Intervista
8 marzo 2008

«Aiuto Napoli, l'emergenza passerà»

Intervista di Gino Cavallo - Il Mattino


91021934_img.jpg
Massimo D'Alema in prima linea su uno dei fronti più caldi per il Partito democratico, quella Campania che l'emergenza rifiuti ha trasformato da sicuro bastione ad area ad alto rischio. E quando il gioco si fa duro...
Fare il capolista per il Pd nel collegio Campania 1 ha il sapore di una sfida. Cosa l'attira e cosa teme di più in questa nuova esperienza?
«Sono già stato candidato nel collegio Campania 2. Ora affronto questo nuovo impegno con entusiasmo, d'altra parte la cosa che mi affascina di più è Napoli. È una terra che amo moltissimo. Per me resta indimenticabile la campagna per le europee del 2004, quando, candidato per il Mezzogiorno, fui accolto con affetto, con quel senso di ospitalità che ti rimane dentro».

Qualcuno ha ipotizzato che si sia trattato di un tentativo di allontanare la querelle delle dimissioni di Bassolino?
«Si tratta di una questione che devono risolvere Bassolino e il consiglio regionale della Campania. L'idea che il destino della Campania si possa decidere Roma piuttosto che a Bari o a Gallipoli è oggettivamente antidemocratica».

E tuttavia la sensazione che una stagione si sia chiusa e che ci sia bisogno di scadenze precise per avviarne una nuova è reale e diffusa.
«Non c'è dubbio che Bassolino abbia rappresentato per una lunga fase un punto di riferimento essenziale per la città e la regione. Quando si traccerà il bilancio di questa stagione, esso dovrà essere sereno ed approfondito, perché non sarebbe onesto ricondurre tutto all'emergenza spazzatura. Ogni fase ha le proprie luci e le proprie ombre. Ora, comunque, la preoccupazione che mi sembra muovere Bassolino è quella di fare fino in fondo il suo dovere che oggi è aiutare De Gennaro e aprire una prospettiva nuova».

La messa a punto delle liste è stata un tormento. Dovunque, ma in Campania anche di più.
«È un malessere che ha le sue radici nella legge elettorale, che affida ai partiti la nomina dei parlamentari e priva i cittadini della possibilità di scegliere. Una legge profondamente antidemocratica che Berlusconi ha voluto e poi non ha avuto il coraggio di cambiare. È un meccanismo che produce ferite, da una parte e dall'altra».

Come affronta la prova di essere capolista in Campania in questo difficile momento?
«Per quanto mi riguarda, ho accettato la candidatura in Campania per spirito di servizio, perché voglio dare un contributo in una situazione di emergenza. Mi hanno chiesto la disponibilità e non mi sono tirato indietro. Ma anche perchè proprio nei giorni dell'emergenza è opportuno pensare a cosa fare quando ne saremo usciti, a come impostare una nuova fase di sviluppo per questa città. Il lavoro che ho fatto in questi anni ha rafforzato la mia convinzione che, una volta che si è deciso di accettare la sfida, la globalizzazione può essere una grande opportunità. E proprio chi ha una tradizione cosmopolita, chi da sempre è crocevia di culture e luogo di incontro e dialogo tra le civiltà, ha più di altri il fisico per stare nel mondo nuovo. Tanto più in un momento in cui il Mediterraneo riacquista una nuova centralità in Europa e nel mondo».

Napoli centro del mondo in un momento come questo sembra complicato da sostenere.
«Tutt'altro. Quando l'emergenza sarà superata comincerà una nuova sfida e occorre che Napoli la affronti con convinzione, facendo leva sulla sua tradizione intellettuale, su nuove energie e vitalità, puntando su innovazione, ricerca e modernizzazione. Del resto, in Campania vi sono già punte di eccellenza riconosciute a livello mondiale. Dobbiamo ripartire da qui, convinti che Napoli debba sfruttare le proprie capacità per affrontare il futuro. Ha tutte le carte in regola per farlo».

