Intervista
6 dicembre 2007

D'Alema: «Su gay e governo solo polemiche distruttive»

Colloquio con L'Unità - a cura di Natalia Lombardo


dalema_100808_img.jpg
«Com’è possibile, si polemizza con me quando nessuno, in Italia, propone i matrimoni gay? Io ho sempre difeso i diritti delle coppie omosessuali e non ho mai rinunciato alla laicità dello Stato»: Massimo D’Alema si dice «stupito dalle reazioni» dei movimenti gay, ma soprattutto degli esponenti dei Verdi, del Pdci e del Prc, alla sua contrarietà ai matrimoni omosessuali. Una «polemica da cortile mediatico», dice sprezzante il ministro degli Esteri, che però
ci tiene a chiarire «ai lettori» il suo pensiero: «È stato presentato come un fotomontaggio, pezzi di un film messi insieme ma fuori contesto». Una cosa brucia di più: «Mi dispiace che mi venga attribuita un’improvvisa svolta clericale». La sua e del Pd. Tutto nasce lunedì mattina, quando D’Alema ha tenuto una conferenza nell’istituto tecnico «Cristoforo Colombo» di Roma, Il giorno dopo il Corriere della Sera titolava: «No di D’Alema alle nozze gay: offesa a tanti italiani», nell’occhiello: «non sono cattolico ma avverto il fascino della fede».
Durante il giorno è montata la polemica. «Con i ragazzi ho citato una bellissima intervista di Grillini, nella quale lui stesso diceva che i matrimoni gay non sono fra gli obiettivi immediati del movimento omosessuale», racconta D’Alema, «e poi che il matrimonio è un sacramento, quindi non mi sembra il caso di offendere la sensibilità di una parte degli italiani. Ho detto una cosa ovvia, spiegando agli studenti ho che in Italia ci possono essere altre forme di unione: i Pacs o le Unioni civili, per garantire i diritti di persone dello stesso sesso che si amano, perché possano convivere o assistersi in ospedale. Spero che il Parlamento discuta queste proposte». Cose dette spesso in questi anni. Se la polemica è «senza né capo, né coda» è stato «molto bello», invece, l’incontro di due ore con i giovani, « un’assemblea fittissima nella quale si sono state fatte molte domande», racconta D’Alema ieri, tornando dal vertice bilaterale Italia-Spagna con il premier Zapatero (hanno parlato solo di «interscambi» fra i due paesi, e non dei matrimoni gay permessi in Spagna). Che l’ex presidente Ds ce l’abbia con i giornali è noto, «si spreca tanta carta, si tagliano gli alberi...», ironizza ieri al telefono con l’Unità, ricostruendo il «film» della scuola. «Veramente avevo fatto una conferenza sulla crisi della politica, poi sono iniziate le domande. Ho parlato di Gerusalemme, del fascino di questa città, crocevia delle religioni monoteiste dove trovi il Santo Sepolcro, il Muro del pianto e Moschea di Al-Aksa. Ho raccontato loro dell’incontro con il Cardinal Martini a Gerusalemme, dell’esperienza di riconciliazione che sta facendo con i parenti delle vittime israeliani e palestinesi, cercando di unire chi si è visto ammazzare dei familiari. Per questo ho detto che sarebbe assurdo non subire il fascino della forza di questa fede». Ecco, qui per D’Alema scatta la prima scena del «fotomontaggio» presentato come un abbandono della frontiera laica, unita per di più al no ai matrimoni gay: «Il discorso religioso era fuori contesto. Ho detto di non essere credente, e comunque sono affari miei». Neppure ai giovani interessano «le polemiche da botteguccia». Dalla quale si tiene alla giusta distanza volando alto sulla politica internazionale. «Strumentalizzazioni», accusa. Non tanto dei giornali («ci ho rinunciato») quanto di «dei politici. Ai colleghi consiglierei di alzare il telefono e chiedere spiegazioni, prima di dichiarare...». Ciò che dà fastidio all’ex presidente Ds è anche un altro fotomontaggio: «Si vuol dire che il Pd rinuncia alla laicità dello Stato. Ma come? Sono impegnato da sempre senza riserve nelle battaglie per i diritti omosessuali e sulla laicità dello stato». Ce ne ha per tutti. il leader dei Verdi chiede se «il Pd guarda a Aznar o a Zapatero?»: «Ma Pecoraro mica ha proposto i matrimoni gay. Non li propone nessuno e poi polemizzano con me?», ribatte D’Alema, «Ho risposto alla domanda di una ragazza: scusi, che ne pensa dei matrimoni gay? Dovevo parlare della laicità dello Stato o dei miei rapporti coi Verdi...?». E Salvi, che ha detto «se ne parla D’Alema porta fortuna a chi sostiene cause avverse»? «Salvi vuole fare lo spiritoso, ma non sempre gli riesce e si rovina da solo: io sostengo la sua tesi, ho detto che ci deve pensare il Parlamento».
«È facile fare giochi di parole. È una delle ragioni del collasso del sistema politico» commenta come un fiume in piena di rabbia contenuta: «Si affoga in una montagna di chiacchiere inutili. Ogni pretesto è buono per dare fuoco alle polveri...». Sembra esserci anche dell’altro, nel fuoco perpetuo di polemiche che assedia il governo. «No, il governo non è sotto assedio. Certo questo è un solo un episodio di una storia infinita di tormenti. Dobbiamo guardarci dalla sindrome distruttiva della sinistra: ognuno salvaguarda il suo particolare pensando di trarre vantaggio attaccando i vicini. Così si genera un discredito generale sulla sinistra, si dà l’immagine di una gruppo di persone che chiacchierano...». Ci tiene, però, a chiarire ai lettori: «Non ho cambiato opinione. E’ stato un corto circuito servito solo a far fare delle dichiarazioni. Si passa il tempo...» è la tipica chiusa in stile dalemiano.

stampa