Intervista
31 maggio 2009

«C’E' MALESSERE NEL PDL: GOVERNO INESISTENTE SULLA CRISI»<br>

Intervista di Giuseppe De Tomaso - La Gazzetta del Mezzogiorno


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Presidente Massimo D’Alema, il centrosinistra in Puglia guida molte giunte, a cominciare da quella barese. Riuscirà a conservarle alle prossime elezioni del 6-7 giugno?
Credo che il centrosinistra confermerà molte amministrazioni. Sono ultrafiducioso sul voto a Bari, indipendentemente dalle difficoltà che stanno attraversando il governo Berlusconi e la destra. La verità è che il centrosinistra ha amministrato bene. Ha messo in campo una classe dirigente vera che ha saputo parlare anche al di là dei confini della nostra coalizione. La carta vincente di Emiliano, Divella, Florido e molti altri è quella di sapere intercettare un consenso che oltrepassa il centrosinistra. A destra, invece, stanno emergendo gli errori compiuti, in particolare dal ministro Fitto. Atteggiamenti arroganti e infantili, basati sull’idea che la regione debba essere subordinata a direttive nazionali. Un uomo politico nazionale non deve mai pensare a imposizioni dall’alto. Io non ho mai fatto il caporal maggiore, non ho mai disturbato la Puglia, neppure nei momenti più alti delle mie responsabilità pubbliche.
Emiliano non polemizza solo con Fitto. Spesso lo fa anche col suo partito, il Pd.
Emiliano è il sindaco di Bari. Si muove, interviene, agisce, più come sindaco che come capopartito.
Emiliano strizza l’occhio all’elettorato di centrodestra, sembrando in qualche circostanza un «tifoso», un ammiratore di Berlusconi.
Bah, ho molti dubbi che egli possa essere un «tifoso» o un ammiratore di Berlusconi. Soprattutto in questo momento, di fronte ai modesti risultati del governo.
I vertici del Pd non hanno gradito la discesa in campo di Vendola alle europee. Alcuni dirigenti del Pd ritengono non scontata la ricandidatura di Vendola alla presidenza della Regione Puglia, nel 2010.
E’ prematuro discutere sulle prossime regionali. Io penso che le elezioni del 6-7 giugno rimetteranno in discussione l’assetto generale del Paese. Cambieranno gli scenari. Ho seguito il tentativo di Vendola di mettere assieme una sinistra critica e moderna...
Molti ritenevano il Pd l’approdo naturale di Vendola.
Non è escluso. Vedremo. In ogni caso, non bisogna mai essere assolutisti in politica. Dico solo che ho trovato discutibile la sua personale candidatura alle europee, che considero un errore di grammatica. Si tratta ora di vedere se c’è uno spazio tra la sinistra dogmatica e il Pd. Io dubito che ci sia. Molto dipenderà dal Pd, da come saprà rilanciare il suo progetto. Comunque Vendola rimane un nostro naturale alleato e interlocutore politico. Sulla Puglia, poi, troveremo l’accordo.
L’ex ministro De Castro, capolista alle europee nel Sud, chiede che il Pd lo sostenga con più determinazione in questa campagna elettorale.
Il prestigio di De Castro è di livello internazionale, oltre che nazionale. Sarà uno tra i più autorevoli parlamentari europei. La sua competenza è unanimemente riconosciuta. Il che lo pone tra i favoriti per la presidenza della commissione agricoltura, settore chiave della politica europea. L’elezione di De Castro è fondamentale nell’interesse del Sud, oltre che del Pd. Il Pd lo appoggia in toto, senza se e senza ma.
Come giudica la segreteria Franceschini?
Franceschini si è assunto un compito difficile: ravvivare il Pd, superare le divisioni del gruppo dirigente, creare un clima di collaborazione, riportare il partito sulla linea della battaglia politica, dell’iniziativa sui problemi concreti anche in vista della verifica elettorale. Questo compito Franceschini lo sta svolgendo assai bene.
