Intervista
27 agosto 2006

La missione è difficile ma vale la pena

di Tobias Piller - Frankfurter Allgemeine Zeitung


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D. Ministro D'Alema, l'Italia sembra essere abbastanza ambiziosa per quanto riguarda la politica nei confronti del Libano e di Israele e soprattutto in vista di tutte le questioni relative alla formazione di una forza di pace delle Nazioni Unite. E' giusta questa impressione?

R. Speriamo che si trovi un paese ancora più ambizioso di noi. Ci auguriamo che la missione in Libano venga considerata una missione europea e che tutti a loro modo diano un contributo importante.

D. Ma in Libano, di che cosa si tratta?

R. E' una grande opportunità per l'Europa che in Medio Oriente non ha mai avuto molta voce in capitolo e che soprattutto ha pagato essendo però meno riconosciuta come partner. Adesso l'Europa potrebbe contribuire alla stabilizzazione del Libano e creare un nuovo rapporto con Israele. Israele deve poi essere coinvolto in un processo di pace che offre anche garanzie per la sicurezza di questo paese.

D. Quanto è importante la questione di chi assumerà il comando della forza di pace?

R. Eravamo già impegnati quando i francesi ancora dicevano di voler assumere loro il commando. Già in questa situazione abbiamo promesso una brigata italiana. Più tardi i francesi hanno un po' cambiato la loro opinione, noi invece no. Tuttavia adesso i francesi hanno deciso di voler dare un contributo più grande e ciò è molto positivo.

D. Come sarà il nuovo scenario della politica internazionale?

R. Si tratta di un contributo alla pace all'interno di un nuovo contesto nel quale le Nazioni Unite riavranno un peso, in cui anche l'Europa riavrà un peso. Nello scenario relativo all'Iraq non c'era invece né un ruolo per le Nazioni Unite né per l'Unione Europea. Adesso non dobbiamo mancare la nuova occasione. In tale questione abbiamo però anche il grande sostegno politico del Governo tedesco.

D. Tuttavia proprio in Germania ci sono molte voci contrarie all'impegno alla frontiera israeliana.

R. Questo lo capiamo molto bene, ma la Germania può dare un contributo in un altro modo. Non si tratta soltanto della questione di chi invia soldati. Infine bisogna anche aiutare i profughi e il Libano dovrà essere ricostruito. E' importante che nelle discussioni politiche anche il Governo tedesco sia convinto che adesso l'Europa gioca un ruolo decisivo. A tal fine esistono rapporti ottimi con il Ministro degli Esteri Steinmeier e tra il Presidente del Consiglio Prodi e il Cancelliere Merkel. Abbiamo una ottima collaborazione.

D. Visto da lontano si ha però l'impressione che l'Italia si impegni adesso in Libano per far dimenticare il suo ritiro dall'Iraq.

R. Vuole dire che abbiamo provocato la guerra in Libano per trovare un nuovo campo d'impegno? Abbiamo un buon alibi: il ritiro dall'Iraq era già annunciato prima che iniziasse la crisi in Libano. Inoltre per il ritiro dall'Iraq abbiamo agito con tanta cautela per cui il Governo ci ha anche ringraziato.

D. Una volta arrivato in Libano bisogna disarmare gli Hezbollah?

R. La risoluzione delle NU dice che le forze armate libanesi devono disarmare gli Hezbollah e che noi dobbiamo aiutarle.

D. La forza di pace dunque non parteciperà al disarmo?

R. La forza di pace deve fare quello che dice la risoluzione. Non decidiamo sul mandato e sulle regole dell'invio.

D. Questo mandato è sufficiente per ridurre in un breve periodo la quantità di armi in questa regione?

R. Se procediamo in modo ragionevole si può sperare che diminuirà la tensione, che si ridurranno i fattori di conflitto. Tuttavia la missione è difficile, piena di fattori sconosciuti. Vale comunque il nostro impegno perché altrimenti resta soltanto la possibilità del ritorno della guerra.

D. Bisogna sorvegliare anche il confine siriano?

R. Ciò non è previsto dalla risoluzione. Ma è chiaro: dobbiamo evitare che entrino da qualche parte delle armi in Libano. Il compito delle forze armate libanesi è quello di sorvegliare il confine siriano. Inoltre bisogna presentare direttamente e con determinazione alla Siria la richiesta affinché questo paese dia un contributo all'attuazione della risoluzione. In ogni caso bisogna osservare il confine. Qui la Germania potrebbe in qualche modo aiutare e assistere le forze armate libanesi visto che non si tratta del confine israeliano.

