Intervista
10 settembre 2009

PIANO MARSHALL PER IL SUD? E' TUTTO FUMO

Intervista di Antonio Troise - Il Mattino


Roma. «Non ho mai conosciuto Tarantini né mi sono mai occupato degli appalti nella sanità. Ho partecipato, invece, a centinaia di iniziative fra comizi, dibattiti, pranzi e cene elettorali. Ma cosa c’entra questo con il fatto che Tarantini abbia procurato escort per diciotto festini al presidente del Consiglio? È un polverone fra cose che non hanno nulla a che vedere l’una con l’altra». Massimo D’Alema, ex premier ed ex ministro degli Esteri, ha sulla scrivania il titolone del Corriere della Sera che lo chiama in causa nelle nuove rivelazioni dell’inchiesta sugli appalti a Bari. Il suo è quasi uno sfogo. Ma nell’intervista al Mattino affronta molti altri temi: dal piano per il Sud alle alleanze del Pd in vista delle prossime regionali. Il presidente di Italianieuropei rilancia anche il dialogo con la Chiesa: domani a Napoli la sua Fondazione insieme alla Fondazione Mezzogiorno Europa, ha organizzato un convegno con il cardinale Crescenzio Sepe sulla povertà a Napoli e nella sua area metropolitana.

Berlusconi è tornato all’attacco delle Procure. Siamo alla vigilia di una nuova guerra?

«Berlusconi è già in guerra con tutti: con l’opposizione, con i giornali, con i magistrati, con la chiesa cattolica, con Fini, anche se il giorno dopo vuole fare la pace. Secondo me, sempre di più, è un fattore di fibrillazione, di tensione e di confusione della vita pubblica. In quale paese c’è un capo del governo che, in un momento così difficile, se la prende ogni giorno con qualcuno?

C’è fermento anche nella Procura di Bari. Tarantini la chiama in causa, sostiene di aver pagato una cena elettorale in suo favore.

«Dire che sono chiamato in causa mi sembra francamente esagerato. Non conosco Giampaolo Tarantini, non ho mai avuto occasione di incontrarlo o di parlargli. Non mi occupo di appalti della sanità o degli altri rami di attività di questo poliedrico imprenditore. E, in particolare, di quelli che hanno appassionato il presidente del Consiglio. Oltretutto, nelle ultime elezioni, non c’erano le preferenze e quindi non c’era da fare nessuna campagna per il sottoscritto. Ho partecipato, invece, a centinaia di cene elettorali. E ho ricostruito che effettivamente quella sera, fra diversi impegni nella stessa giornata, sono passato in questo ristorante, arrivando molto tardi, ho fatto un breve saluto e me ne sono andato. Tutto qui».

Però conosce il vicepresidente della giunta pugliese, Frisullo?

«Certo, lo conosco da molti anni, ho apprezzato il suo impegno politico. Lui ha sbagliato e ha avuto comportamenti non compatibili con il suo ruolo. Devo aggiungere che lo ha ammesso e ha convenuto con il presidente Vendola e con il suo partito, il Pd, di non fare più parte del governo regionale della Puglia. Se questo principio di incompatibilità vale per il vicepresidente della Puglia, non si capisce perché non deve valere, a maggior ragione, per il presidente del Consiglio».

Non esiste una questione morale anche nel Pd?

«Sarei molto cauto. Questa è un’indagine che dev’essere condotta con serietà e tutti devono collaborare con i magistrati. Auspico, però, che ci sia meno confusione: ci sono tre inchieste che si sovrappongono. Si faccia chiarezza. Se ci sono dei reati, se ci sono uomini politici che hanno sbagliato, è giusto che paghino. Noi non accusiamo la magistratura di complotti, non abbiamo nessuno da difendere. Ritengo che, nel complesso, la Puglia sia stata governata bene».

Il Pd ha sempre criticato il governo sul Mezzogiorno. Ora, però, Berlusconi ha cambiato strategia e ha annunciato per settembre un istituto per il Sud e un piano Marshall...

«Già l’espressione fa sorridere. Berlusconi, in un anno, ha fatto un’enorme quantità di annunci e non ha combinato nulla. Solo che i suoi annunci sono amplificati dalle televisioni e da gran parte dei giornali mentre la pochezza dei risultati è pagata direttamente dai cittadini, senza che questo faccia notizia. C’è moltissimo fumo. Non credo, poi, che ci sia bisogno di creare un nuovo istituto. C’è già una società che fa questo e si chiama Invitalia».

