Intervista
6 settembre 2006

Intervista a Massimo D'Alema - Radio Kol Israel

Di Yitzhak Noy


Passiamo ad un'intervista speciale con Massimo D'Alma, Ministro degli Esteri italiano. Al telefono abbiamo ora il Dottor Yitzhak Minerbi. Salve. Qualche parola sull'intervista: si è tenuta ieri negli studi radiofonici di Kol Israel a Gerusalemme, il Ministro era nel suo ufficio di Roma, le domande sono state precedentemente concordate. L'intervista è durata una ventina di minuti, da cui abbiamo estratto circa 4 minuti, che vi faremo sentire in 5 segmenti. Dopo ciascun segmento, pregheremo l'intervistatore e cioè Lei, Dottor Minerbi, di tradurlo in ebraico. L'intervista è stata condotta in italiano, ovviamente. Al termine tenteremo di fare una valutazione complessiva delle dichiarazioni del Ministro degli Esteri. Prima di iniziare, vorrebbe aggiungere qualcosa?

Yitzhak Minerbi:
No, mi pare che Lei abbia detto tutto. Mi permetta solo di dire che il nome è D'Alema.

Yitzhak Noy:
D'Alema. Beh, sa, il mio italiano non è un granché… Sentiamo il primo segmento con la voce del Ministro, poi parlerà Lei.

Massimo D'Alema:
La mia prossima missione in Medio Oriente mi porterà in Giordania, ad Amman, e poi nei Territori palestinesi, e poi in Israele.

Yitzhak Minerbi:
[traduzione precisa in ebraico]

Yitzhak Noy:
Sentiamo il secondo segmento.

Massimo D'Alema:
Veramente non è esatto che il Segretario Generale abbia detto questo. Ha detto che la forza internazionale ha il compito di assistere le forze armate libanesi per attuare le decisioni contenute negli Accordi di Taif e poi ribadite nella risoluzione 1559 del Consiglio di Sicurezza, che è, appunto, il compito di disarmare le milizie. Questo compito deve essere svolto dalle forze armate libanesi con l'assistenza della forza internazionale, così come prevede la risoluzione del Consiglio di Sicurezza. La risoluzione impone e tutti i Paesi di rispettare l'embargo di armi verso il Libano.

Yitzhak Minerbi:
Dunque, alla mia domanda riguardo alla precisa missione della forza multinazionale, D'Alema ha detto che non avevo citato con esattezza le parole del Segretario Generale. La forza multinazionale aiuterà l'esercito libanese ad attuare le decisioni contenute negli Accordi di Taif e nella risoluzione 1559 del Consiglio di Sicurezza. Il ruolo di disarmare le milizie spetta all'esercito libanese. La risoluzione del Consiglio di Sicurezza impone e tutti i Paesi di rispettare l'embargo di armi verso il Libano. Siria e Iran si sono impegnate davanti al Segretario Generale dell'ONU di rispettare l'embargo; si porrà fine alla spedizione di armi in Libano; l'esercito libanese controllerà la frontiera; la forza multinazionale potrà assistere con vari mezzi di monitoraggio per impedire il passaggio di mezzi e di armi pesanti; e “io sono per la legalità internazionale”, dice D'Alema.

Yitzhak Noy:
Sentiamo il terzo segmento.

Massimo D'Alema:
Quindi, io credo che la presenza della forza internazionale costituisca una garanzia, diciamo, della possibilità che quanto è stabilito dalla risoluzione possa effettivamente essere realizzato.

Yitzhak Noy:
Significa?

Yitzhak Minerbi:
[traduzione precisa in ebraico]

Yitzhak Noy:
Passiamo al prossimo segmento.

Massimo D'Alema:
Innanzitutto, è evidente che io non penso di inviare una forza, diciamo. Penso che possa determinarsi una situazione nella quale il Consiglio di Sicurezza possa intervenire per favorire la ripresa di un processo di pace israelo-palestinese, questione che io continuo a considerare la questione cruciale, direi la questione più importante, che rimane il cuore della crisi mediorientale.

Yitzhak Minerbi:
Alla mia domanda riguardo alla possibilità dell'invio di una forza multinazionale anche a Gaza, il Ministro risponde: “Non penso di inviare una forza multinazionale, bensì creare le condizioni affinché il Consiglio di Sicurezza possa intervenire e favorire la ripresa del processo di pace. Il problema palestinese è quello più importante, quello centrale, il cuore della crisi mediorientale. Gli osservatori internazionali potrebbero servire da garanzia all'attuazione dell'accordo, soprattutto visto che negli ultimi due mesi sono rimasti uccisi 251 palestinesi, di cui 62 bambini. Questo è drammatico. Così si crea un clima in cui crescono solo le organizzazioni terroristiche, ed è necessario, invece, il dialogo.”

