Intervista
2 ottobre 2010

BERLUSCONI, FINE CORSA: ORA GOVERNO PER LE RIFORME

Intervista di Antonio Troise – Il Mattino


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Berlusconi è arrivato al capolinea. Massimo D’Alema, presidente del Copasir ma soprattutto punto di riferimento del Pd, non ha dubbi: «Il voto di fiducia ha confermato la frattura politica all’interno della maggioranza. La mia sensazione è che si stia continuando ad esaurire il ciclo politico del premier. Non credo che la legislatura arriverà alla sua fine naturale. E dalle dichiarazioni di Bossi intuisco che il principale obiettivo è scaricare sugli altri la responsabilità delle urne».

Le elezioni, quindi, sono inevitabili?

«Al momento non mi pare che la maggioranza sia in grado di ricomporsi. Ma la cosa che più interessa i cittadini è la considerazione del fallimento totale del governo. La conferma è arrivata proprio dal discorso di Berlusconi: ci vuole una faccia tosta veramente ammirevole per parlare come se si fosse all’inizio della legislatura. Invece, è già arrivato il tempo dei bilanci. E i due fiori all’occhiello del ”governo del fare”, Napoli e l’Aquila, sono diventati impresentabili. In entrambe le occasioni Berlusconi ha imbrogliato le persone, ha utilizzato spregiudicatamente i giornali e le tv che controlla. Ma la realtà si può truccare solo per un certo periodo, poi la verità viene a galla».

Però, voto di fiducia a parte, in Parlamento una novità c'è: quella del cosiddetto «terzo polo», Fini-Casini-Rutelli. È possibile un’alleanza con il Pd, una sorta di «Cln» per le prossime elezioni?

«Adesso, per tutti noi, è fondamentale parlare dei problemi del Paese, che ha bisogno di una svolta profonda, di quelle riforme strutturali che davvero servono per crescere. Abbiamo bisogno di una legge elettorale, di un federalismo che garantisca l’unità del Paese, di una riforma fiscale che favorisca il lavoro e lo sviluppo, di una riorganizzazione della macchina amministrativa. È attorno a queste scelte che si può e si deve costruire un’alternativa per la guida del Paese».

Si può cominciare dalla riforma elettorale?

«Penso che una convergenza sia possibile. Tant’è vero che Berlusconi la considera il pericolo peggiore: sarebbe infatti una riforma che limiterebbe quel potere oligarchico di cui dispone per controllare i suoi deputati. L’obiettivo dovrebbe invece essere quello di una riforma che porti ad un bipolarismo di tipo europeo e non ad ammucchiate elettorali e forzose che non sono in grado di governare. L’attuale sistema maggioritario assegna un potere fondamentale alle minoranze e sottrae ai cittadini il diritto di scegliere i propri rappresentanti».

Una possibile alleanza con il «terzo polo» sulla riforma elettorale potrebbe anche costituire una sorta di prova generale per un governo tecnico, in grado di realizzare quelle tre o quattro cose che servono al Paese prima di andare al voto?

«Questo davvero è impossibile prevederlo, sarebbe come indovinare i numeri della lotteria... Noi sosteniamo, però, che questo governo se ne deva andare, non può sopravvivere a se stesso. Solo dopo si può aprire un confronto vero per un governo in grado di affrontare le emergenze e portare il paese al voto con una nuova legge elettorale».

Quando parla di emergenze si riferisce anche ai rifiuti? Berlusconi dice che la colpa è della Iervolino...

«Qui davvero siamo oltre i limiti della decenza. Il Comune è la prima vittima di questa situazione».

Però è sotto gli occhi di tutti che i comuni, a cominciare da Napoli, hanno fatto poca raccolta differenziata.

