Discorso
26 febbraio 2012

RISPOSTA DI D’ALEMA ALLA DOMANDA DEL DIRETTORE DELL’UNITA’ CLAUDIO SARDO SULLA DECISIONE DELLA FIAT DI TOGLIERE IN ALCUNE FABBRICHE LA BACHECA DELL’UNITA’

RAVENNA


La Fiat torna ad una sua antica tradizione. La Fiat è stata la fabbrica in cui la repressione antisindacale e contro la sinistra è stata la più aspra del Dopoguerra. La Fiat di Valletta fu la grande azienda che realizzò su vasta scala i licenziamenti per rappresaglia politica e sindacale, che poi sono stati una delle ragioni che hanno portato all’art. 18. Lo Statuto dei lavoratori nasce anche da quella drammatica esperienza e dalla necessità di affermare i diritti dei cittadini e la democrazia in fabbrica.
Abbiamo guardato con interesse a una strategia mondiale, a uno sforzo di rilancio e modernizzazione dell’azienda, che l’amministratore delegato Marchionne ha voluto tentare in questi anni. Non c’è dubbio che la Fiat si è venuta internazionalizzando, forse con ritardo rispetto a scelte aziendali che ne hanno rallentato il ruolo e che hanno visto un declino dell’azienda per molti anni. Però, in questo tentativo di modernizzazione c’è anche una vena autoritaria, che ha prodotto danni molto gravi e che rischia di incrinare il rapporto tra la Fiat e il Paese.
Bisogna ricordare ai dirigenti della Fiat che operano in un Paese democratico, dove ci sono leggi e nel quale bisogna rispettare i diritti dei cittadini, dove vi è la tradizione di spazi dei sindacati nelle aziende, e che questo non è un ostacolo alla produttività.
E’ un brutto episodio, un segnale negativo di un’arroganza non accettabile in un Paese democratico. Spero che tutti i sindacati uniti lo dicano alla Fiat.

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