Intervista
21 maggio 2011

«Berlusconi mai moderato, gli elettori se ne accorgono ora?»

Intervista di Anthony Muroni - L'Unione Sarda


L'ex presidente del Consiglio (ed ex ministro degli Esteri nell'ultimo governo Prodi) sarà oggi a Cagliari per sostenere il candidato a sindaco del centrosinistra Massimo Zedda. Appuntamento alle 11 nella sede del Partito democratico di via Emilia per una conferenza stampa (assieme al segretario regionale del Pd Silvio Lai e a Massimo Zedda) alle 11.30 nella sala convegni dell'hotel Mediterraneo per un incontro con simpatizzanti ed elettori. Quella alla campagna elettorale cagliaritana del centrosinistra è un'adesione convinta, in ragione dell'apprezzamento nei confronti del candidato a sindaco.

Dopo il buon risultato del primo turno siete davvero convinti che il vento stia cambiando?

«I dati emersi a Milano, a Bologna, a Torino e qua in Sardegna confermano che il berlusconismo è in crisi. Il Paese inizia
ad accorgersi di quanto noi del centrosinistra denunciamo da tempo. Il governo non governa ma si limita a sopravvivere,
a perdere tempo in questioni che non interessano a nessuno. E a non dare risposte a chi le aspetta».

Quali sono i motivi di questa crisi?

«Anzitutto il fatto che il cavaliere, in 17 anni di impegno politico e circa 10 al governo, non è mai riuscito a mantenere una
sola delle sue mirabolanti promesse. Basta guardare i dati economici degli ultimi tre anni: fabbriche che chiudono, giovani che non trovano lavoro, quarantenni e cinquantenni in cassa integrazione. Tagli sugli investimenti e sulla ricerca, nessuna speranza di riscatto per gli ultimi e per le persone in difficoltà».

La giustificazione della crisi economica mondiale non regge?

«Strano che questa crisi economica la si senta sempre di più solo in Italia. Dalle altre parti ne sono usciti con rinnovato
vigore, traendo occasione di sviluppo dalle correzioni su sistemi che erano entrati in crisi. Qua si limita a denunciare il
problema e non si fa niente per risolverlo. La verità è che il presidente del Consiglio non sa nemmeno dove iniziare a mettere le mani».

Lei crede che i problemi personali e giudiziari di Berlusconi possano aver inciso?

«Bene non gli hanno fatto, soprattutto nei confronti dell’opinione pubblica. Il centrosinistra non si occupa né di problemi
personali né delle beghe giudiziarie dei suoi avversari politici, se non quando è costretto a farlo perché in Parlamento non si riesce a parlare di altro».

Cosa pensa della svolta aggressiva nella campagna elettorale degli ultimi giorni prima del voto del 15 e 16?

«Ma c’è ancora qualcuno convinto che Berlusconi e i suoi più fedeli seguaci siano moderati? Io non ho mai avuto modo di credere a questa favola. Credo che il premier in ogni sua manifestazione pubblica, in ogni suo atto anche lontano dalla campagna elettorale, non si comporti mai da moderato, è uno che ha sempre basato le sue fortune sull’accendere gli animi, sui colpi bassi. Per questo non sono sorpreso del clamoroso autogol fatto dalla Moratti nei confronti di Pisapia. Sono contento, però, che quella dichiarazione insensata non abbia pagato. Pisapia il 30 maggio diventerà sindaco di Milano».

Come pensa che il governo abbia gestito la crisi libica?

«Nei miei atti da ministro degli Esteri c’è la prova che anch’io ritenessi centrale recuperare un rapporto costruttivo con la Libia, per molte ragioni. Ma c’è modo e modo. Questo governo è passato dal far piazzare le tende a Villa Pamphili, con imbarazzanti manifestazioni pubbliche e persino baci sulle mani, ai bombardamenti su Gheddafi e la sua famiglia. Credo
che il divario tra queste due posizioni sia evidente. Ma Berlusconi è riuscito persino a fare di peggio: nei primi giorni,
quando la popolazione civile veniva massacrata dal regime di Bengasi, disse di non aver contatto Gheddafi perché aveva paura di disturbarlo. Credo che siano dichiarazioni che si commentino da sole».

Ma crede che l’elettorato moderato abbia punito il governo anche per questo repentino mutamento di linea?

«Sinceramente non credo che gli elettori votino alle amministrative pensando a quello che il governo fa in Libia. Anche se è possibile che il crescente discredito che l’Italia si sta conquistando sullo scenario internazionale, complice la scarsa
autorevolezza di questo esecutivo, incida nel calo di popolarità. Invece credo che il vento nuovo che si respira a favore del centrosinistra sia figlio di una volontà precisa di cambiamento. Che parte da Roma e che, è testimoniato dal voto del Nord, sta attraversando un po’ tutto il Paese».

E lo stato di salute del Pd qual è?

«Ne parliamo a Cagliari, in conferenza stampa».

Si è fatto un’idea del voto sardo nello scorso fine settimana?

«Quello di Olbia si commenta da solo. Ma voglio ben volentieri parlare della grande sorpresa che Massimo Zedda è stato capace di incarnare a Cagliari, che dal 1993 è una roccaforte della destra. Vengo volentieri a sostenerlo perché mi dicono che sia un giovane che, come ha dimostrato, è capace di suscitare grandi entusiasmi ed è capace di mobilitare i suoi coetanei come pochi altri. Una mosca bianca nel panorama politico italiano, che è pieno di giovani che sono nati vecchi».

Sa che è stato capace di sconfiggere alle primarie un mostro sacro del Pd come Antonello Cabras?

«Non conosco le dinamiche del centrosinistra cagliaritano, specie quelle che hanno portato alla scelta di questo candidato
a sindaco. Giudico solo la campagna elettorale intelligente e coraggiosa che ha portato avanti e lo splendido risultato che è riuscito a conseguire».

Cosa sa del resto della politica isolana?

«Anzitutto che gli elettori sardi, con il loro voto di domenica scorsa, hanno voluto dare un giudizio molto negativo sul governo regionale. Credo che la maggioranza di centrodestra non possa ignorare l’avviso di sfratto che le è arrivato dal voto non solo di Cagliari e Olbia ma anche dal resto della Sardegna».

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