Discorso
30 novembre 2006

Roma - Intervento in occasione della " Giornata dell'Asia e del Pacifico"

Testo dell'intervento


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Signor Presidente della Repubblica, Signori Presidenti delle Commissioni Esteri di Camera e Senato, Signori Ambasciatori, gentili ospiti

Desidero innanzitutto darvi un cordiale benvenuto alla Giornata dell'Asia e del Pacifico, giunta quest'anno alla sua seconda edizione (la prima, come sapete, si è tenuta nel mese di novembre di un anno fa). L'iniziativa ha come finalità quella di evidenziare in maniera tangibile l'importanza che riveste per l'Italia l'intensificazione delle relazioni con Paesi di una regione distante da un punto di vista geografico, sicuramente vicina dal punto di vista degli interessi e degli obiettivi di politica estera.

A questo riguardo merita di essere sottolineata la presenza quest'oggi della massima Autorità istituzionale italiana. Sono particolarmente lieto di salutare il Signor Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha ritenuto di accogliere il nostro invito. La sua presenza ed il suo interesse per quest'iniziativa è la migliore testimonianza dell'importanza e dell'interesse prioritari che l'Italia annette al rafforzamento delle relazioni con gli Stati ed i popoli di questa parte del mondo.

L'Italia intende quindi essere più vicina all'Asia e al Pacifico a dispetto della distanza che ci separa. Avevo avuto modo di scambiare approfondite riflessioni al riguardo con i Capi Missione dell'Asia e del Pacifico proprio qui a Villa Madama qualche mese fa. Rimasi allora molto colpito dall'interesse che la discussione suscitò e dalla concretezza delle proposte che ne scaturirono. Le ho interpretate come ulteriore e senz'altro utile contributo e motivo di stimolo. Il nostro intendimento è legato innanzitutto all'evoluzione straordinaria prodottasi negli ultimi anni, nel campo delle tecnologie ma non solo, che evidenzia la progressiva perdita di significato tradizionale del fattore distanza. In un mondo sempre più interconnesso sfide e minacce hanno caratteristiche globali; ciò che accade in una parte del pianeta produce ripercussioni quasi immediate dalla parte opposta.

La dimostrazione forse più lampante e drammatica di questa interdipendenza è forse offerta dal legame tra lo stato di abbandono dell'Afghanistan del decennio scorso e l'attentato alle Torri gemelle di oltre cinque anni fa. Oggi una dimostrazione altrettanto evidente è data dalla sfida della ricostruzione afgana, ancora incompiuta malgrado il tempo trascorso e gli sforzi compiuti. Sono di ritorno da Riga, dal vertice dell'Alleanza Atlantica che si trova impegnata in prima linea proprio sul fronte afgano. Abbiamo ribadito l'importanza di portare a compimento con successo la ricostruzione dell'Afghanistan, obiettivo essenziale per l'Alleanza in quanto essenziale ai fini della stabilità e della sicurezza regionale e globale. Mi sembra opportuno ribadire che da parte italiana non solo intendiamo onorare sino in fondo gli impegni e le responsabilità che abbiamo assunto in seno all'Alleanza e verso il popolo e i rappresentanti del nuovo Afghanistan, ma ci proponiamo di adoperarci al meglio delle nostre possibilità, d'intesa con i nostri partners e naturalmente con le autorità afgane, per individuare nuove iniziative, non alternative ma complementari rispetto a quelle esistenti, in grado di assicurare il pieno successo della delicata missione afgana. Una missione che, come ripeto da tempo e come è stato ribadito l'altro ieri non solo da me a Riga - non è e non puo' essere considerata solo una missione militare, né solo una missione della Nato ma di tutta la comunità internazionale.

Ma la rinnovata, o dovrei dire piuttosto ritrovata, centralità del continente asiatico si coglie anche da altri indicatori, meno drammatici ma non meno sintomatici. Pensiamo ad esempio allo sviluppo portentoso di protagonisti regionali come India e Cina, trasformatisi nel volgere di pochi anni in veri e propri protagonisti globali, senza trascurare il ruolo di primo piano di altri attori di rilievo quali Giappone e Corea. Pensiamo alle ripercussioni sul piano politico, economico ed ambientale della straordinaria crescita di cui in questi anni l'intero continente è stato propulsore e beneficiario.

