Intervista
14 maggio 2009

LA RICERCA DEL PENSIERO DA ULTIMO DEI MOHICANI <br>

Intervista di Pino Di Maula – Terra


Filosofo e velista, giornalista e politico di razza, Massimo D’Alema è un sacco di cose, ma fondamentalmente era e resta il più “tosto” scaltro e, forse un po’ anche per questo, odiato(dai giornalisti) e, contemporaneamente, amato (dai militanti ex Ds) dirigente comunista. Sì certo, in qualche modo, ancora comunista perché il Massimo del
Pd, nonostante la “svolta” da lui promossa, nel 1989, con Achille Occhetto, trae ancor oggi linfa vitale dalle sue radici teoriche, il pensiero marxista. Per saperne di più sul mistero che aleggia da sempre attorno al personaggio,
entriamo direttamente nella sua tana ricavata nel cuore di Roma. Nella piazza, detta Farnese, che prese forma dal genio artistico di gente come Antonio da Sangallo, Michelangelo Buonarroti, il Vignola e Giacomo Della Porta.
A pochi metri dall’ambasciata Francese c’è, infatti, la sede della Fondazione di cultura politica Italianieuropei. E a dirigerla come l’eroe de L’ultimo dei Mohicani che organizza “la sua fredda vendetta” c’è proprio lui. Lo raggiungiamo scavalcando capanelli di docenti e studenti intenti a sperimentare la fusione tra cervello e passione. Superata la sorpresa d’incontrare la ricerca culturale in un luogo che attiene più all’ingegneria politica, volgiamo
decisi la prima domanda mentre, nel suo studio, D’Alema scorre fiero libri sulla Resistenza che, sostiene, incrociano la storia della sua famiglia.

Presidente, che sta succende al nostro Paese. Da una parte si pretende di attribuire dignità umana alle cellule dall’altra la si nega agli stranieri?

«Quello che sta succedendo e’ incivile. Non si possono fare in questo modo i rimpatri: i respingimenti collettivi sono proibiti dal diritto internazionale. Bisognerebbe identificare le persone e accogliere coloro che hanno diritto all’asilo politico. Con il governo di centrosinistra, dopo il tragico incidente dell’affondamento di una imbarcazione, abbiamo risolto il problema dell’immigrazione clandestina dall’Albania. Abbiamo bloccato il flusso degli immigrati clandestini nel Canale di Otranto, e lo abbiamo fatto nel rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, con un accordo di riammissione chiaro. Tanto e’ vero che non vi sono mai state proteste dell’Onu o della Chiesa. Il provvedimento sulla sicurezza che sta passando alla Camera contiene norme gravi e discriminatorie. E’ una legislazione barbara che aggravera’ il problema dell’immigrazione clandestina.

Perché?

Chi è costretto alla clandestinità diventa più facilmente preda delle organizzazioni criminali, del racket, che e’ l’unica autorità a cui può appoggiarsi. La politica del governo non solo e’ inefficace, ma dannosa. E si regge su una serie di manifesti ideologici. Da questo punto di vista, sono assolutamente prive di senso le parole di Berlusconi sull’Italia che non deve diventare un Paese multietnico. Come giustamente hanno sottolineato i vescovi, in Italia vivono gia’ milioni di persone di etnie diverse, che fanno parte della nostra societa’. Se dovessimo prendere sul serio le dichiarazioni di Berlusconi dovremmo espellere le badanti, chiudere le fabbriche e lasciare gli anziani senza assistenza… Il governo dovrebbe preoccuparsi di promuovere la convivenza, invece di lanciare appelli ideologici incivili, che alimentano solo un clima di diffidenza e ostilità.


Dagli immigrati alle donne. Che effetto le ha fatto Berlusconi mentre parla di Eluana come un corpo che avrebbe potuto partorire. E delle sue, a quanto pare incontrollabili, pulsioni verso l’erotismo facile?

