Intervista
1 febbraio 2008

Ecco il mio piano palese

Lettera al Corriere della Sera


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Caro Direttore,
ho letto con qualche sorpresa l’articolo di Maria Teresa Meli sul “piano segreto di D’Alema”. Perché piano segreto? Sarebbe stato sufficiente telefonarmi per ascoltare opinioni che sostengo e non da solo in modo aperto e coerente fin dall’inizio di questa crisi. Ritengo che prima di andare alle elezioni si debba correggere la legge elettorale. Penso che se il Parlamento non è in grado di farlo – cosa che invece ritengo possibile e auspicabile – si debba consentire ai cittadini di decidere attraverso il referendum legittimamente richiesto e ammesso. Penso che fare altrimenti sarebbe lesivo di un diritto democratico e finirebbe per approfondire il varco tra i cittadini e le istituzioni. Non si tratta di un complotto per perdere tempo perché quanto io propongo è perfettamente compatibile con la possibilità di votare entro la primavera. La legge elettorale vigente è considerata un pasticcio da una larga maggioranza degli italiani e dei membri del Parlamento. La stessa Corte Costituzionale, nell’ammettere il referendum elettorale, ha messo in evidenza le carenze e le incongruenze della legge elettorale gettando un’ombra sulla sua legittimità costituzionale. Soltanto chi non avverta un minimo di responsabilità verso il Paese e le istituzioni democratiche può pensare che si possa andare al voto con una legge su cui grava un referendum popolare e un dubbio di costituzionalità. Sono stupito che personalità politiche che si definiscono “moderate” e “liberaldemocratiche” siano assolutamente insensibili ad una questione così delicata di correttezza democratica e di legalità costituzionale. È evidente infatti che il referendum sulla legge elettorale non può essere posposto di un anno come un qualsiasi referendum abrogativo proprio perché investe il sistema con il quale si dovrebbe andare oggi alle elezioni. Ed è anche evidente che un Parlamento eletto con un sistema che dopo pochi mesi potrebbe essere cancellato dai cittadini rischierebbe, in breve tempo, una totale delegittimazione. Non è un caso che l’esigenza di una riforma elettorale prima del voto sia sostenuta da tutte le rappresentanze del mondo dell’impresa e del lavoro. Se il Capo dello Stato ha conferito al Presidente del Senato un mandato a verificare la possibilità di formare un governo per cambiare la legge elettorale, è evidentemente perché l’esigenza da me avvertita è ampiamente condivisa nella società e nelle istituzioni. Leggo nelle agenzie gli insulti e le minacce di chi vuole ad ogni costo impedire che il Parlamento possa fare ciò che a mio giudizio sarebbe un suo elementare dovere democratico. Questo non fa che accrescere le mie preoccupazioni. Ma anche non fa che rendere inderogabile la necessità di non piegarsi e di continuare a difendere le istituzioni e le regole della democrazia.

Massimo D’Alema

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