Intervista
21 marzo 2010

DEMAGOGIA E POPULISMO, MA ORMAI BERLUSCONI E' SULLA VIA DEL TRAMONTO

intervista di Pietro Spataro - L'Unità


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Berlusconi è ossessionato dai giudici, dalla sinistra e dalla tv...». Massimo D’Alema, che sta girando l’Italia come una trottola per una campagna elettorale delicata, guarda con rispetto alle persone scese in piazza a Roma. Ma sul discorso del premier è duro: «Demagogia e populismo», dice. Boccia la proposta dell’elezione del presidente della Repubblica perché l’Italia «non ha bisogno di un capo dello Stato partigiano». È convinto che il vento stia cambiando e che Berlusconi sia al declino. «Per questo noi dobbiamo avere la forza di delineare un progetto per l’Italia, non basta eccitare le tifoserie», avverte.

Allora, come giudica il nuovo "messaggio d'amore" di Berlusconi? Siete voi il partito dell’odio...
«Non avevamo bisogno di questa manifestazione per sapere che la destra in Italia è una grande forza. E guardo sempre con rispetto le persone che scendono in piazza per affermare le proprie idee. Per quanto riguarda Berlusconi, i suoi contenuti sono improntati a demagogia e populismo. Anziché chiedere il voto per qualcosa, ancora una volta lo chiede contro la sinistra e i giudici. Evoca fantasmi del passato».

Quindi Piazza San Giovanni è l’ulteriore dimostrazione che Berlusconi ha scelto la via della rissa?
«Il premier usa il solito schema della contrapposizione perché teme un forte astensionismo tra i suoi elettori. Noi però non dobbiamo cadere in questa logica. Dobbiamo invece rivolgerci agli italiani scontenti, a quelli che guardano con fastidio una politica lontana dai problemi veri. Dobbiamo offrire un’alternativa credibile. Insomma, con tutto il rispetto per la piazza, quel che conta alla fine è la capacità di saper parlare a chi in piazza non c’è».

Il premier rilancia l'elezione diretta del capo dello Stato pensando ovviamente a se stesso. Una proposta pericolosa?
Se vi erano dei dubbi, si è capito in questi anni quanto l’Italia abbia bisogno di un garante al di sopra delle parti, non certo di un capo dello Stato partigiano. Credo che il vero problema sia quello di ricostruire una democrazia parlamentare efficiente in cui, di fronte a un governo stabile, ci sia un Parlamento autorevole in grado di fare le leggi ed esercitare i controlli. Di fatto eleggiamo già il presidente del consiglio il cui nome è scritto sulla scheda, ma questo non ha risolto i problemi del Paese. Anzi, ha finito per aggravarli.

Attacchi ai giudici, al Csm, a Napolitano. Non si rischiano rotture istituzionali difficilmente riparabili?
Berlusconi alimenta contrapposizioni tra istituzioni. Per questo oggi più che mai è preziosa l’opera di equilibro e di garanzia del presidente della Repubblica. E guardi che lo dico anche a chi vorrebbe che Napolitano fosse il capo dell’opposizione.

Secondo lei siamo all’emergenza democratica?
Siamo di fronte a un miscuglio di prepotenza e incompetenza che dobbiamo combattere, ma non possiamo dire che in Italia ci sia la dittatura fascista. Bisogna tenere insieme difesa della democrazia e battaglia sui problemi del Paese. Altrimenti si eccitano solo le tifoserie mentre la maggioranza degli italiani sta da un’altra parte. E noi a quella maggioranza dobbiamo parlare.

L’aggressività del premier è il segno del suo tramonto politico?
Penso che Berlusconi come fenomeno politico sia al declino, si sta chiudendo una fase durata quindici anni. Il problema però non è solo battere Berlusconi, lo abbiamo già fatto. Non è invincibile. La questione è che i problemi del Paese non hanno trovato risposte. L’obiettivo quindi è costruire una prospettiva di governo che sappia imprimere una svolta profonda, delineare un progetto per l’Italia. Per questo è impensabile la riproposizione della formula dell’Unione. Occorre un’alleanza attorno a un grande partito come il Pd.