D. E' possibile che i sostenitori di Hezbollah si uniscono con le forze armate libanesi in un'alleanza diretta contro le truppe dell'ONU?

R. Il Libano non sarà interessato ad entrare in un nuovo conflitto e questa volta con la Comunità Internazionale. E' poco probabile che il Libano dichiari guerra al resto del mondo, anche perché il Premier Siniora sa che dal successo della missione di pace dipende il destino del Libano e del suo Governo. Bisogna comunque sempre temere le provocazioni. Infine Hezbollah è anche un movimento politico non paragonabile ad una organizzazione militare chiusa.

D. Abbiamo bisogno di una seconda risoluzione dell'ONU?

R. Ne dubito. In tali situazioni ci sono sempre lunghe trattative. Il piano strategico è chiaro. Ora, con la definizione delle regole d'invio, la risoluzione è stata completata. Se tutto ciò verrà adesso inserito velocemente in una nuova risoluzione, sono d'accordo. Altrimenti un'altra cosa è più importante: il successo della missione dipende anche dalla velocità con la quale arriviamo.

D. L'Italia ha interessi specifici nel Medio Oriente che bisogna tutelare o agite semplicemente come europei?

R. Penso che gli interessi italiani e quelli europei siano identici. Credo però che l'Europa debba dedicare più attenzione al mediterraneo. Negli ultimi anni l'Europa si è molto concentrata sull'allargamento verso Est, ed è comprensibile. I doveri nel Mediterraneo sono però stati trascurati.

D. A lungo termine quali sono gli obiettivi della politica europea in Medio Oriente?

R. Israele deve far pace con i palestinesi, con il Libano e con la Siria. L'obiettivo è che gli Stati arabi riconoscano Israele, che si crei uno Stato palestinese, che finalmente finisca questo conflitto. Tale conflitto cova già da sessant'anni e ha nutrito sia il fondamentalismo che il terrorismo. In questo modo, questo conflitto da solo ha avuto un effetto così destabilizzante e disastroso. Questa volta dobbiamo rimboccare le maniche e risolvere il problema.

D. Quale è il bilancio della guerra in Libano per Israele?

R. Credo che la reazione israeliana fosse esagerata, che Israele avrebbe dovuto finire le sue azioni già dopo pochi giorni e che alla fine la continuazione della guerra non sia servita a nessuno, nemmeno a Israele.

D. Come si deve trattare Israele?

R. L'opinione pubblica israeliana è diffidente ed è anche comprensibile per un paese circondato da potenze che vogliono distruggerlo. La Comunità internazionale deve aiutare Israele a liberarsi dalla sindrome di accerchiamento. Israele deve capire che sicurezza e pace non sono due cose differenti. In Israele si considera sempre la sicurezza una premessa per la pace ma entrambe sono due lati della stessa medaglia.

D. L'Europa deve temere la nascita di un nuovo blocco di potere islamico nel Medio Oriente?

R. La questione è sempre con quale politica si possa arginare i radicali e gli estremisti e come si possa favorire le forze moderate. Tuttavia finora non si è riflettuto in modo giusto su tale domanda. L'idea che si possa fermare il terrorismo con la guerra e che dopo segua una fase di pace e di democrazia, ovviamente non ha avuto successo.

D. Nella politica nei confronti dell'Iran si parla sempre dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la Germania. Anche l'Italia vuole partecipare alla discussione di questo gruppo?

R. Insieme alla Germania siamo il più importante partner commerciale dell'Iran e siamo impegnati in prima linea contro gli Hezbollah in Libano. Perciò abbiamo anche il diritto di essere coinvolti nelle questioni riguardanti l'Iran. L'obiettivo non è un nuovo conflitto ma colloqui che evitino che l'Iran disponga di una bomba atomica.

D. Ma Lei non ha un conflitto d'interessi con il suo gruppo di petrolio ENI molto impegnato in Iran?

R. Posso presentare volentieri la lista di imprese tedesche impegnate in Iran.

D. Questo fine settimana si apre il sipario sul palcoscenico della politica estera europea in Libano. E' possibile che il palcoscenico sia vuoto?

R. Questo sarebbe veramente un disastro. Comunque abbiamo fatto di tutto per riempire il palcoscenico.

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