Potrà essere riconfermato?
A ottobre ci sarà un congresso. Vedremo su che basi ideali, culturali, politici evolverà il confronto.
Lei giudica un autogol le parole di Franceschini che hanno provocato la dura risposta dei figli di Berlusconi?
Le campagne elettorali sono piene di battute. Le battute che fa Berlusconi sono agghiaccianti. Franceschini non ha parlato dei figli di Berlusconi, ma dei figli di noi tutti. Capisco che per ragioni strumentali si sia moltato un caso, ma la verità è questa.
A livello nazionale quale risultato si aspetta dal voto?
Un risultato positivo, che andrà al di là del dato numerico. Berlusconi non sfonderà quota 40%, anzi resterà assai sotto. La maggioranza di governo non supererà il 50% dei voti. Ci sarà più equilibrio.
Ma la linea di demarcazione del Pd tra successo e delusione qual è: il 26-28% alle europee?
E’ quello che dicono gli osservatori. Io non do numeri. Dico solo che non si registrerà una maggioranza bulgara nel Paese. La somma delle opposizioni dovrà essere la base su cui si lavorerà. Quanto alle amministrative, non si verificheranno cedimenti da parte nostra, tipo perdere Firenze o Bologna. Piuttoso vedo scricchiolii nell’altro campo.
Si riferisce a Fini?
Noto un malessere all’interno dello stesso Pdl. Chi ha maggiori responsabilità e un minimo di visione internazionale si rende conto della situazione progressivamente insostenibile in cui versa il Paese. C’è da restare sconcertati per il fatto che la classe dirigente non se ne renda conto. Sulla crisi economica il governo è inesistente.
Ma il ministro Tremonti, ad esempio, dalla sinistra riceve spesso giudizi diversi, fatti anche di apprezzamenti.
Sì, bisogna dare giudizi diversi. Ma il problema è il governo del Paese, il cui bilancio è assai deludente. Ultimo esempio: la vicenda Opel. La partita per l’auto si è giocata solo tra Obama, Putin e la Merkel. Berlusconi, chi l’ha visto? Si è confermato una comparsa sulla scena internazionale. Questa è la realtà, che alcuni mezzi informativi, soprattutto televisivi, cercano di camuffare. Lasciamo anche perdere le storie private del premier, che pure non giovano al prestigio nazionale, ma gli italiani pagano per il fatto che mentre tutti gli altri governi affrontavano la crisi economica, il governo Berlusconi negava l’esistenza della crisi. Una linea ridicola che ci ha indebolito. Anche questo approccio ai problemi ha contribuito a isolare la Fiat, nonostante un management aziendale di primissimo livello.
Sondaggi alla mano, però, il Paese sembra ancora col Premier, che ha perso poco o nulla in termini di popolarità e consensi.
Non è vero. Il Paese non sta con lui, semmai è diviso in tre. Un terzo sta con lui. Un terzo gli è contro. Un terzo sta a guardare. E poi tra gli alleati del Pdl c’è la Lega, che proprio berlusconiana non è.
Secondo qualche giornale, Berlusconi avrebbe manifestato l’intenzione di ricorrere alle urne, qualora la vicenda Noemi sfociasse in un’iniziativa giudiziaria contro di lui.
Se così fosse, si tratterebbe di affermazioni avventurose. Oltretutto non tocca al premier la decisione sullo scioglimento delle Camere. La democrazia ha le sue regole, e c’è chi le fa osservare.
Berlusconi ricorda che nel ‘94 perse la guida del governo in seguito ad un’iniziativa giudiziaria da cui uscì assolto.
I governi cadono per ragioni politiche, non per le iniziative dei magistrati. Fu la rottura con la Lega a determinare la crisi di governo, nel 1994. Berlusconi non dice la verità.
Al Nord dicono che Berlusconi li sta penalizzando a tutto vantaggio del Sud. Al Sud sostengono il contrario.
