Intervista
18 maggio 2012

DI SOLO RIGORE SI PUO' ANCHE MORIRE

Intervista di Giuseppe De Tomaso – La Gazzetta del Mezzogiorno


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Presidente Massimo D’Alema, la Grecia è sull’orlo del baratro. Ma l’emergenza economica colpisce l’intera Europa. Il governo Monti sta facendo bene? Intanto, si affrontano i due soliti partiti: quello del rigore e quello della spesa.

La situazione è seria. In Italia è stata resa più difficile dalla fragilità del sistema, da una lunga disastrosa assenza di governo, dal trionfo delle chiacchiere...

Ma Berlusconi ha tolto il disturbo parecchi mesi fa. Oggi governa Monti, ma i primi risultati non appaiono confortanti. Anzi. Forse è sbagliata la medicina montiana.

Berlusconi ha tolto il disturbo lasciandosi alle spalle il debito pubblico a quota 124 per cento rispetto al Pil, e una condizione catastrofica su conti pubblici e credibilità nazionale. Non voglio fare il difensore d’ufficio di nessuno, ma non è facile venir fuori da una situazione così grave. L’Europa, poi, non riesce a dare le risposte giuste. Paghiamo il prezzo dei danni provocati dalla destra italiana e dalla destra europea. La politica della signora Merkel costituisce una cura che rischia di aggravare la crisi.

La Germania ha sbagliato nel non aver voluto disinnescare sul nascere la mina greca, ma non è colpa sua se altri Paesi, tra cui l’Italia, hanno debiti pubblici da capogiro.

Alcuni Paesi si sono indebitati per salvare le loro banche. Resta il fatto che la politica imposta da Berlino all’Unione Europea appare tutt’altro che efficace. Nella stessa Germania ci sono posizioni e voci differenti rispetto alla linea della Merkel.

Che voto in pagella lei assegnerebbe a Monti?

Monti è persona capace e seria. Fa quello che è possibile fare. Io non ho mai creduto alle virtù taumaturgiche dei governi tecnici, non ho mai creduto in particolare all’ideologia secondo cui, a differenza dei politici, i tecnici hanno l’esclusiva in competenza e onestà. Il governo sta facendo il suo dovere di fronte alla drammaticità della crisi, ma le risposte di lungo periodo saranno risposte politiche.

Non sono un po’ troppe le tasse varate da Monti?

Ma come si fa a ridurle?

Attraverso riforme strutturali, con effetti sul lungo periodo. Vendendo parte del patrimonio pubblico, liberalizzando settori ingessati. Non si possono assumere frotte di forestali in Puglia e di camminatori in Sicilia.

Un po’ di dieta non farebbe male. Non c’è dubbio che in questi anni la spesa pubblica sia lievitata in modo anomalo. Il mio governo aveva portato la spesa pubblica ai livelli più bassi degli ultimi 40 anni. Ma ridurre le uscite non è un’operazione semplice. Richiede tempo. La situazione è stata aggravata dall’impronta leghista al capitolo del federalismo. Un’impronta che ci costerà più della paghetta del Trota. Il decentramento irresponsabile adottato sotto la spinta leghista non ha giovato alla finanza pubblica. Ma non dimentichiamo che la causa primaria dello scardinamento dei bilanci pubblici va addebitata ai crac dei gruppi finanziari internazionali, crac che molti Stati hanno ripianato col denaro dei cittadini. La crisi internazionale, ricordiamolo, non è stata provocata dai debiti pubblici di Italia e Grecia.

Ma la speculazione prende di mira solo i Paesi con i conti in disordine, mai quelli con i conti in ordine. Segno che Italia e Grecia avevano il peccato originale: troppi debiti.

È naturale che sia così, ma bisogna ricordare come è nata la crisi.

La finanza ha le sue colpe. Ma anche la politica non è innocente, visto che è lei a stabilire le regole. È stato il regolatore Clinton, ad esempio, a modificare le regole sulla separazione tra banche commerciali e banche d’affari.

Perciò bisogna cambiare le regole introducendo ad esempio forme di imposizione sulle transazioni finanziarie. Ma la via d’uscita non può dipendere esclusivamente dalle politiche nazionali, anche se ciascuno dovrà fare la sua parte. Il centrosinistra ha lasciato, nel 2008, la guida del governo con il 103% del debito rispetto al Pil. Col centrodestra il rapporto debito-Pil è salito al 124%. E meno male che lo Stato italiano non ha dovuto soccorrere le banche, altrimenti chissà dove sarebbe schizzato il debito. Voglio dire: il surplus di debito pubblico lasciato dal centrodestra non è spuntato a causa di misure straordinarie, come è invece avvenuto in altri Paesi. Purtroppo Berlusconi ha raccontato che non c’era la crisi, ha promesso che non metteva le mani nelle tasche degli italiani, e ha fatto volare il debito pubblico al 124%. Come si fa adesso a chiedere a Monti di ridurre la pressione fiscale?

