Intervista
22 settembre 2007

Intervista a IO DONNA

Intervista di Maria Teresa Meli - Corriere della Sera


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Ministro, è solo un’impressione o questo nuovo lavoro le piace più della politica di casa nostra?
«E’ vero. La politica estera rappresenta una dimensione veramente coinvolgente, mentre, purtroppo, le vicende politiche interne non sempre sono entusiasmanti ».

Da quando è alla Farnesina quali sono personalità estere che più l’hanno colpita?

«Diverse. Alcune donne, per esempio. A cominciare da Condoleezza Rice e dal ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni. Sono donne con grande personalità, con passione politica e molto competenti. E ve ne sono anche in Europa: penso ai ministri degli Esteri di Austria e Grecia, Ursula Plassnik e Dora Bakoyannis, che sono due donne validissime».

Con la Rice, però, sarete in disaccordo su molte cose...

«Guardi che la Rice è simpatica anche perchè è come se volesse sfidarti politicamente, quasi a volerti dimostrare: "Siamo noi che ci battiamo per la libertà nel mondo, non voi della sinistra"».

In Italia, invece, donne che hanno un ruolo di primo piano in politica scarseggiano.
«Siamo un paese di tradizione più maschilista. Però avremmo delle donne di sicura statura internazionale. Ad esempio, io lavoro a stretto contatto con Emma Bonino, per ragioni di ministero, e lei è una donna che fa un lavoro di prim’ordine e che ha un notevole prestigio anche all’estero».

D’Alema, ha fatto il premier, ora fa il ministro degli Esteri, le dà fastidio che qui in Italia la impicchino ancora al suo passato nel partito comunista?
«All’estero c’è un giudizio più variegato. Nei confronti di parte dei miei interlocutori, penso per esempio al terzo mondo, l’essere stato collaboratore di Berlinguer per me non è affatto handicap, anzi. La percezione del comunismo italiano è stata molto spesso positiva sia nei paesi ex comunisti, dove il PCI veniva visto come un punto di riferimento del dissenso, sia in gran parte dell’America Latina o dell’Africa. Eppoi non dimentichiamoci che Berlinguer conquistò la copertina di Time. E’ stato un comunista particolare, originale, ed è un po’ curioso che questo a volte in Italia sia rimosso per meschine ragioni di politica interna. Comunque, per tornare alla sua domanda, no, non mi dà fastidio perchè non ho mai cercato di cancellare le tracce del mio passato».

Chi stima nel centrodestra?

«Nel centrodestra ci sono senz’altro persone per le quali ho considerazione. Io sono tra quelli che non ha mai considerato Berlusconi una meteora, ho sempre pensato che fosse un leader che ha una sua forza, magari dannosa per il Paese, ma ce l’ha. Poi c’è Tremonti. Io ci litigo spesso, anche perchè abbiamo tutti e due caratteri spigolosi, però non c’è dubbio che è un uomo di forte personalità, che ha passione politica. Ancora, per citarne uno a me più affine, Bruno Tabacci. E avevo simpatia per Bossi, che è un uomo autentico e che rappresenta effettivamene un pezzo dello spirito pubblico del Paese».

Lo ha detto lei: ha un carattere spigoloso. Può anche sembrare antipatico...è vero o la disegnano così?
«Io sono forse uno che divide. C’è un mondo, non così minuscolo, che per me ha uno straordinario affetto, ci sono altri che non mi amano. Io creo diversi sentimenti, a volte anche estremi e opposti. Nei momenti difficili della mia vita sono state tante le persone che mi hanno dimostrato una dedizione e un affetto straordinari. Altrimenti (Risata)... diciamo che se stessi sulle scatole a tutti avrei dovuto cambiare attività».

Però le sue battutacce cattive sono proverbiali.

«Con l’età ne faccio di meno. E comunque non sono cattivo. Anzi, sono sostanzialmente inoffensivo. Non ho mai fatto del male a nessuno, anche perchè avendo una grande considerazione dell’intelligenza non riesco a dividere il mondo in amici e nemici».

In cretini e intelligenti sì, confessi.

«Diciamo che tendo ad avere un criterio di questo genere... Tornando alla cattiveria, non sono mai riuscito a fare del male a nessuno salvo che a me stesso, per orgoglio e per un certo snobismo a cui pero’ non rinuncerei perchè fa parte del mio carattere. Tra l’altro, io sono uno che quando prende cappello paga di persona. Non conosco nessun mio collega che se si "incavola"  se ne va da palazzo Chigi, che lascia una casa di un’ente, che decide di non presentarsi nel proporzionale, cioè che compie gesti di forte rischio personale».

