello di restituire una stagione gioiosa alla vita dei nostri figli, ricreando un futuro di speranza e non di paura.

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