Discorso
2 febbraio 2007

Tokyo - Intervento del Ministro D´Alema al Japan Press Club

Testo dell'intervento


Signore e Signori, gentili ospiti del Japan Press Club,
è per me motivo di privilegio e di personale soddisfazione potervi illustrare le linee principali dell'azione diplomatica italiana sulla scena internazionale, in particolare nel Continente asiatico e nei rapporti bilaterali con il Giappone.

Sono particolarmente lieto di poterlo fare dalla prestigiosa tribuna del Japan Press Club. Ciò mi offre l'occasione per esprimere il mio profondo ringraziamento ai media giapponesi; essi hanno manifestato, soprattutto negli ultimi tempi, grande attenzione per l'Italia ed hanno sostenuto con generosità, in questi anni, molte iniziative promozionali italiane in Giappone. In tal modo, hanno contribuito in maniera essenziale ad una migliore conoscenza dell'Italia in questo importante Paese.

I governi della Repubblica Italiana succedutisi dal 1945 ad oggi hanno assunto come riferimenti costanti della politica estera l'integrazione europea, l'alleanza transatlantica ed il sostegno alla centralità delle Nazioni Unite in seno al sistema internazionale. Da quando, al termine del secondo conflitto mondiale, l'Italia ha fatto del ripudio della guerra un principio essenziale della propria Costituzione, essa ha assunto via via crescenti responsabilità di fronte alla comunità internazionale, facendosi carico di compiti onerosi in missioni all'estero sotto l'egida dell'ONU.

L'Italia, come Paese fondatore dell'Unione europea e della NATO, come Paese membro del G8 e - dal gennaio 2007 - come membro non permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per il prossimo biennio, è oggi un Paese impegnato su più fronti.

L'Italia partecipa con particolare impegno alle missioni internazionali in Afghanistan e in Libano a favore della pace, della stabilità e della ricostruzione civile. In Afghanistan l'Italia ha confermato ripetutamente la propria presenza nel quadro della missione di pace ISAF, ed è anche fortemente impegnata in ambito civile con programmi di formazione nel settore della giustizia e di sensibilizzazione della popolazione ai diritti umani. Siamo lieti di essere coadiuvati dal Giappone nel nostro sforzo in Afghanistan a favore dell' "institution building". Circa il Libano, il nostro Paese ha avuto un ruolo di primo piano nell'invio della missione dell'ONU, prima convocando assieme agli Stati Uniti una Conferenza Internazionale nel momento forse più acuto della crisi, poi contribuendo in maniera particolarmente significativa alla missione stessa. Ci rallegriamo nel constatare che molti Paesi, anche asiatici e del Pacifico, partecipano oggi all'UNIFIL, a riprova dell'esistenza di un impegno condiviso per la pace e la stabilità dell'intera regione.

Nel 2007 l'Unione Europea celebrerà il suo cinquantesimo anniversario. La costruzione europea non è solo fondamento e stella polare della nostra politica estera. Essa è un successo straordinario. La UE offre oggi il più vasto mercato del mondo. Adopera una valuta, l'euro, che è diventata in pochi anni una delle maggiori unità di riserva del sistema monetario internazionale. Ha una leadership mondiale in tecnologie e capacità di punta. Gioca un ruolo centrale nel trovare soluzioni sostenibili alle sfide di oggi sull'ambiente, sull'energia e la globalizzazione.

Il successo dell'esperienza italiana nell'Unione Europea riafferma la nostra convinzione profonda nelle virtù del multilateralismo. Con tale convinzione abbiamo recentemente concorso con successo per un seggio non permanente nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Siamo convinti che risposte basate sulla collaborazione multilaterale e sul coinvolgimento delle Nazioni Unite vadano cercate per tutte le grandi aree di tensione.

Il multilateralismo è a nostro avviso anche la chiave per superare l' erronea visione che la lotta al terrorismo e agli estremismi sia una sorta di guerra fra civiltà, o una guerra fra religioni. In questo la collaborazione tra Europa e Asia puo' essere essenziale.

Siamo pronti a lavorare con il Giappone su un piano bilaterale, ed in Asia con altri organismi multilaterali regionali come l'ASEAN, di cui seguiamo attentamente gli sviluppi e la crescente importanza e strutturazione, o i fori di dialogo comune Asia-Europa come l'ASEM.