Yitzhak Noy:
Passiamo all'ultimo segmento.

Massimo D'Alema:
In questo momento noi dobbiamo sostenere il tentativo del Presidente palestinese Abu Mazen di dare vita ad un Governo di unità nazionale. Un Governo di unità nazionale che dovrebbe, innanzitutto, garantire la restituzione ad Israele del caporale Shalit; garantire la cessazione del lancio dei missili Qassam contro il territorio israeliano; chiedere la fine dei raids israeliani a Gaza; cioè creare le condizioni di una tregua.

Yitzhak Minerbi:
Dice il Ministro che in questo momento dobbiamo sostenere i tentativi di Abu Mazen di formare un Governo di unità nazionale, che possa restituire il soldato Shalit; far cessare il lancio dei missili Qassam; esigere la fine dei raids israeliani a Gaza e creare le condizioni per una tregua, e questo, in realtà, è il problema principale.

Yitzhak Noy:
Dottor Minerbi, prima di passare ad una valutazione complessiva di questo colloquio, vorrei toccare per un attimo quanto avvenuto nella Conferenza di Roma, il 26 luglio scorso, se non erro. Lei gli ha rivolto una risposta non programmata, e forse è stato proprio per questo che abbiamo avuto una risposta un po' sorprendente. Lei gli ha detto, “Voi date soldi ai libanesi, per [compensare] la devastazione causata da Israele. E noi? Anche noi abbiamo sofferto”. E allora il Ministro Le ha risposto, “Sì, abbiamo offerto i soldi ad Israele, ma Israele ha respinto [la proposta]”. Lei conferma questo scambio?

Yitzhak Minerbi:
Sì. Io ho fatto la domanda in base a quello che era avvenuto nella conferenza di Stoccolma, due giorni prima se non erro, in cui i Paesi contribuenti si sono impegnati per 940 milioni di dollari per la ricostruzione del Libano. E allora il Ministro dice: “Ma nella dichiarazione conclusiva della conferenza di Roma c'è anche un appello ad assistere Israele, ma il Governo di Israele ha risposto che non ha bisogno dell'assistenza internazionale”.

Io ho controllato la dichiarazione conclusiva della conferenza di Roma. Ho trovato una cosa simile, ma non proprio in questi termini. Forse la versione che avevo io non era proprio la versione completa. Mi sono rivolto anche al Ministero degli Esteri israeliano a Gerusalemme, per chiedere se ci sia stata un'offerta del genere e quale sia stata la nostra eventuale risposta, ma per la brevità del tempo trascorso non ho ancora ricevuto risposta.

Yitzhak Noy:È difficile sapere. A giudicare dai quotidiani di oggi, il Ministero degli Esteri è preso da tanti problemi interni.

Yitzhak Minerbi:
Io preferirei non entrare in questa faccenda.

Yitzhak Noy:
No, certo. Ho solo espresso una mia valutazione. Tentiamo, in pochi minuti, di valutare quanto abbiamo sentito dal Ministro degli Esteri. Prima di tutto, la sua sincerità.

Yitzhak Minerbi:
Sincerità? Non la metterei in alcun dubbio. Egli dice esattamente quello che pensa e ripete le stesse cose - più o meno con lo stesso spirito, se non proprio con le stesse parole - anche in altre interviste. Il Ministro sta per arrivare in Israele. Tiene molto a che le sue posizioni siano note con precisione. Ciascuno di noi avrà, certamente, delle riserve, ma lasciamo questo ad un altro momento.

Yitzhak Noy:
Sì… E per quanto riguarda alcune cose che abbiamo detto in questo programma, che non saranno piaciute ad alcuni italiani, e cioè che forse l'Italia non sarà il toccasana del Libano, ma certamente si posizionerà al centro dell'arena internazionale.

Yitzhak Minerbi:
Guardi, prima di tutto, se le due cose possono coesistere, perché no? In secondo luogo, cercarsi un ruolo internazionale non è cosa vietata ad alcun Paese, mi sembra anzi una cosa auspicabile, e se l'Italia…

Yitzhak Noy:
Ammesso che non abbia questo come unica meta!

Yitzhak Minerbi:
Un attimo. Se l'Italia ha trovato la propria vocazione per la prima volta dall'8 settembre 1943 nello svolgere un ruolo internazionale importante su questa questione, ben venga. Ora, ovviamente il nostro punto di vista è diverso. Noi viviamo in questa regione e vogliamo che ci sia la pace, prima di tutto per gli abitanti della regione, non per rinforzare l'Europa, ma se le due cose possono essere ottenute contemporaneamente, ben vengano.

Yitzhak Noy:
Sì. Grazie di cuore per l'intervista e per queste sue valutazioni, Dottor Minerbi.

stampa