Intervista
27 marzo 2006

D’Alema: e’ Berlusconi che semina la paura

La scelta per il Quirinale va lasciata fuori dalla rissa. La legge elettorale è da riformare, sì al referendum se non c’è intesa.
Il presidente dei Ds: conflitto d’interessi, ceda ai figli.
Intervista di Claudio Sardo - IL MATTINO


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Silvio Berlusconi ha detto ieri al Mattino di aver paura di un eventuale vittoria del centrosinistra. Più che una confessione era una denuncia: il premier vede nell’annunciata legge sul conflitto di interessi una ritorsione ai suoi danni, un’alterazione alla competizione democratica. Gli risponde Massimo D’Alema, presidente dei Ds: ”Berlusconi sa di non essere in grado di raccogliere consensi per ciò che ha fatto, né per ciò che credibilmente può fare. Per questo sta cercando di avvelenare il clima della campagna elettorale. Di creare paura, di diffondere angoscia. Grida che tasseremo i Bot, che metteremo la patrimoniale. E poi agita lo spettro di un rischio democratico. Sono menzogne. Disperate menzogne”.

I toni della campagna elettorale stanno diventando di giorno in giorno più aspri. D’Alema chiede che almeno la scelta del prossimo Capo dello Stato venga tenuta fuori dalla rissa elettorale. Poi riprende la sua replica al premier: “Berlusconi è un uomo con una fortissima carica egoistica: siccome lui si è arricchito, pensa che tutto il Paese stia bene; siccome lui ha paura di perdere, pensa che tutti abbiano paura. L’Italia profonda invece è lontanissima da questi sentimenti. È preoccupata per il futuro, per il lavoro precario dei suoi figli, per le imprese che perdono competitività sui mercati, e cerca risposte ai problemi reali.

Ma può l’Unione, in caso di vittoria, porre il capo dell’opposizione di fronte all’alternativa tra continuare l’attività politica e vendere le sue aziende?

La legge sul conflitto di interessi è una necessità del sistema democratico. Non è una legge pro o contro Berlusconi. Deve regolare con coerenza le incompatibilità a tutti i livelli della Pubblica amministrazione. Perché già sono in vigore norme settoriali. Il titolare di una farmacia comunale, ad esempio, non può fare il sindaco. Non capisco perché Berlusconi, se davvero ama la politica, non possa cedere la proprietà delle aziende ai suoi figli. In ogni caso sarà lui a scegliere. Noi ripartiremo dal testo varato in Senato nel 2001, quel testo di cui Berlusconi impedì l’approvazione definitiva.

L’offensiva della Cdl sulla patrimoniale e la tassazione di Bot e Cct vi ha comunque messo in difficoltà, costringendovi sulla difensiva.

Prodi ha risposto sempre con estrema chiarezza. Non metteremo alcuna patrimoniale. Il nostro obiettivo è ridurre le tasse sul lavoro e sulle imprese e, per questo, allineeremo la tassazione delle rendite finanziarie alla media europea, intorno al 20%. Questo è il nostro progetto. Ed è sconcertante che in campagna elettorale si discuta solo delle proposte dell’opposizione: la maggioranza uscente non propone nulla e ripete, puntando il dito contro di noi, che non ci sono soldi. In un Paese normale sarebbe una dichiarazione di fallimento. Gli autori della bancarotta pretendono invece di mettere noi sul banco degli imputati.

Chiedete al governo di presentare la Trimestrale di cassa e rendere pubblico l’andamento dei conti nei primi mesi del 2006. sospettate dunque sforamenti. Vuol dire che le vostre promesse saranno ridimensionate?

Gli impegni che abbiamo preso saranno mantenuti. Discuteremo con l’Europa un piano di medio periodo di rientro della finanza pubblica che ci consenta un rilancio dell’economia. L’Europa tornerà finalmente ad avere interlocutori seri. Loro invece sono completamente inaffidabili: hanno sempre sbagliato tutte le previsioni. Quindi è più di un sospetto che i conti siano peggiori di quanto dichiarino. Ma il paradosso è che, dopo aver disastrato i conti, ora li tengano nascosti. Anzi, che si facciano forza del loro disastro per dire che non c’è copertura per le nostre proposte.

Berlusconi vi ha sfidato sulle politiche del Sud. Con il suo governo, ha detto, gli investimenti sono aumentati e la disoccupazione è diminuita.

Berlusconi dà numeri di fantasia. Il divario tra Nord e Sud in questi anni è cresciuto e gli ultimi dati rivelano che anche l’occupazione è calata. La riduzione del tasso di disoccupazione dipende, purtroppo, dalla ripresa di un flusso migratorio di giovani laureati verso il Nord e dal fatto che tante ragazze non si iscrivono più al collocamento perché non hanno speranza di trovare lavoro.