Da mesi siamo costretti a occuparci di questioni ad personam mentre gli italiani soffrono. Quante ferite lascerà questa crisi?
Berlusconi ora dice che la crisi c’è. Finalmente, è l’ultimo capo di governo che arriva a questa consapevolezza. Ma noi siamo l’unico paese che ha affrontato questa congiuntura senza guida. Gli Usa hanno perso il 2,6% della loro ricchezza e Obama ha risposto con una politica economica robusta facendo, soprattutto, appello alla solidarietà e proponendo politiche di giustizia sociale e innovazione. In Italia abbiamo perso il 5%, cioè il doppio, eppure il governo non ha né una politica economica né una politica industriale all’altezza della crisi. Il punto è che non si uscirà da questa situazione difficile se non si riducono le disuguaglianze.

È un vecchio tema della sinistra che a volte però si è perso per strada...
Penso che questa crisi rimetta al centro certe nostre grandi idee: che non è il denaro che produce il denaro ma il lavoro delle persone, che bisogna ridurre la disuguaglianza, che una società con una buona coesione sociale è più forte. Dobbiamo tornare orgogliosamente a queste idee. Dalla crisi non a caso escono rafforzati i progressisti in molte parti del mondo. Anche in Europa, dove pure è sembrato che il populismo e il nazionalismo della destra fossero vincenti, le cose cominciano a cambiare.

E infatti Sarkozy ha perso...
Appunto, ed è un segnale interessante perché quel voto ci fa capire che il vento sta cambiando e se noi alziamo le vele ricominciamo a navigare.

Il quadro che emerge dalle intercettazioni di Trani è inquietante: tutti al servizio del premier per far tacere i giornalisti scomodi. Non è uno spettacolo indecente?
È uno spettacolo di arroganza e dimostra ancora una volta l’ossessione di Berlusconi verso i giudici, la sinistra e la tv. È intollerabile la prepotenza con cui si tenta di far tacere le voci libere della Rai.

D’Alema, però se si fosse fatta la legge sul conflitto di interessi non saremmo a questo punto...
Io, più di altri, ho cercato di dare a questo Paese una normativa rigorosa e seria per risolvere questo problema. Detto ciò, facciamo attenzione: è illusorio pensare che quella riforma, pure assolutamente necessaria, avrebbe risolto il problema di Berlusconi. Un partito che prende milioni di voti non si sconfigge con una legge, bisogna sconfiggerlo con la forza della politica.

Da Trani a Bari: i guai giudiziari toccano anche il Pd. Le accuse contro Frisullo sono gravi, non crede?
La magistratura deve fare il suo lavoro. Non gridiamo al complotto e non dividiamo i pm in buoni e cattivi come fa Berlusconi. Una cosa però deve essere chiara: quando si diffuse la voce che Frisullo era coinvolto in queste vicende abbiamo preso tutte le misure. Quella persona è uscita dal governo regionale, ha lasciato tutti gli incarichi politici. Abbiamo fatto il nostro dovere e lo abbiamo fatto un anno prima dei magistrati. Se Berlusconi si comportasse allo stesso modo...

Fino a qualche mese fa alcuni osservatori davano per moribondo il Pd. Oggi sta meglio? La manifestazione di Roma lo ha rivitalizzato?
Dopo il congresso c’è maggiore stabilità, si capisce meglio che cosa vogliamo rappresentare nella società, la discussione interna è meno conflittuale. Siamo sulla strada giusta e la manifestazione di Roma è stata un momento importante di unità delle opposizioni. Insomma, il progetto del Pd è in campo, dopo un inizio difficile segnato dalla sconfitta elettorale. Sono fiducioso che anche il consenso stia tornando a crescere intorno a noi.

Sarà Bersani il prossimo candidato premier del centrosinistra?
Bersani ha tutte le qualità. È chiaro che il leader del più grande partito del centrosinistra, eletto alle primarie a cui hanno partecipato tre milioni di cittadini, è naturalmente uno dei principali candidati a guidare il Paese. Ma oggi non è tempo di cominciare il totocandidati, che serve solo a logorare tutte le leadership possibili secondo una tradizione di autolesionismo che non manca mai.

Berlusconi dice che le regionali saranno un referendum sulla sua persona. Se dovesse perdere dovrebbe dimettersi?
È inutile chiederselo perché tanto non lo farebbe. Se dovesse perdere dirà che erano solo elezioni regionali. Diciamo però che se l’opposizione vincerà nella maggioranza delle Regioni cambierà lo scenario politico. Le persone ragionevoli che ci sono nel centrodestra avranno più voce in capitolo. E si potrà aprire una nuova prospettiva, nella quale tornerà a essere realistica la possibilità dell’alternativa di governo.

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