Queste vicende private così sgradevoli hanno una rilevanza pubblica, perche’ riguardano il presidente del Consiglio, una sua certa visione delle donne, del potere, del denaro. Sara’ la gente a giudicare questi aspetti e questi comportamenti. Per quanto riguarda il caso Englaro, ritengo che la sua strumentalizzione sia stata vergognosa. In quella vicenda l’atto che ho umanamente apprezzato di più, al di là delle considerazioni di natura politica e culturale, è stata la decisione di Peppino Englaro di non esibire il corpo di sua figlia. Mostrandolo avrebbe vinto la partita mediatica e si sarebbe capita l’aberrazione delle cose dette da Berlusconi, ma lui non ha voluto. È stato un grande atto di civiltà in un momento in cui la civilta’ tende a degradare.

A proposito di degrado civile e culturale, questa sede pullula di filosofi, ma nella politica non ‘è traccia di ricerca sulla realtà umana…

La prossima settimana si terra’ a Marina di Camerota una scuola di formazione sul tema della biopolitica, organizzata dalla Fondazione Italianieuropei. Si riflettera’, in particolare, su rapporto tra politica e vita umana. Si tratta di un problema complesso su cui, a partire da Habermas, il pensiero contemporaneo si è cimentato e che riguarda le nuove sfide che derivano dall’avanzamento tecno-scientifico, dalle nuove potenzialità e dai rischi di manipolazione. Se, da questo punto di vista, guardiamo alla politica, verifichiamo come il nostro Paese sia rimasto indietro e come, viceversa, gli Stati Uniti abbiamo compiuto una svolta: una delle prime decisioni prese dalla nuova amministrazione, infatti, è stata quella di sostenere con fondi pubblici la ricerca sulle cellule staminali ed embrionali. Ciò dimostra che la politica può occuparsi di migliorare la vita delle persone, anziché intrappolarla con veti di natura ideologica o clericale.

C’è dunque speranza per un’evoluzione della classe politica?

Max Weber diceva che “la qualità del politico vero è andare avanti malgrado tutto”… E’ facile andare aventi quando il vento e’ a tuo favore. La qualità della politica vera, invece, e’ data dall’andare avanti malgrado tutto.

A proposito del deficit culturale, Obama sta lanciando il Green New Deal e in Italia il Pd che fa, è convinto fino in fondo?

Intendiamoci. Obama rappresenta un grande passo avanti, ma su questo fronte gli Stati Uniti hanno molto da recuperare. Certo, in Italia è necessario arginare i danni provocati dal governo. E’ stato fatto, ad esempio, sul piano casa annunciato da Berlusconi, sul quale le Regioni italiane hanno giocato un ruolo molto importante nel contenere il rischio di un’ondata confusa di cementificazione, di distruzione dell’ambiente. E le Regioni l’hanno fatto sotto la guida dei presidenti del Partito Democratico.

Lei ha dichiarato “Non è un dramma se nel PD ci si divide”.

Il problema e’ il terreno del confronto, la qualita’ del dibattito. Poi, su alcune questioni, si possono avere opinioni diverse. L’importante e’ discutere e contribuire a sciogliere nodi irrisolti. Ho fatto l’esempio del congresso del Pdl, dove Fini ha espresso posizioni molto diverse rispetto alla maggioranza della classe dirigente del centrodestra.

Quali sono i nodi irrisolti: stato laico, metodo di pensiero religioso, ambiente, sviluppo, poltrona del segretario?

Adesso la cosa piu’ importante per il Pd e’ definire la propria identita’, discutere i fondamenti del progetto, che e’ valido ma va rafforzato. Sulla natura di questo partito esistono diversi modi di intendere le cose. E poi, che tipo di centrosinistra proponiamo, per il futuro del Paese? Non vogliamo tornare alla confusione dell’Unione, ma non possiamo nemmeno pensare di essere autosufficienti. Bisogna fare proposte politiche, decidere in cosa consiste il nuovo, discutere i suoi valori costitutivi. Lo faremo al congresso in modo sereno, senza drammi. Abbiamo il dovere di dare un contributo di pensiero».

