Intervista
24 marzo 2006

Se il Cavaliere perde deve scegliere fra politica e tv

Verso il voto. Le priorità di Massimo D’Alema in caso di vittoria.E poi: Mediaset da smagrire nella raccolta pubblicitaria, Rai da privatizzare, riforma elettorale alla francese. Ma anche l’impegno che si tornerà a parlare di giustizia.
Intervista di Stefano Brusadelli - Panorama


E se Silvio Berlusconi dovesse rivincere le elezioni? “Allora” risponde Massimo D’Alema con il sorriso al veleno di chi deve rispondere a una domanda che gli pare lunare “resterò a fare il parlamentare europeo. Un’esperienza interessante, nella quale sono impegnato da due anni, e che mi dispongo a lasciare davvero a malincuore. Ma che devo fare: si dice in giro che c’è bisogno di me”. A tre settimane dal voto, in realtà, il presidente della Quercia non sembra avere il minimo dubbio su chi farà festa la sera del 10 aprile. E ha anche idee molto chiare su una ipotetica agenda dei primi 100 giorni del governo Prodi.

I sondaggi danno in testa il centrosinistra, ci sono parecchi veleni in giro e nel centrodestra qualcuno comincia a domandarsi: se vincerete, farete prigionieri?

Chi mise in giro questa storia del “non faremo prigionieri” dimostrò scarsa cultura democratica e scarso senso della realtà. Ormai in Italia il bipolarismo è nelle coscienze, si vince o si perde per 6-7mila voti. Il vero problema, piuttosto, è che finora è stato difficile condividere valori comuni. In questo senso il ruolo di Carlo Azeglio Ciampi è stato prezioso. Mentre quello di Berlusconi è stato di dividere e anche per questo è opportuno che se ne vada.

Effettivamente tra i berlusconiani qualche apprensione per il clima del day after esiste…

Berlusconi deve essere così intelligente da capire che i primi che si rivolteranno contro di lui e le sue anomalie saranno i suoi alleati.

Berlusconi dice che un governo Prodi farebbe bottino delle frequenze Mediaset per regalarle a editori amici.

Il problema principale non è quello delle frequenze, ma la posizione dominante nella raccolta pubblicitaria. Una seria normativa antitrust deve cominciare da lì. Con buona pace della legge Gasparri, che con la furbesca invenzione del Sic (il sistema integrato della comunicazione, ndr) è stato l’espediente per non cambiare nulla.

Una bella botta per la Mediaset

Questa norma non sarebbe affatto distruttiva per la Mediaset. Credo che l’azienda sia perfettamente in grado di adeguarsi a una nuova disciplina sulla raccolta della pubblicità.

Direbbe ancora, come nel 1996, che la Mediaset è una risorsa del Paese?

A differenza di Berlusconi che ha fatto mezza campagna elettorale per distruggere il 7 per cento, cioè il mondo cooperativo, di un’economia nazionale peraltro a crescita zero, la sinistra non combatte le aziende. E lo abbiamo anche dimostrato.

In che modo?

Una volta, durante il governo dell’Ulivo, Fedele Confalonieri mi disse: “Non abbiamo mai avuto un periodo così positivo”. Poi ho visto che col governo Berlusconi gli è andata anche meglio.

E la legge che disciplina il conflitto di interessi? Pure quella è da rifare?

Non da rifare: da fare. Questa che abbiamo è una finzione. E bisogna smetterla con la storia che sarebbe ispirata alla legge che proponemmo noi nella scorsa legislatura.

Quale sarebbe la verità?

La legge arrivò al Senato e lì fu incisivamente corretta. Il centrodestra si mise a fare ostruzionismo, e il governo Amato preferì alla fine puntare sulla riforma del titolo quinto della Costituzione.

Come la vorrebbe lei questa nuova legge sul conflitto d’interessi?

Nessuno avrebbe da obiettare dinanzi al principio che un sindaco non possa essere proprietario dell’azienda di nettezza urbana che opera nel suo comune. Allo stesso modo, mi sembra logico che il presidente del Consiglio non possa essere proprietario di aziende di comunicazione che operano in regime di concessione dello Stato.

Altro siluro al Cavaliere…

Per chi si trova in queste condizioni saranno previste forme di “blind trust”, come accade nei paesi civili. E ci saranno anni per mettersi in regola. Ma alla fine non si potrà più aggirare la norma che c’è già nel Codice civile e che Berlusconi ha aggirato con la sua candidatura, sostenendo che il concessionario è il povero Confalonieri.