«Sui rifiuti bisogna agire con un grande senso di responsabilità. Quando c’è stato il problema di Acerra, sono stato l’unico politico ad andare lì e parlare a favore del termovalizzatore. Gli attacchi del centrodestra al Comune di Napoli sono pura propaganda. Oggi si sconta il grande imbroglio di Berlusconi che ha presentato l’apertura di una discarica, peraltro nel sito individuato dal governo Prodi, come la soluzione. Mentre era evidente che bisognava intervenire a monte. È stata un’operazione di marketing, lanciata in tutto il mondo, con il risultato che ora ci troviamo ad inseguire soluzioni di emergenza a casaccio. I comuni di Salerno o di Napoli sono pronti a ospitare un termovalorizzatore, ma con il decreto di fine emergenza il governo ha passato tutti i poteri alle Province creando un caos gestionale. Noi chiediamo al governo di venire in Parlamento e di trovare nuove soluzione anche per le emergenze».

Allude a Terzigno?

«Anche. Sono stato a Boscotrecase a discutere con i sindaci della zona e con i comitati dei cittadini. Ho voluto ascoltare dalla loro viva voce la situazione drammatica che stanno vivendo. Il fatto che si continui a parlare di una nuova discarica nel parco del Vesuvio dopo che la destra ha più volte assicurato che avrebbe puntato su un recupero ambientale dell’area dimostra i guasti di una gestione dei rifiuti che ha sostituito il marketing ad una politica seria».

Uno dei punti programmatici di Berlusconi è il Mezzogiorno. I ritardi del governo possono anche essere tanti. Però dal Pd non è arrivata una controproposta.

«Il Pd ha avanzato le sue proposte su tutti i temi cruciali che riguardano la crisi del paese: lavoro e sviluppo, redditi e fisco, innovazione e ricerca, scuola e università... Per quanto riguarda il Sud si è scatenata una campagna violentissima, di cui il governo è stato uno dei principali promotori, indicando il Meridione come un luogo di spreco. Un bombardamento mediatico che ha coperto il depauperamento del Mezzogiorno, privato di risorse e strumenti fondamentali per il suo sviluppo».

Insisto: quali sono in concreto le vostre proposte?

«Un’iniziativa che riteniamo prioritaria, ad esempio, è il ripristino del credito di imposta. È stato uno degli strumenti più efficaci, anche perché grazie ai suoi automatismi ha avuto anche una funzione anticlientelare. Il governo di centro destra lo ha cancellato. C’è poi l’emergenza occupazione. Premiamo le aziende che assumono: ormai lo fanno tutti nel mondo, a cominciare da Obama. Solo da noi il governo non fa nulla».

C’è chi sostiene che la prossima battaglia elettorale sarà più che fra partiti fra aree geografiche. Da una parte il Nord federalista, dall’altra il partito dell'unità nazionale a Sud, con il rischio che possa identificarsi con quello della spesa facile. Il Pd non rischia di essere stritolato?

«Bisogna smetterla con questa favola del Sud sprecone. Il vero partito della spesa facile è quello che ci governa. Dal 2000 al 2010, nel dieci anni nei quali ha governato quasi ininterrottamente Berlusconi, il Pil è stato inchiodato alla crescita zero, un bel risultato per il presidente imprenditore. La spesa pubblica corrente è cresciuta, invece, del 5,3%. La verità è che solo con il centrosinistra ci sono state politiche di risanamento, siamo noi ad aver portato l’Italia nell’euro».

Però la resistenza al federalismo viene interpretata come una difesa dell’assistenzialismo?

«Noi siamo per un federalismo in grado di unire. Mentre la riforma che vorrebbe la Lega rischia di avere due effetti devastanti: dividere il paese e moltiplicare i centri decisionali. Con il risultato di aumentare ancora di più la spesa pubblica invece di ridurla».

Un’ultima domanda. La battaglia al vertice di Unicredit, ad un certo punto, sembrava ricalcare vecchi copioni, quando era la politica a dettare gli organigrammi delle banche. Profumo è stata anche vittima di questo ritorno di fiamma dei partiti?

«Sono talmente convinto che la politica deve restare fuori dagli istituti di credito che mi limito a fare i mia i auguri a Profumo che ha portato avanti con successo il suo lavoro e che sicuramente continuerà ad avere il ruolo che merita. Così come faccio gli stessi auguri al suo successore che sono sicuro continuerà a guidare la banca portandola a nuovi traguardi».

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