Ma nel suo Pd il nucleare e la Binetti hanno cittadinanza oppure no?

Su molte questioni la libertà di coscienza è un principio irrinunciabile, ma ciò non esime il partito dal prendere posizioni chiare. Bisogna rendersi conto che nell’epoca contemporanea la politica legifera sui diritti individuali. La libertà di coscienza non basta: è un principio, non una linea politica. Il Pd deve impegnarsi sul fronte dei diritti civili e di liberta’, im modo tale che l’Italia possa mettersi al livello di altri Paesi europei. Si tratta di obiettivi ragionevoli, che potrebbero far parte del programma del Pd, della sua identita’ , della sua funzione, quella di modernizzare il Paese e difendere la laicita’ dello Stato.


Quale il rischio di regressione secondo lei?

Il rischio sta nella pretesa di imporre i valori religiosi con la forza delle legge. Dopo il referendum sul divorzio, Moro disse: “lo spirito del tempo consiglia a noi cattolici piuttosto di testimoniare i nostri valori con il comportamento, anziché pretendere di imporli con la legge”. Invece noi siamo in un tempo governato da persone che pretendono di imporre con la forza della legge una certa visione del mondo, che usano la retorica della famiglia come strumento politico, mentre nella vita i loro comportamenti si ispirano a valori opposti. Esattamente il contrario di quello che diceva Moro. Posso pensare che il sentimento religioso sia un fattore di coesione importante in un Paese che non ne ha molta, ma se viene interpretato come un contributo a formare un’etica pubblica condivisa e non come una sorta di ideologia di Stato».

D’Alema dica qualcosa di ecologista.

Sono una persona che progressivamente si è reso conto della centralità dell’ambiente e ritengo che su questo si giochera’ una delle sfide piu’ importanti per il futuro. In uno scritto giovanile di Karl Marx ho ritrovato l’idea che l’equilibrio della vita umana necessita dell’esistenza di una fascia di natura non antropizzata, l’idea, cioè, che lo sfruttamento della natura abbia un limite oltre il quale si mette in discussione la sopravvivenza della specie. L’analisi di Marx, il teorico della forza della crescita produttiva, diventa evidente di fronte agli sfasci di oggi. Siamo di fronte ad una gigantesca emergenza mondiale, abbiamo scoperto il disastro della deregulation finanziaria, ma il problema della deregulation ambientale e sociale ancora non e’ esploso.

Ci riprovo, e il nucleare?

In passato non avrei messo al centro della battaglia ambientalista il tema del nucleare. Penso che lo sfascio ambientale nel nostro Paese sia venuto da ben altre minacce. Adesso, intendiamoci, non ha senso fare centrali nucleari di una generazione tecnologica superata. Il piano previsto dal governo Berlusconi rappresenta un grande affare solo per la Francia. Che si possa invece arrivare ad un nucleare che non produce eccessi di scorie non l’escludo, la ricerca ci spinge in quella direzione. Non mi ha mai spaventato, non ho mai avvertito un timore primitivo di fronte all’idea del nucleare e considero un errore non investire nella ricerca. Ad oggi, comunque, il nostro principale problema è il riassetto idrogeologico del territorio.

Se dico sviluppo cosa le viene in mente?

Siamo alle prese con le grandi potenzialità delle fonti alternative. La spinta che arriva dagli Stati Uniti sara’ molto importante anche per noi. D’altra parte, la dipendenza dal petrolio è una cruciale questione geopolitica, oltre che una grande questione ambientale. Ridurre la dipendenza dal petrolio e’ uno dei contributi più importante che si può dare allo sviluppo della democrazia nel mondo arabo, perché il potere del petrolio ne è stato un impedimento.

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