Mi riferisco a fenomeni ben noti, al punto da giustificare le predizioni entusiastiche di osservatori autorevoli che etichettano il secolo che si è appena iniziato come "secolo del Pacifico". Il terreno delle previsioni dell'avvenire è di per sé scivoloso, popolato di incertezze e di incognite. Restiamo al presente, e atteniamoci ai fatti: già questi indicano con chiarezza che negli anni appena trascorsi il motore principale della crescita globale si ritrova non in Europa o in America, come si era abituati a credere in precedenza, bensì in Asia. Secondo una recente rilevazione del Fondo Monetario Internazionale negli ultimi 5 anni il contributo delle economie dell'Asia Pacifico allo sviluppo del PIL mondiale è misurabile nell'ordine del 21%, a fronte del 19% americano. Una tendenza di equilibri globali che è presumibile sia destinata a rafforzarsi in avvenire, considerati i tassi di sviluppo correnti e quelli stimati per gli anni prossimi.

Una presa di coscienza di questa realtà da parte nostra è quindi, prima ancora che opportuna, doverosa. Anche questo è il senso della giornata di oggi. Il governo italiano, il governo al quale appartengo, è convinto che l'ascesa prepotente delle realtà, economiche ma anche politiche, del continente asiatico rappresenti per il nostro Paese una grande sfida ed al tempo stesso una grande opportunità. Una sfida che sarebbe miope illudersi di tenere lontana con esorcismi protezionistici di corto respiro. Una opportunità che va invece affrontata a viso aperto e con determinazione per potenziare, affinandola, la capacità di competere del nostro sistema produttivo.

Intendiamo quindi cogliere la sfida competitiva delle economie asiatiche come opportunità di rafforzamento della competitività delle aziende italiane e dell'intero sistema-Paese. Uno strumento per conseguire questo obiettivo è quello di proposte che abbiamo illustrato personalmente ai nostri interlocutori, il Presidente Prodi e io stesso, in occasione delle missioni in Cina delle settimane scorse. Mi riferisco alla possibilità che i Paesi asiatici e del Pacifico scelgano l'Italia quale porta di ingresso dei loro ingenti e crescenti flussi commerciali verso l' Europa. E' un'idea che tiene conto della posizione privilegiata del nostro Paese da un punto di vista geografico ma anche storico, in quanto si collega direttamente all' epoca dei primi contatti fra i due Continenti, quando Venezia, come del resto le altre Repubbliche marinare, costituiva un prezioso snodo di riferimento dei commerci tra l'Europa e l' Oriente.

L'Italia dispone in effetti di una risorsa preziosa - quella di rappresentare una piattaforma logistica al centro del Mediterraneo e dell'Europa - una risorsa che merita di essere valorizzata appieno, in vista di una espansione del flusso sia commerciale, che di investimenti diretti in entrambe le direzioni.

Sarebbe evidentemente riduttivo circoscrivere alla dimensione economico-commerciale il potenziale della nostra collaborazione. La crescita di rilievo dei Paesi dell'Asia-Pacifico si avverte sul piano politico non meno che su quello economico. Ne è testimonianza eloquente l'elezione a Segretario Generale delle Nazioni Unite di un esponente di spicco della diplomazia asiatica quale il Ministro degli Esteri coreano Ban Ki-moon.

È nostro intendimento rafforzare ed espandere il dialogo politico di pari passo con la collaborazione economica. Abbiamo iniziato a farlo intensificando i nostri contatti sin da questi primi mesi - ho già accennato alle visite in Cina effettuate da me e dal Presidente del Consiglio. Intendiamo adoperarci per renderli ancora più frequenti in futuro: il Presidente del Consiglio sarà in India in febbraio, in Giappone e Corea del Sud in aprile; in questi ultimi due Paesi mi recherò io stesso in gennaio. Il Sottosegretario agli Esteri delegato per l'Asia e il Pacifico, Senatore Vernetti, ha un'agenda fittissima di missioni già effettuate o da effettuare nei Paesi di sua competenza. Abbiamo inoltre avviato con diversi dei vostri Paesi una interessante collaborazione in materia di antiterrorismo, in virtù della quale proprio nel mese di novembre sono stati ospitati in Italia funzionari malesiani, filippini, cambogiani e singaporeani per corsi di formazione in materia di contraffazione e lotta al traffico di esseri umani. Stiamo anche promuovendo la realizzazione di eventi promozionali in grado di favorire la sempre più stretta conoscenza e collaborazione tra i nostri popoli. Si sta concludendo con successo l' Anno dell' Italia in Cina. Nei primi mesi del prossimo anno inizierà la "Primavera italiana in Giappone", e stiamo altresì lavorando ad iniziative analoghe in altri Paesi della regione.

