Discorso
4 febbraio 2012

INTERVENTO DI MASSIMO D’ALEMA ALLA CERIMONIA PRESSO LA “SCUOLA DI GOMME” DI ALHAN AL AKHMAR


Gentili Autorità, Maestre e maestri, cari alunni e cari amici,
Sono orgoglioso di essere qui, oggi, insieme a voi. E voglio ringraziare gli organizzatori di questa giornata speciale che ci permette di visitare un luogo che assume un grande significato simbolico: una scuola elementare costruita in una delle zone più esposte e difficili del mondo. Per questo voglio ringraziare l’Ong Vento di Terra, da cui ha preso il via il progetto della “scuola di gomme” di Alhan al Akhmar per i piccoli beduini della comunità Jahalin, realizzato grazie al contributo della Cooperazione italiana, con l’aiuto della rete dei comuni di sud Milano, della Conferenza Episcopale italiana e di numerose altre associazioni.
Sono profondamente convinto, infatti, che la politica estera, una politica forte, in grado di incidere sulla realtà, non sia fatta esclusivamente dai governi. Ho sempre avuto grande attenzione e rispetto verso quella che nel nostro Paese è la straordinaria risorsa del volontariato e delle organizzazioni non governative che, assieme alla capacità e all’impegno di tanti enti locali, costruisce relazioni di amicizia e collaborazione a livello internazionale. Anche queste sono componenti fondamentali dell’azione che un grande Paese come il nostro può svolgere e svolge ogni giorno nel mondo, tanto più perché esse favoriscono l’incontro tra donne e uomini, tra culture e tradizioni diverse, nel segno del rispetto e della solidarietà.
Più in generale, vorrei comunicarvi il mio apprezzamento per il lavoro che tutti gli operatori umanitari e i volontari portano avanti nei Territori palestinesi, con le loro energie e la loro passione, forti della solidarietà dei propri sostenitori. Sappiamo bene che il vostro lavoro si misura quotidianamente con una realtà conflittuale, e sono colpito dalla tenacia delle donne e degli uomini che contribuiscono a fare la differenza laddove, a volte, è facile perdere la speranza.
E proprio qui è importante lavorare, tra i bambini. Perché senza la fiducia in un futuro di convivenza pacifica tra i popoli, la barbarie e l’odio nei confronti dell’altro rischiano di prendere il sopravvento. Per questo è fondamentale alimentare la speranza, in particolare quella dei più piccoli, educarli e istruirli in modo che possano diventare adulti consapevoli, aiutarli a comprendere che può esistere un’alternativa alla paura, alla sopraffazione, alla violenza.
La scuola dell’infanzia riveste un ruolo imprescindibile in tutti i Paesi del mondo, ma nelle situazione svantaggiate assume un’importanza fondamentale. La scuola dell’infanzia diventa uno strumento di lotta contro l’esclusione e l’emarginazione sociale, ma in questa realtà diventa qualcosa di più: un messaggio di fratellanza, di pace.
Sappiamo che il diritto all’istruzione è un diritto umano universalmente riconosciuto, consacrato nella Dichiarazione sui diritti dell’uomo e dalla più recente Convenzione Onu sui diritti del fanciullo. Nel 2000, poi, il diritto all’educazione primaria fu inserito tra gli obiettivi del Millennio, ossia tra gli otto traguardi che la comunità internazionale si impegnava a raggiungere entro il 2015, oltre alla lotta alla povertà e alla fame. Siamo, purtroppo, assai lontani da questi obiettivi, per raggiungere i quali resta vitale il vostro impegno.
Sono anche orgoglioso che l’idea di questa scuola sia nata nel mio Paese e che in Italia si siano trovate le energie per realizzarla. Si tratta di un progetto originale di bioarchitettura, che ha permesso la costruzione di queste aule grazie all’utilizzo di pneumatici, facendone una struttura “non permanente” dal punto di vista materiale, ma che noi ci auguriamo sia duratura nella sua missione pedagogica. Mi piace osservare che, nonostante le difficoltà sia stato recentemente inaugurato il terzo anno scolastico e che tanti bambini ogni giorno malgrado i continui ostacoli riescano a raggiungere e frequentare la scuola.
Sono convinto che iniziative come questa, svolte sul territorio a sostegno delle popolazioni locali, possano contribuire a favorire quel processo di pace che ormai da decenni si tenta di portare a buon fine e che ancora, purtroppo, non ha trovato un punto di svolta. Sono convinto che iniziative come questa creino a poco a poco un tessuto sociale coeso e contribuiscano a diffondere quella cultura dei diritti umani e civili che costituisce la condizione fondamentale per la promozione umana e la crescita di un popolo.
Agli amici israeliani vorrei dire che voi, nonostante la diffidenza e talora l'ostilità' verso questo progetto, state lavorando anche per la loro sicurezza. Perché avere una scuola qui, invece che abbandono, disperazione e frustrazione, e' un modo per dare un contributo alla pace.

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