Intanto, è di spazzatura che dovrà parlare in Campania. Ha già incontrato il prefetto De Gennaro?
«Certo e ricordo che il nostro è il primo esecutivo che si sta occupando con la necessaria serietà di una questione che è da molti anni di competenza del governo nazionale. Lo ricordo perché in questo frenetico scarico di responsabilità Berlusconi sembra aver dimenticato che lui per cinque anni aveva i poteri per risolvere questo problema. Noi ci siamo presi le nostre, stupisce che lui non si sia assunto le sue. De Gennaro sta operando con efficacia, dovremo sostenerlo e lo faremo con le risorse necessarie. C'è uno sforzo per uscire dall'emergenza e il commissario ritiene di poter rispettare i tempi fissati. E allo stesso tempo bisogna lavorare per dotare la Campania dei due termovalorizzatori, quello di Acerra e quello di Salerno, che rappresentano la soluzione a regime del problema. Insomma, ora c'è l'emergenza ma bisogna anche creare le condizioni perché il ciclo dei rifiuti funzioni, ad esempio cominciando dalla raccolta differenziata».

Non trova che il Mezzogiorno resti ancora ai margini del dibattito elettorale?
«La Lega già annuncia che, in caso di vittoria del centrodestra, a maggio già porrà la questione di un nuovo federalismo. E teniamo conto del fatto che con tutta probabilità la prossima legislatura avrà un carattere costituente. La mia preoccupazione è che si determinino condizioni in cui il Mezzogiorno conti poco, che sia sostanzialmente sottorappresentato. Ho calcolato che se dovesse vincere il centrodestra che si compone di un partito nazionale e di un partito del Nord e di un'appendice, quella di Lombardo, che al più rappresesenta un gruppo di potere siciliano, questo darebbe al Nord un peso tale da squilibrare profondamente la rappresentanza degli interessi nazionali in una legislatura costituente. Il Mezzogiorno ha bisogno invece in Parlamento di una rappresentanza autorevole, di grandi personalità. E il Partito democratico si propone come la forza che è meglio in grado di assicurare questa presenza incisiva, capace di mobilitare le risorse intellettuali, economiche, produttive che sono presenti al sud. E di difendere le ragioni dell'unita nazionale».

Fermo restando che il federalismo resta un percorso da completare.
«A dirla tutta, la mia opinione sul federalismo è che dovremmo persino correggere qualche eccesso introdotto con la riforma del titolo quinto della Costituzione. Bisogna ridare forza all'unità nazionale e non introdurre nuovi elementi di frantumazione. La coalizione di centrodestra si presenta come un'alleanza tra Berlusconi e la Lega Nord che grazie al premio di maggioranza sarà di gran lunga la forza chiave del prossimo Parlamento. Ho dei dubbi sul fatto che questa situazione sarebbe molto favorevole agli interessi del Mezzogiorno»

A proposito di alleanze, a vedere le turbolenze nel Pd verrebbe da pensare che forse sarebbe stato meglio andare davvero avanti da soli?
«Un grande partito è comunque un luogo dove si raccolgono idee, esperienze. Se fossero ideologici, i grandi partiti non potrebbero rappresentare la complessità sociale. Comunque, guardi i radicali, da sempre teorici del bipartitismo. Oggi sono invitati a passare dalla teoria alla pratica, cosa non facile. Però alla fine hanno scelto».

In una campagna elettorale dai toni composti s'è inserita una polemica dura su una questione di antica drammaticità: la sicurezza sul lavoro. Se l'aspettava?
«Sinceramente non ho capito le polemiche sollevate da Confindustria, forse Montezemolo non ha letto il testo del provvedimento approvato dal consiglio dei ministri. Non è solo sanzionatorio, prevede la formazione, il potenziamento dei controlli. La sanzione penale è prevista solo nei casi in cui chi è responsabile di gravi inadempienze rifiuti di mettersi in regola. Il fine della legge non è mettere le persone in prigione, ma spingere la gente a mettersi in regola. Berlusconi, che in questo come negli altri campi non ha fatto nulla, ora ci rimprovera di aver perso tempo. Ma dispiace che non si sia riusciti a rimuovere una posizione di Confindustria che a me è apparsa di particolare insensibilità».

Domani (oggi per chi legge) debutta da capolista a Pompei. Tutto per una battuta?
«Ma no, l'ho fatto perché avevo voglia di tornare in un luogo che ho sempre amato molto, da ragazzo ci venivo spesso. Berlusconi e l'archeologia politica c'entrano poco. E poi - ripeto - ci tenevo a lanciare un messaggio, a ricordare che la Campania è anche una terra di civiltà e di cultura, con luoghi straordinari, che, se gestiti sapientemente come è stato fatto a Pompei, sono in grado di accendere interesse, promuovere cultura, attrarre turismo da ogni parte del mondo e far bene all'immagine non solo di questa regione, ma di tutto il Paese».

stampa