Perché contestate il progetto di Tremonti della banca del Sud?

Perché al Sud non serve un’altra banchetta. Al Sud servono banche di dimensioni europee che siano in grado di valutare i progetti industriali, senza condizionare il credito alle solite garanzie immobiliari. Servono banche che applichino tassi davvero europei, senza la sovrattassa oggi a carico dei cittadini meridionali. È questa la distanza tra noi e loro. Per noi il Sud è Europa, anche se è un pezzo di Europa mal collegato. Berlusconi e Tremonti invece immaginano una banca di sviluppo del Mezzogiorno, come se fosse un paese africano.

Il Sud è un pezzo di Europa mal collegato. Ma le grandi opere non sono il vostro tallone di Achille?

Berlusconi non ha fatto nulla per il Sud. Quando torneremo al governo, potremo confrontarci solo con le nostre politiche di dieci anni fa. E credo che dovremo cambiare le priorità. Allora la priorità fu la politica di incentivi alle imprese: legge 488 e credito d’imposta innanzitutto. Ora dovremo puntare sui pre-requisiti dello sviluppo. Primo: la rete di università e dei centri di ricerca perché il tema dell’innovazione è cruciale per le stesse imprese. Secondo: l’investimento sui porti, gli aeroporti e le ferrovie. Terzo: la sicurezza. Gli incentivi alle imprese dovranno avere un peso minore ed essere finalizzati alla crescita dimensionale e all’innovazione.

Elezione del Capo dello Stato. Metodo Ciampi o scelta di maggioranza?

Non si parla del Capo dello Stato in campagna elettorale. Sarebbe una grave scorrettezza. La scelta del Presidente va sottratta al clima e alle strumentalizzazioni di questi giorni.

Pannella propone le primarie per il Quirinale.

È un’idea quantomai inappropriata. La scelta del Capo dello Stato deve seguire non una logica di parte, ma la ricerca del massimo consenso. Peraltro la personalità indicata dovrà essere un punto di riferimento per l’intero Paese, non solo per il sistema politico. Piuttosto che parlare oggi del futuro Presidente, sarebbe meglio ascoltare gli appelli di quello che c’è ad un confronto elettorale sereno e pacato.

Berlusconi annuncia il partito dei moderati, antagonista del vostro partito democratico.

Berlusconi è un estremista, un populista di destra. Ho appena letto che ha definito Fassino un testimonial delle pompe funebri. Ma si è mai raggiunto un tale livello di aggressività e volgarità da parte di un capo di governo? Spero che il bipolarismo italiano possa fondarsi presto su due forze fondamentali. Ma credo che il partito dei moderati passi necessariamente per la sconfitta di Berlusconi. E, anche se in pubblico lo negano, sono convinto che Fini e Casini non si augurano una vittoria di Berlusconi, che li condannerebbe a un ruolo ancor più ancillare.

È un’autocritica dopo aver cercato con Berlusconi addirittura di definire un nuovo patto costituzionale?

Sono passati otto anni da quando Berlusconi fece fallire la riforma costituzionale, che pure aveva votato in Bicamerale. Sarebbe stato un bene per il Paese realizzare una riforma della seconda parte della Costituzione coerente con i principi della prima. Ma da quando Berlusconi buttò tutto per aria, mi fu chiaro che si sarebbe rituffato nel populismo, alimentandolo con l’odio verso la sinistra. E questo è incompatibile con un bipolarismo maturo.

Cambierete la legge elettorale?

Questa legge è un orrore. Il suo autore l’ha definita una porcata. Esprime un tale disprezzo per i cittadini che è da sola motivo sufficiente per mandare a casa questo governo.

Il centrosinistra potrebbe non trovare l’accordo per cambiarla.

Sono convinto che lo troverà. Ma se dovessero esserci delle resistenze, non esiterei a sostenere il referendum popolare.

Nel centrosinistra si discute animatamente anche di unioni civili. Due candidati della Margherita rivendicano il no ai Pacs. La Rosa nel pugno sfida i Ds sulla laicità. E Avvenire vi critica perché troppo laicisti.

Nel programma abbiamo scritto che riconosceremo i diritti di chi vive un rapporto di amore e di solidarietà nelle unioni di fatto. Sono diritti attualmente non riconosciuti, ma che è giusto e umano riconoscere pur senza contrapporre un nuovo istituto al matrimonio così come è disegnato dalla Costituzione. È una scelta coraggiosa e chiara. È un compromesso ragionevole tra cattolici e laici. In queste materie è giusto cercare soluzioni condivise sulla base di valori condivisi. Non servono campagne clericali, né campagne laiciste.

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