La nostra stessa accresciuta responsabilità internazionale derivante dalla presenza nel Consiglio di Sicurezza per il biennio 2007-2008 sarà un motivo in più per confrontarci.

L'attuale Governo italiano considera l'Asia fra le priorità della sua politica estera, per una nostra più incisiva e visibile presenza in questo continente di cui in passato non abbiamo sempre considerato adeguatamente l'importanza e la complessità.

Il governo italiano è oggi particolarmente impegnato in Asia a creare partnership strategiche con i principali paesi asiatici. Partnership che siano allo stesso tempo politiche ed economiche.


In tale cornice, auspichiamo ad esempio che i Paesi asiatici possano sempre più considerare il nostro Paese quale principale porta di ingresso dei loro ingenti e crescenti flussi commerciali verso l' Europa, a nord, ed il Mediterraneo e l'Africa a sud. E' un'idea a cui noi teniamo molto, sulla scia di quanto avveniva all' epoca dei primi contatti fra i nostri due Continenti, quando le città italiane erano il riferimento dei principali traffici con l'Oriente.

Così come desideriamo espandere i nostri investimenti diretti verso i vostri Paesi, così proponiamo l' Italia come possibile destinazione degli investimenti all' estero dei Paesi asiatici. Crediamo che il Giappone, la seconda economia mondiale, possa guardare all'Italia con crescente fiducia ed interesse.

Ma lo sviluppo dei reciproci interessi economici necessita di una forte premessa politica, cioè di un consolidamento ed un ulteriore salto di qualità nel dialogo con le realtà asiatiche, nella convinzione che si tratta di un volano senza il quale un'ambiziosa strategia economica rischierebbe seriamente di non potersi tradurre in realtà.

Vorrei adesso soffermarmi sull'attuale scenario nella vasta regione dell'Asia del Nord- Est. Anche su scenari che sono geograficamente lontani dall'Italia e più vicini al Giappone l'Italia è impegnata in un ruolo di stabilizzazione. E' ad esempio il caso della penisola coreana la cui denuclearizzazione costituisce un obiettivo anche della nostra politica estera. E' ancora il caso della Cina di cui l'Italia favorisce una ascesa pacifica nel rispetto degli equilibri e delle sensibilità regionali. E' ancora il caso dello Stretto di Taiwan.

L'Italia, che aderisce fermamente alla politica "Una sola Cina", auspica vivamente una soluzione pacifica della questione, ed incoraggia sia le autorità di Pechino che quelle di Taipei al rafforzamento del dialogo ed a comportamenti improntati a moderazione e prudenza.

In tale articolato contesto regionale, e in quello più vasto internazionale, l'Italia segue con attenzione ed accoglie con favore l'impegno del Giappone a proiettare maggiormente il suo peso economico, politico e culturale. Riteniamo infatti che in un mondo multipolare ci sia bisogno di una maggiore presenza del Giappone sugli scenari internazionali.

L'Italia lavora intensamente - come accennavo - per favorire il processo di riconciliazione intercoreano, e la pacificazione e denuclearizzazione della penisola. Dopo la nostra ferma condanna da parte italiana del test nucleare del 9 ottobre scorso, ci siamo adoperati per portare l' Unione Europea a svolgere un ruolo più incisivo a sostegno della ripresa del Six Party Talks. Abbiamo quindi accolto con favore la ripresa dei colloqui a sei a Pechino lo scorso 18-22 dicembre, e seguiamo con altrettanta attenzione e favore la riapertura di un dialogo diretto fra americani e nordcoreani, con gli incontri di Pechino, in dicembre, e di Berlino, in gennaio. Riteniamo che i colloqui esapartiti restino l'ambito negoziale principale per il conseguimento degli obiettivi della denuclearizzazione e della stabilizzazione della penisola coreana.

Abbiamo inoltre assunto un ruolo di leadership nell'ambito delle Nazioni Unite assumendo la Presidenza del Comitato Sanzioni incaricato di applicare e rendere effettivo quanto previsto dalla risoluzione 1718 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Consideriamo infine con sentimenti di grande comprensione e solidarietà la questione dei cittadini giapponesi rapiti da parte nordcoreana e simpatizziamo con il dolore delle famiglie degli scomparsi, con il loro desiderio di giustizia e con l'azione diplomatica del Governo giapponese nei riguardi del regime di Pyongyang.