Sono inoltre lieto di rilevare come la nostra crescita di attenzione sia ampiamente ricambiata. In questi mesi è stato intenso il flusso di visite ufficiali che dai Paesi asiatici e del Pacifico ha toccato l'Italia: il Ministro degli Esteri australiano Downer, il Primo Ministro neozelandese Helen Clark, il Senior Minister di Singapore Goh Chok Thong, il Primo Ministro di Timor Est Ramos Horta, il Ministro indiano del Commercio e dell'Industria, il Primo Ministro vietnamita Nguyen Tan Dung, che sarà a Roma poche settimane dopo avere ospitato il summit dell'APEC.

Naturalmente, al di là dei contatti bilaterali che vogliamo adoperarci a rendere ancora più frequenti ed intensi, la dimensione ideale per il rafforzamento del nostro partenariato politico è quella multilaterale. Il suo riferimento centrale è innanzitutto, per quanto riguarda specificamente l'Italia, l'Unione Europea e la consuetudine felicemente consolidata di incontri e consultazioni in ambito ASEM giunti ormai al loro decimo anno di vita. Seguiamo inoltre con interesse la crescente importanza e strutturazione di un esperimento regionale innovativo come l'ASEAN.

La dimensione multilaterale per antonomasia è anche e soprattutto quella delle Nazioni Unite che si apprestano a passare sotto la direzione di un Segretario Generale asiatico e dove l'Italia si appresta ad entrare nel Consiglio di Sicurezza, sostenuta da un consenso vastissimo, anche di molti Paesi dell'Asia Pacifico. Colgo volentieri quest'occasione per ringraziare i loro rappresentanti del sostegno offerto alla candidatura italiana.

La fiducia nel multilateralismo è un elemento politico che sicuramente ci accomuna. Il rafforzamento di istituzioni sovranazionali rappresentative della comunità internazionale nella sua interezza e capaci di governare la globalizzazione nella sua complessità è un obiettivo fondamentale della politica estera italiana. Crediamo nel multilateralismo non come fine in sé, ma come strumento per affrontare in maniera tempestiva ed efficace le grandi questioni globali, dalle sfide della sicurezza a quelle dello sviluppo economico, dalla salvaguardia dell'ambiente alla lotta contro le pandemie, dalle quali dipende il futuro del pianeta.

L'Italia si è trovata molto spesso al fianco di numerosi Paesi asiatici e del Pacifico nella sua campagna in favore di una riforma dell'ONU che ne accrescesse sia la democraticità che la capacità di funzionare e quindi la sua efficienza. Adesso che per i prossimi due anni l'Italia avrà il privilegio di sedere nel Consiglio di Sicurezza dell'Organizzazione, l'Italia punta molto al rafforzamento della cooperazione con i vostri Paesi. Siamo convinti che i Paesi dell'Asia e del Pacifico possano portare un contributo prezioso al raggiungimento del multilateralismo efficace che è un traguardo fondamentale della nostra politica estera.

E del resto, senza voler entrare nello specifico delle questioni internazionali di maggiore attualità, proprio dall'Asia provengono due insegnamenti importanti, di cui la comunità internazionale dovrebbe far tesoro.

L'esperienza asiatica ci insegna che la globalizzazione può essere portatrice di opportunità che, se opportunamente sfruttate, possono tradursi in maggiore sviluppo economico, miglioramento in pochi anni delle condizioni di vita di centinaia di milioni di persone, mantenendo un quadro sociale relativamente equilibrato, ma al tempo stesso aperto ad istanze di progressivo rafforzamento dell'area delle libertà civili e della partecipazione democratica. Siamo lieti di rilevare che l'impetuosa crescita economica degli ultimi anni ha iniziato a rendere possibile in svariati Paesi dell'area un processo di riforme economico-sociali ad ampio raggio. Naturalmente auspichiamo che i processi in atto possano acquistare sempre maggiore vigore e ampiezza in avvenire.

Inoltre, l'Asia ci offre un modello esemplare di come possano incontrarsi e convivere armoniosamente, malgrado il contesto di incessanti cambiamenti cui sono sottoposte, grandi civiltà e religioni - come buddismo, confucianesimo, induismo, taoismo, islam e cristianità. Un esempio da cui la comunità internazionale, alle prese con il tentativo di trovare una risposta condivisa, efficace e sostenibile alla minaccia incombente di estremismi e terrorismi di varia natura, puo' trarre sicuro beneficio.

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