Tremonti, invece, insiste sulla Banca del Sud.

«Anche io ne ho parlato con il ministro dell’Economia. Ebbi l’impressione di un progetto ancora molto vago. Comunque sia, si evitino nuove strutture pesanti o carrozzoni burocratici. Bisogna far leva sulla rete bancaria esistente. Magari introducendo una garanzia pubblica per i crediti alle imprese. Non c’è bisogno di una nuova banca pubblica che faccia concorrenza a quelle private. Bisognerebbe incoraggiare il sistema bancario a reinvestire nel Mezzogiorno quello che raccoglie. Comunque, siamo disponibili a discutere».

Non c’è bisogno di un maggiore coordinamento per l’utilizzo delle risorse destinate alle regioni?

«Sicuramente questo è un tema vero perché si tratta delle risorse europee, cioè quelle che esistono veramente. Quelle annunciate da Berlusconi sono finte. Bisogna migliorarne assolutamente l’uso, evitando le dispersioni e concentrando le risorse su grandi settori strategici, come l’innovazione e le infrastrutture. Anche le classi dirigenti del Sud devono fare un salto di qualità. Ma non sono per un giudizio sommario e liquidatorio. Ci sono stati miglioramenti nell’uso delle risorse. In ogni caso sono ancora convinto che la misura principale per lo sviluppo del Sud sia il credito di imposta».

Franceschini, in Campania, è stato categorico, bocciando il possibile ritorno di Bassolino alla guida del Comune.

«Non bisogna utilizzare questi temi a fini congressuali. Oltretutto, abbiamo deciso di demandare queste scelte agli elettori, attraverso le primarie. Sono polemiche che non hanno senso. Non sarà Franceschini a scegliere. Senza contare, poi, che non esiste una candidatura di Bassolino per il Comune, che lui stesso ha definito ”ipotesi surreale”».

Il Pd ha a Salerno un esponente come De Luca. Potrebbe essere la carta da giocare?

«Dobbiamo favorire un ricambio di classe dirigente. Bersani lo ha certamente fatto con una candidatura nuova, quella di Enzo Amendola, una persona giovane, di notevole valore, che ha un’esperienza internazionale. È un contributo al rinnovamento della classe dirigente campana e come tale viene percepito. Dopodiché, certamente incoraggeremo scelte innovative. De Luca è una delle personalità in campo. Ve ne possono essere anche altre, non spetta a me decidere. Lo faranno i campani».

Se non vuole indicare candidati, può però esprimersi sulle possibili alleanze.

«Sono favorevole a uno sforzo per unire tutte le forze politiche che sono all’opposizione del governo di centrodestra, un governo antimeridionale».

Bersani pensa a un grande Ulivo. Ha in mente lo stesso progetto?

«Bersani, com’è giusto, valorizza l’esperienza dell’Ulivo. Oggi occorre un centrosinistra diverso rispetto al passato. L’Unione era la somma di tante sigle, qui parliamo dell’alleanza di tre-quattro partiti. Ma è chiaro che gli accordi si fanno sui programmi, sulle scelte».

Porte aperte anche all’Udc di Casini se volesse percorrere la strada degli accordi a livello di singole regioni?

«Se l’Udc vuole decidere caso per caso, faremo così. Non possiamo imporre a nessuno accordi generali. Spero che si trovi l’intesa nel maggiore dei casi possibile».

Nel Pdl, negli ultimi giorni, non sono mancate tensioni con il mondo cattolico. Ma anche nel Pd il dialogo non è facile. E ora, quali sono le prospettive?

«Considero la Chiesa una straordinaria forza della società italiana. Il mondo cattolico è un elemento di coesione, un interlocutore prezioso per chi si muove sul terreno della ricerca di idee e proposte per il futuro. Abbiamo prodotto uno sforzo costante di dialogo. Certo su alcune questioni, rispettando il punto di vista della Chiesa, dobbiamo far valere la laicità della politica. Il rispetto verso il punto di vista della Chiesa non può portare a imporre per legge certi valori a tutti. Su alcuni temi c’è una convergenza più naturale, su altri ci sono opinioni diverse. Ma il dialogo è a tutto campo. Sui temi all’immigrazione, del sostegno alla famiglia, della lotta alla povertà c’è sicuramente spazio per un impegno comune».

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