Discorso
13 dicembre 2010

INTERVENTO DI MASSIMO D'ALEMA ALLA CAMERA DEI DEPUTATI IN OCCASIONE DEL DIBATTITO SULLE MOZIONI DI SFIDUCIA AL GOVERNO BERLUSCONI

ore 16,45, Montecitorio - dal resoconto stenografico


Signor Presidente della Camera, signor Presidente del Consiglio, colleghi deputati, vorrei ringraziare il Presidente del Consiglio per averci risparmiato in questo ramo del Parlamento il suo discorso di questa mattina al Senato, anche perché la parte dello statista, per di più moderato, non gli si addice: la recita malvolentieri e solo per l’insistenza di collaboratori il cui impegno, certamente, non è invidiabile. Si capisce, si vede e chi lo ascolta lo comprende. Già la replica è stata più ruspante e ci aspettiamo questa sera qualcosa di simile. D’altro canto, l’unica preoccupazione che sembra dominare in questo momento il Presidente del Consiglio è quella di posizionarsi in vista di un’auspicata – da parte sua e, più apertamente, da parte dei suoi alleati – campagna elettorale. Si tratta, dunque, in questo momento, di usare toni adeguati per scaricare su altri la responsabilità di una crisi che, invece, è innanzitutto la crisi di un Governo, certo, ma anche di una leadership, che non appare più in grado di coalizzare intorno a sé, non solo il Paese, ma eppure quella maggioranza che sin qui l’ha sostenuta. Si chiude non solo l’esperienza di questo Governo, smentendo clamorosamente quella difesa d’ufficio di un bipolarismo e di una legge elettorale che debbono, come lei ha affermato questa mattina, garantire stabilità – anche se è talmente evidente che ciò non accade –, ma si chiude anche un’esperienza più lunga, un ciclo almeno decennale, che termina con un esito profondamente deludente per il nostro Paese. Il fatto grave è che, in questo momento, lei non sappia indicare altra prospettiva che lo scontro: lo scontro di questa inutile conta, perché quando sorge un problema politico così grave, come quello che ha lacerato la maggioranza, lo si affronta in termini politici e non attraverso la forzatura numerica; lo scontro di una prospettiva elettorale, poiché è evidente che con un voto o mezzo voto in più (si pensi alla collega in maternità) non si governa il Paese; lo scontro di una prospettiva elettorale non responsabile per l’Italia, dato che non è difficile prevedere che la campagna elettorale sarebbe, forse, una delle più drammatiche della storia del Paese e, certamente, non risolutiva, visto che l’attuale legge elettorale non consentirebbe di avere una maggioranza con tre poli alla Camera e al Senato, con il rischio – aggiungo – che il premio di maggioranza favorisca un risultato fortemente minoritario nel Paese. Mi domando quindi con quale responsabilità si possa pensare di guidare l’Italia, con i problemi che abbiamo, senza avere il consenso della maggioranza degli italiani. Il Paese ha bisogno davvero di riforme profonde: ne ha bisogno per sciogliere, dopo sedici anni, il nodo irrisolto del funzionamento di un sistema democratico bipolare, irrisolto perché lei non volle risolverlo attraverso un nuovo patto costituzionale. Siamo così rimasti sospesi tra presidenzialismo e parlamentarismo, tutte le volte a battagliare su chi sia il depositario della sovranità popolare, se il Presidente del Consiglio, come pensa lei, o il Parlamento, come stabilisce la Costituzione. Del presidenzialismo e parlamentarismo abbiamo i mali peggiori dell’uno e dell’altro sistema: concentrazione di potere e i mali di un parlamentarismo che si offre oggi al Paese persino con il suo volto più deteriore della corruzione. Vere riforme sono necessarie per far uscire l’Italia dalla stagnazione; riforme difficili, in grado di rimettere in movimento il Paese e le sue energie vitali. Ciò, certamente, non è possibile senza affermare la dignità del lavoro e ridurre le diseguaglianze sociali. Occorre un nuovo patto tra le generazioni, tra le forze fondamentali della società; occorre una politica in grado davvero di coniugare accoglienza e sicurezza, in un’Europa nella quale l’immigrazione appare come una risorsa preziosa per lo sviluppo, oltre che un problema. Vede, Presidente del Consiglio, perché la Germania, in fondo, è uno dei Paesi in Europa che sembrano in grado di affrontare meglio la sfida della crisi? Anche perché, malgrado il bipolarismo, in quel Paese, in certi momenti, le fondamentali forze politiche sono in grado di compiere uno sforzo convergente. Credo che questo sarebbe il momento per l’Italia di affrontare con un impegno convergente almeno alcuni di questi grandi problemi, per dare un senso a questa legislatura e per cercare di fare in modo che la politica riguadagni almeno un po’ di quella credibilità che in questi giorni rischia disastrosamente di perdere. Rispetto a tale prospettiva – questa sì possibile, altro che crisi al buio! – le sue dimissioni e la crisi di questo Governo aprirebbero la strada ad un confronto vero, nel quale si misurerebbe la possibilità di ricostituire su basi più solide un centrodestra o l’opportunità di dare vita ad un Governo di responsabilità nazionale che veda l’impegno delle principali forze politiche. Ma questo processo limpido, questo confronto chiaro, questa assunzione di
responsabilità, tutto ciò è ostacolato dalla pretesa da parte sua di trasformare lo scontro politico semplicemente nella difesa di una posizione personale, in una conta su Berlusconi, come se ancora di questo, dopo sedici anni, avesse bisogno il Paese ! Vede, in momenti come questi, la statura di un uomo di Stato si misura non solo nel recitare discorsi moderati: si misura nella capacità di assumersi delle responsabilità e sarebbe generoso da parte sua, dopo aver avuto molto da questo Paese, dando (a mia opinione) assai poco, che lei in questo momento aiutasse l’Italia ad uscire da questa impasse e, facendosi da parte, consentisse alle forze politiche di assumere le proprie responsabilità di fronte al Paese. Se, invece, lei pretenderà di andare avanti – non so, non abbiamo la sfera di cristallo, non partecipiamo a trattative segrete e non sappiamo come finirà il gioco dei numeri, ma mi permetto di dire che è persino irrilevante e che sarebbe più umiliante per il Governo uscirne con un voto in più! –, vorrei sapere in che modo si presenterebbe un Governo di questo genere all’appuntamento europeo e quali impegni potrebbe prendere per il futuro ! Non è questo che conta: in questo momento ben altri sono i segnali che il Paese vorrebbe. Su quella strada temo ci sarebbero le elezioni: noi non ne abbiamo paura (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...Lei suscita di questi sentimenti e noi lo possiamo anche comprendere. Sono sentimenti calcistici, però, non politici e in questo momento credo dovrebbe prevalere la responsabilità. Presidente Berlusconi, lei le elezioni le ha perse già due volte, il che dimostra che non è invincibile. In un Paese democratico un leader democratico avrebbe dovuto lasciare la propria funzione. Ciò che la contraddistingue è che lei non è il leader del centrodestra: ne è stato a lungo il proprietario! Credo che oramai lei non lo sia più ed è questa la novità che a partire da questa crisi gli italiani hanno di fronte a sé.

stampa