La via d’uscita, allora, qual è?

La svolta politica per la crescita. È quello che chiedono gli americani all’Europa. Senza crescita non si pagano nemmeno i debiti. È innegabile che i governi della Grecia abbiano gravi responsabilità, ma è assurdo pensare che Atene possa salvarsi solo attraverso le politiche di rigore. Si rischierebbe di mettere in ginocchio l’economia, ma anche la democrazia greca. Con pericoli per l’intera Europa. Una parte della minaccia terroristica in Italia è connessa alla crisi greca. Ci vuole, quindi, una ragionevole flessibilità, bisogna dare alla Grecia la possibilità di rinegoziare i debiti. Guai se prevalesse fino in fondo il fondamentalismo della destra tedesca.

Passiamo al centrodestra italiano. La Lega rischia l’implosione. Il Pdl è diviso su Monti.

La Lega nasce come movimento di protesta, poi sigla un patto di potere con Berlusconi, snaturando la propria vocazione originaria. Oggi la Lega ne paga le conseguenze. Non credo che scomparirà. Intendiamoci. A me non piace affatto il suo progetto: populistico, antimeridionale, a volte razzista. Ma fenomeni di questo tipo sono presenti in tutto il mondo. Osservo che è finito il ciclo di tutta la destra italiana, anche se qualcuno vorrebbe approfittarne per portare il Paese all’ingovernabilità.

Si parla di un avvicinamento di Montezemolo a Berlusconi. Le risulta?

Bisognerebbe chiederlo a lui. Mi sembrerebbe strano, alla luce delle sue posizioni ufficiali. Comunque vedo troppa fantapolitica.

E Casini? Si dice che oggi sia meno lontano dal centrodestra.

Non corro dietro ai pettegolezzi, perché di questo si tratterebbe. Io dico solo che l’unica forza nazionale in grado di fare da argine alla crisi è il Partito democratico.

Ma il Pd non ha sfondato alle ultime elezioni.

Non ha sfondato in pochissimi centri. Nell’ultimo test si è votato in 26 capoluoghi di provincia. Avevamo 8 sindaci. Dopo i ballottaggi ne avremo 16 o 18. Sarà difficile dire che non abbiamo vinto.

Si parla anche di una Lista civica Saviano che contenderebbe a Grillo la guida della reazione «antipolitica». Fantapolitica?

Non capisco perché non possiamo diventare un Paese normale, con l’alternanza tra destra e sinistra. Un commentatore che, in Italia, va per la maggiore ha scritto che in Francia sono andati al governo i Renzi. Non sa che i dirigenti del partito socialista francese erano tali anche quando io guidavo il Pds. Ecco. Siamo vittime del provincialismo. Ciò detto, non vedo scenari di liste civiche. Il fatto che ci siano personalità desiderose di impegnarsi nelle istituzioni è assai positivo. Ma non credo che il Paese possa essere governato da liste civiche. Abbiamo già sperimentato leghismi di vario genere. Che altro dovremmo apprendere?

Si aspettava di più dai ballottaggi in Puglia? A Lecce il Pd è andato male.

Il dato evidente è la crisi, clamorosa, del centrodestra. Con l’eccezione di Lecce, che si conferma un presidio per il centrodestra. Il centrosinistra governava solo Taranto fra le sei principali città pugliesi in cui si è votato. Credo che dopo i ballottaggi il bilancio sarà assai confortante. Certo, per il centrosinistra e il Pd non sono soltanto rose e fiori. Si sono registrate anche difficoltà, incomprensioni, debolezze. Il che solleciterà una riflessione profonda. Ma il dato politico è l’arretramento del centrodestra.

Vendola ha ribadito il suo impegno alla guida della Puglia fino al 2015. Tuttavia, già si parla del dopo Vendola (in caso di sua candidatura alle politiche 2013). Emiliano fa intendere di voler puntare alla successione. Sarà lui il vostro candidato?

Innanzitutto bisogna capire quello che deciderà Vendola. In ogni caso è legittimo che il sindaco di Bari possa ritenere di concorrere a una prospettiva di questa rilevanza. Io non devo battezzare nessuno. Fortunatamente. Si sa. Siamo una forza che promuove le candidature attraverso le primarie.

In Puglia è migliorato il clima tra centrodestra e centrosinistra. Vede qualcosa di simile anche al centro, con l’ipotesi di una Grande Coalizione anche dopo il 2013?

Penso e spero di no. Sarebbe un’anomalia. Le Grandi Coalizioni sono figlie di situazioni eccezionali.

Ma centrosinistra e centrodestra hanno varie anime al loro interno.

Perciò va cambiata la legge elettorale.

Modello francese?

Non saremmo contrari, anche se non sono operazioni che si improvvisano, visto che comporterebbero anche la riforma della forma di governo.

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