Dossier
11 giugno 2006

Referendum costituzionale del 25 e 26 giugno: 5 ragioni per votare NO


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Dire NO ad una brutta riforma è la condizione per approvare, con una larga maggioranza, una buona riforma nell'interesse di tutti.




1 - NO a una riforma senza dialogo
Quando si decidono le regole di tutti non si procede a spallate.
La destra ha stravolto la costituzione e approvato una pessima riforma senza ascoltare nessuno.
Questo è un errore che non ripeteremo.
Se vincera il NO ogni modifica delle regole istituzionali (come nel caso della legge elettorale) o della Costituzione andrà elaborata insieme


2 - NO a diritti disuguali
La riforma colpisce il principio della parità dei cittadini.
Adesso esiste un unico sistema sanitario nazionale e un unico sistema scolastico gestito da ciascuna regione, ma nella garanzia di parità di tutti gli italiani delle prestazioni e dei diritti.
Con la riforma della destra ci saranno 20 sistemi sanitari e 20 sistemi scolastici diversi e gli italiani non avranno più la garanzia di avere stesse prestazioni nei servizi fondamentali, alla salute e alla cura, alla formazione, all'assistenza, alla sicurezza.


3 - NO a nuovi costi per i cittadini.
Questa riforma, se approvata, avrà un costo altissimo per le tasche delle famiglie.
I servizi pubblici costeranno di più alla collettività e i cittadini pagheranno il prezzo degli inevitabili conflitti tra lo Stato centrale e i governi locali.
La riforma della destra, infatti, non introduce il federalismo, e neppure un serio decentramento dei poteri alle Regioni, alle Province e ai Comuni. Quel decentramento che il centrosinistra aveva voluto fino dal 2001, delegando alle regioni una competenza diretta su materie come la sanità, la scuola, la polizia amministrativa regionale e locale.
Con la revisione della costituzione proposta dalla destra, viceversa, il governo centrale può annullare qualsiasi atto degli enti locali e qualsiasi legislazione regionale, creando una confusione assoluta.
Il tutto a danno dei cittadini, delle famiglie e delle imprese.


4 - NO a un falso federalismo
La riforma della destra non prevede il federalismo fiscale per il quale si rimanda genericamente a una riforma successiva.
Questo vuol dire che non si danno garanzie alle Regioni e ai Comuni per quanto riguarda le risorse finanziariae a loro disposizione.


5 - NO a una politica dai costi eccessivi
La riforma non riduce affatto i costi della politica.
La riduzione annunciata dei parlamentari dovrebbe entrare in vigore dal 2016.
Ma soprattutto non ci sarebbe un reale federalismo perchè si continuerebbero ad elegere senatori come avviene ora.
La nostra proposta, invece, prevede un Senato federale composto esclusivamente dai rappresentanti delle Regioni, con un potere effettivo dei territori, una riduzione del numero dei parlamentari e il superamento dell'attuale bicameralismo.


Per saperne di più:

CONFRONTO tra la Costituzione vigente e le modifiche apportate

LE SCHEDE:
PARLAMENTO (ARTT. 55-69)
PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA (ARTT. 83-91)
PREMIERATO (Artt. 92-96)
DEVOLUTION (ART. 117)
CORTE COSTITUZIONALE (ART. 135)
FEDERALISMO FISCALE (ART. 119)

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