Immagino che anche la riforma della legge elettorale sia nell’agenda del day after.

Questa legge elettorale è stata un atto di barbarie contro il Paese, con l’obiettivo di renderlo ingovernabile. Ma è una trappola nella quale, come nei cartoni animati di Willy il Coyote, cadrà chi l’ha preparata.

Sempre Berlusconi…

Con questa legge la coalizione che perde è destinata a disgregarsi subito. Anzi, vedo che Umberto Bossi già rivendica mani libere. Il rischio è che dopo il voto ci si ritrovi con un solo polo, quello che ha vinto e che è vincolato dall’obbligo di governare, con intorno variegati progetti politici. Il che, per me che ho a cuore il bipolarismo, non è una cosa buona.

Pare di capire che per lei dopo il 10 aprile Berlusconi non sarà il capo dell’opposizione.

Conquisterà la guida del centrodestra chi sarà in grado di avviare da quella parte un processo paragonabile a quello dell’Ulivo. Questa operazione, se avrà successo, cambierà l’insieme del sistema politico italiano, facendo nascere una forza conservatrice moderata.

Si parlava della legge elettorale da rifare.

Sì, è una assoluta necessità quella di non tornare più a votare con questa legge. Abbiamo cinque anni a disposizione e la cambieremo coinvolgendo l’opposizione. Intanto, per cancellare il sistema elettorale vigente ogni mezzo è buono, compreso il ricorso a un referendum abrogativo, che già diversi giuristi stanno studiando.

Lei ha una preferenza per il sistema da adottare in futuro?

Io sono a favore del sistema francese, che considero il più adatto a consentire la nascita di maggioranze solide. Magari con qualche modifica che assicuri una rappresentanza anche alle forze che non riescono ad andare al ballottaggio.

Nell’agenda del day after ci sarà anche la riforma costituzionale?

Intanto speriamo che il referendum spazzi via la riforma costituzionale del centrodestra. Poi vedremo.

Tira aria di una nuova bicamerale?

Ho letto con interesse la proposta contenuta nell’ultimo libro di Luciano Violante, e ne abbiamo pure discusso con Pier Ferdinando Casini: un’assemblea di un centinaio di membri, eletti per metà dal Parlamento e per l’altra metà nominati dai presidenti delle camere, dal capo dello Stato, dalle regioni e dalle autonomie locali, incaricati di redigere un testo da sottoporre poi all’iter legislativo previsto dalla Costituzione.

A proposito di terremoti: nelle burocrazie pubbliche si teme l’applicazione massiccia dello spoils system, che peraltro avete introdotto voi con la legge Bassanini.

A dire il vero il centrodestra, con il decreto Frattini, ha dato un’interpretazione selvaggia della Bassanini estendendola fino ai livelli bassi dell’amministrazione, dove sono stati inseriti autisti e portaborse, umiliando le professionalità esistenti, e spesso senza concorso.

E voi che farete?

Noi ripristineremo il principio dell’autorevolezza della pubblica amministrazione; e rispetteremo la civiltà, le leggi e la dignità delle persone.

Anche in Rai?

È noto che non ho molta passione per le vicende interne Rai. Comunque sono sostenitore di una radicale riforma che comporti la privatizzazione di una parte dell’azienda Rai e la salvaguardia di un servizio pubblico più limitato, di alto profilo e meno lottizzabile.

Poi c’è l’annoso problema della magistratura.

Sì, bisognerà uscire da questo clima di rissa tra i poteri dello Stato. La politica deve rispettare l’autonomia della magistratura. E quanto alla magistratura, deve agire con senso della misura. In questi anni la mancanza di un clima sereno per i ripetuti attacchi di Berlusconi ha reso impossibile discutere dei problemi della giustizia. Ora spero che si possa tornare a una riflessione serena sulle tante cose che non vanno nella giustizia italiana.

La prima cosa da fare dopo essere entrati a palazzo Chigi?

Un’operazione verità, da fare insieme alle autorità di Bruxelles, sullo stato dei conti pubblici italiani, che a naso mi sembrano peggiori di quel che si dica. Poi l’abbattimento del cuneo fiscale e contributivo e una terapia per la ripresa economica.

Non teme che l’ultimo scorcio di campagna elettorale possa portare altri veleni?

Ormai credo che l’opinione pubblica si sia accorta della strumentalità di queste operazioni. È vero: si annunciano altri veleni. Ma da parte di ambasciatori che ormai agiscono alla luce del sole. E anche questo li rende meno pericolosi.

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