Sul piano piu' generale, rimane per noi prioritaria l'esigenza di continuare a preservare l' autorità e l' integrità del TNP, le garanzie dell' AIEA e di favorire l'entrata in vigore del Trattato sul bando degli esperimenti nucleari (CTBT).

Sono inoltre convinto che Italia e Giappone possano condurre un'iniziativa comune per la battaglia contro la proliferazione nucleare, che deve basarsi sul rilancio del senso del TNP.

Tuttavia credo che il nostro impegno non si possa esaurire nella giusta valorizzazione delle garanzie del TNP. Dinanzi alla minaccia nucleare, infatti, una politica basata sulla sola non-proliferazione mostra evidenti limiti. Il punto d'arrivo dovrebbe essere piu' ambizioso e piu' incisivo: un mondo libero dall'incubo nucleare. Di qui l'esigenza di riportare al centro del dibattito politico internazionale anche la necessita' di una riduzione degli arsenali nucleari. Questo obiettivo deve riguardare tutti gli attori coinvolti, ed in primo luogo, proprio per rafforzare la credibilita' del regime di non proliferazione, le grandi potenze nucleari.

La pace e la stabilità nel quadrante dell'Asia del nord-est ci appare come la condizione necessaria per consentire l'ulteriore sviluppo di una delle zone economicamente più dinamiche dell'economia mondiale. L'Italia auspica vivamente un continuo miglioramento delle relazioni tra Pechino e Tokyo e per il progressivo superamento delle eredità storiche. In questo senso, abbiamo accolto con grande soddisfazione la recente visita del Primo Ministro Abe a Pechino. Registriamo con altrettanta soddisfazione la recente decisione di istituire una commissione congiunta di studiosi che lavorerà per tentare di giungere ad un rapporto finale che offra una visione condivisa del passato dei due Paesi. Il peso della storia ha condizionato, e in parte rallentato, gli ultimi anni di relazioni sino-giapponesi. Il nostro auspicio è che gli ostacoli che ancora si frappongono alla piena normalità nelle relazioni tra i due Paesi possano presto essere superati.

L'Italia segue con la massima attenzione il riaffacciarsi della potenza cinese sulla scena mondiale. L'Italia è consapevole di una certa inquietudine con cui il Giappone guarda al crescere della potenza cinese.

Sosteniamo dunque la transizione della Cina verso una società più aperta e verso una crescita sostenibile e guardiamo con favore al ruolo della Cina nel promuovere la pace e la stabilità regionale e mondiale. Nel dialogo con la Cina, democrazia, diritti umani e la promozione di valori comuni rimangono capitoli fondamentali della politica della UE e sono di importanza centrale anche nelle nostre relazioni bilaterali con Pechino. In questo, crediamo che sia utile lavorare anche con Tokyo per favorire sempre più l'attenzione della Cina quale "reliable stakeholder" globale.

In questo quadro di generale rilancio dell'azione e della presenza italiana in Asia si inserisce la specificità del rapporto bilaterale Giappone - Italia. Paesi così lontani e in apparenza così profondamente diversi, Italia e Giappone hanno notevolissimi punti di contatto.

Sul piano politico, Italia e Giappone condividono la preferenza per un approccio basato sul consenso interno il più ampio possibile. Da un punto di vista economico, entrambi i Paesi presentano affinità quali la forte propensione al risparmio, il grande rilievo delle PMI, la spiccata propensione all'esportazione. Anche sul piano demografico, Italia e Giappone si assomigliano, dovendosi misurare con il problema di una bassa crescita e con il costo crescente di una popolazione che invecchia.

Siamo stati di recente accomunati anche sul piano emotivo: nell'ultimo decennio l'incerta situazione economica ha fatto sì che in entrambi i paesi ci si è interrogati sulla validità dei nostri due originali modelli di sviluppo che - a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso - hanno sbalordito il mondo per la loro flessibilità e vitalità. Oggi, però, in Italia come in Giappone si colgono segni di un rinnovato ottimismo, l'annuncio di una rinnovata crescita economica.