Se dovesse incarnarsi nel protagonista di un romanzo chi sceglierebbe?

«Se dovessi proiettarmi in una dimensione diversa mi affascinerebbe quella del navigatore, dell’esploratore... C’è uno scrittore svedese, Bijorn Larson, che ha scritto che la libertà è stare su una barca a vela in un qualsiasi porto del mondo e poter partire per qualsiasi punto del mondo, senza avere altro limite che le previsioni del tempo. Mi dà un enorme senso di libertà pensare che potrei non avere più vincoli, a un certo punto della mia vita. C’è una bellissima pagina di Musil che descrive la vita dell’uomo come quella della mosca che rimane incollata alla carta moschicida. E più ti agiti e più rimani incollato a un ruolo in cui resti prigioniero per tutta la vita. E’ bello, invece, pensare che uno può riconquistare la propria libertà. Io ho questa aspirazione. Non so se riuscirò a realizzarla, ma quest’idea mi sostiene nell’impegno quotidiano».

Ministro, il suo amore per la vela è noto. Ma la sua famiglia la segue per quieto vivere o per passione?

«Mia moglie all’inizio l’ha accettata come parte del "pacchetto D’Alema". Adesso la mia impressione è che le piaccia. I miei figli hanno venti e diciassette anni, insomma, sono nell’età in cui i ragazzi non vanno più in vacanza con i genitori. Loro invece vengono. Mia figlia quest’estate è stata otto giorni con noi, e poi è partita con il fidanzato, mio figlio è rimasto tutto il tempo. Anche se loro tendono a farsi portare...».

Nel senso che sulla barca non si danno da fare?

«Non lavorano, ma forse è anche colpa mia. La barca,in fondo, è il mio gioco e non sono troppo disponibile a farci giocare gli altri! Per me, ad esempio, l’idea di affidare una barca a un marinaio sarebbe inconcepibile. Avrei l’impressione che voglia portarmi via il mio giocattolo (Risata)».

Lei come tutti quelli che lavorano molto sarà un padre assente. E indulgente?

«Poco presente e molto concessivo, con aspri rimproveri da parte di mia moglie».

Ha ragione sua moglie.
«Io amo mia moglie e le sono grato per come si è occupata dei nostri figli ed anche di me. Sono due cose diverse: non bisogna confondere la gratitudine con l’amore, ma per mia moglie provo entrambi i sentimenti».

D’Alema, che rapporto ha con la tv?
«Strettamente funzionale. E’ un elettrodomestico che uso principlamente per vedere i Tg e le partite di calcio. Faccio eccezione solo per alcune trasmissioni. Quelle di Arbore, della Dandini e, narularmente, di Benigni».

E per quelle di Beppe Grillo?

«Non ho mai avuto una grande passione per lui come comico, e questo non ha nulla a che vedere con i suoi recenti sviluppi politici».

Ma è vero quel che raccontano all’Unità? E cioè che lei quando era direttore giocava sempre al computer?

«Non sempre, spesso, ma giocavano tutti. Serviva a scaricare la tensione».

Ministro, che giocatore comprerebbe per la Roma?

«Io avrei preso Suazo e infatti dovevamo prenderlo, poi è arrivato Moratti con un sacco di soldi, guastando il mercato, perchè secondo me queste "rincorse monetarie" sono veramente negative. Comunque, parliamoci chiaro: l’acquisto più importante che ha fatto la Roma è l’allenatore. Quest’anno credo che avremmo bisogno di un attaccante forte, anche fisicamente. Avrei un elenco di possibili acquisti, ma non faccio nomi perchè la mia fiducia nel tecnico è totale. Io sono un tifoso romanista tendenza acritica, della serie "la Roma non si discute, si ama", quindi non oso dare suggerimenti».

E per la squadra del Pd ha suggerimenti?

«Lì abbiamo lo stesso problema dell’Inter: troppi giocatori di qualità. La questione delicata sarà metterli in campo in modo efficace».

Ultima domanda: in vacanza sulla barca chi si porterebbe dietro? Prodi, Veltroni o nessuno dei due?
«Nessuno dei due. Io e Walter siamo cresciuti insieme, e per un periodo andavamo anche in vacanza insieme a Sabaudia, con i bambini. Ma a un certo punto mi sono reso conto che la vacanza vera è quella in cui tu non stai con le persone con cui lavori da mane a sera. La vacanza deve essere uno stacco vero. E infatti sulla nostra barca due cose non si possono portare: la droga e... i giornali».

La categoria ringrazia...

«Ma guardi che anche per i cittadini è salutare una vacanza senza interviste e dichiarazioni di politici!».

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