Certo, il Nord è deluso dal governo. La stampa di destra cerca di dare la colpa al Sud. La vicenda Alitalia, ad esempio, cavalcata per ragioni elettorali, era una montagna di bugie, il cui esito era scritto. Oggi sta esplodendo la questione dell’Expo. E’ stato il centrosinistra a portare l’Expo a Milano. Il centrodestra, adesso, rischia di perderlo a causa di litigi su posti, stipendi, prebende. Incredibile. Altro che Mezzogiorno. Se uno spettacolo simile fosse accaduto al Sud, sarebbe stato immediatamente bollato come il simbolo del degrado della politica meridionale. Invece, nel confronto con la gestione dell’Expo a Milano, la Sicilia sembra la Finlandia. Se poi approfondiamo le scelte sul Sud, è indubbio che quest’ultime abbiano danneggiato le nostre regioni, ma ciò non è stato fatto per favorire il Nord, ma solo per mettere delle “pezze”. Certo, quando con i fondi per il Sud hanno finanziato le multe degli allevatori del Nord, io ho provato vergogna. Il che ha dimostrato che il gigante Berlusconi ha i piedi di argilla. Quando Bossi fischia, il premier obbedisce.
Per ora i due vanno d’accordo.
Bossi considera Berlusconi come un taxi. La Lega ha conservato la sua indipendenza. Perciò Berlusconi ha paura.
Il centrosinistra potrebbe tornare a fare da taxi per Bossi?
In materia di princìpi e difesa dell’unità nazionale siamo intransigenti. Non possiamo disposti a andare su tutti i percorsi. Berlusconi è un taxi che si può prendere per andare ovunque.
Sul federalismo fiscale però avete dialogato con la Lega e con il ministro Calderoli.
Non dimentichi che la riforma federalistica l’ha fatta il centrosinistra. Berlusconi non ha realizzato alcuna riforma. Un record.
Berlusconi ha varato la riforma delle pensioni.
Fallita. Le uniche riforme (pensioni, privatizzazioni, euro, federalismo) le ha realizzate il centrosinistra. Nei mesi scorsi abbiamo voluto partecipare al testo sul federalismo fiscale, riscontrando la flessibilità della Lega, per ottenere le garanzie per il Sud. Ora bisogna “sorvegliare” i decreti delegati.
La speranza è che le classi dirigenti locali passino dalla logica della spesa alla logica del risparmio, altrimenti la tassazione riprenderà a salire. O no?
Non c’è dubbio che il federalismo fiscale comporti il rischio di un aumento della pressione tributaria. Per questo è una sfida assai impegnativa.
Si parla di Franceschini, di Bersani, di altri nomi. Ma perché non si candida direttamente lei alla segreteria del Pd?
Bah. Vedremo che succederà dopo le elezioni.
Su un giornale è spuntato anche il nome di Deborah Serracchiani.
Penso che i giornali debbano fare i giornali, e non i leader dei partiti. Non è il loro mestiere. Quando lo fanno, lo fanno male.
Nel suo ultimo libro “Il mondo nuovo” lei rilancia il tema dell’eguaglianza redistributiva, che giudica prioritario rispetto all’eguaglianza delle opportunità. Ma non c’è il rischio che la logica redistribitiva rallenti l’accumulazione e la mobilità sociale?
Nel mondo è’ in crisi un meccanismo di sviluppo. Ma non vogliamo buttare il bambino con l’acqua sporca. Vogliamo, invece, mettere in discussione il liberalismo antipolitico che si è affermato per ridare slancio ad una visione equilibrata di liberalismo politico. Non riproponiamo certo il socialismo reale. La verità è che la diseguaglianza sociale in questi anni non ha premiato il talento, ma la rendita finanziaria. Questo è il problema. E’ stato depresso il lavoro, il che ha impedito la mobilità sociale. Non si tratta, perciò, di livellare tutto, ma di garantire che siano premiati merito e innovazione. Non a caso è lo sviluppo basato sui bassi salari che ha bloccato la corsa all’innovazione.

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