Negli ultimi anni l'Italia ha realizzato in Giappone notevoli sforzi promozionali quali l'Anno dell'Italia in Giappone nel 2001 e la partecipazione all'Expo di Aichi nel 2005. L'Italia ha avuto modo di presentarsi agli occhi dei Giapponesi come valido organizzatore, qualità in cui riconosciamo ai giapponesi di essere maestri, ma in cui anche gli italiani eccellono esaltando non solo le loro doti di creatività, ma anche la capacità di lavorare in squadra e, all'occorrenza, di saper "improvvisare".

Abbiamo puntato molto sull'arte perché crediamo che, sul piano culturale, le nostre due civiltà si assomiglino caratterizzandosi come civiltà della memoria, dotate di un grande senso della raffinatezza estetica, dell'equilibrio, e di un profondo rispetto per il patrimonio culturale ed artistico.

Sappiamo che oggi l'Italia è in Giappone fonte di ispirazione nell'arte e nello stile di vita. Interpretiamo tale interesse come l'espressione di un amore profondo, sincero, ma anche ragionato, metodico, dunque forse ancora più saldo. Ne è tangibile prova l'elevatissimo numero di turisti giapponesi in Italia, oltre un milione e mezzo di presenze annue. Ne è stato prova il fatto che il padiglione italiano ad Aichi fu quello in assoluto più visitato.

Oggi abbiamo una nuova ambizione italiana in Giappone: un nuovo grande sforzo promozionale, la "Primavera Italiana in Giappone", che si svolgerà da marzo a giugno del 2007 e che comprenderà, quale evento principale la mostra, "La mente di Leonardo", dedicata al genio di Leonardo Da Vinci, con inclusa la celeberrima opera "L'Annunciazione". E' un'iniziativa che permette di presentarci al contempo come il paese del Rinascimento, e come il paese della tecnologia. Riteniamo anzi che l'odierna tecnologia italiana, in alcune delle sue migliori espressioni, possa essere considerata come parte di un Rinascimento contemporaneo, come una moderna forma d'arte. L' esempio della Ferrari, per citare solo il caso più noto, ne è una riprova: macchina sofisticata dal punto di vista tecnico ma anche capolavoro artistico, e dell' ingegneria, nella forma e nel design.

Arte e tecnologia, Italia del passato storico, ed Italia del genio contemporaneo: è questo il binomio che vogliamo presentare, con la "Primavera italiana", in questo Paese, così sensibile alle espressioni dell' ingegno italiano.

Ambiamo inoltre a stabilire con il Giappone un partenariato anche in settori industriali avanzati: nanotecnologie, biotecnologie, robotica, riqualificazione del territorio e la protezione ambientale. Siamo fiduciosi che le presentazioni e le occasioni d'incontro previste dalla "Primavera Italiana" faranno scoprire al pubblico giapponese un aspetto al momento meno conosciuto, ma non per questo meno apprezzabile, del "Made in Italy". Miriamo a collaborazioni che consentano di avviare "spinoff" tecnologici.

Chiediamo infine al Giappone di promuoversi di più e meglio in Italia. Gli Italiani sanno ancora poco del Giappone. Certamente, negli ultimi anni si è verificata in Italia una vera e propria "ondata nipponica". Non solo i prodotti tecnologici giapponesi, ma anche, sempre di piu', il design, il cinema, gli spettacoli, la letteratura, la gastronomia, il calcio, delle espressioni a loro modo di pop-art come i manga e gli anime sono oggetto di attrazione per le nuove generazioni italiane. Rimane però ancora troppo basso il numero dei turisti italiani in Giappone, un vero paradosso se si considera la proverbiale ospitalità del vostro popolo. L'interesse degli italiani per il paese del Sol Levante è ancora troppo frammentario.

Colgo dunque l'occasione per invitare il Giappone a intraprendere un'opera di più incisiva presentazione della propria cultura in Italia. Essa incontrerebbe certamente il favore degli Italiani e concorrerebbe a accrescere ulteriormente lo scambio fra i due Paesi e a cementarne l'amicizia. Mi auguro che attraverso il ripetersi di queste iniziative si costruisca un ponte ideale fra i nostri due popoli, un ponte che possa essere percorso in entrambi i sensi di marcia da un numero sempre più ingente di persone.

Vi ringrazio per la vostra cortese attenzione.

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