Intervista
21 febbraio 2013

L’alternativa al Pd sarebbe solo il caos

Intervista di Simone Collini – l’Unità


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Berlusconi ha spedito una lettera in cui si parla di come riavere il rimborso dell'Imu: una mossa insensata o da non sottovalutare, presidente D'Alema?


«Berlusconi sta conducendo una battaglia disperata, all'insegna della demagogia, della menzogna, approfittando anche della disinformazione di un Paese che sembra avere rimosso quanto è accaduto. Quella lettera è un espediente da Sudamerica anni 50, ma la cosa più grave è che è stato consentito a Berlusconi di presentarsi facendo finta di non aver governato il Paese per dieci anni, di non essere il principale responsabile anche dei provvedimenti che condanna, che dice di voler cancellare».


Tipo l'Imu, appunto?


«L'Imu, che è stata istituita dal governo Berlusconi con il federalismo fiscale, ma non solo. Anche Equitalia l'ha creata il governo Berlusconi, con un decreto Tremonti. Non dimentichiamolo. Negli anni in cui Berlusconi ha governato non c'è stata la diminuzione delle tasse che aveva promesso, mentre è aumentato il debito pubblico. È incredibile che non venga chiamato a rispondere di tutto ciò, che oggi possa presentarsi facendo finta di essere stato all'opposizione».


Una forza di opposizione, al sistema tout court, è quella di Grillo:
cosa direbbe a un elettore deluso dal centrosinistra tentato di votare M5S?


«Ho un grandissimo rispetto per le tante persone che scendono in piazza intorno a Grillo e per il sentimento di protesta, ben comprensibile, che li anima. Ma Grillo ha contribuito molto a fare di questa campagna elettorale un momento di rissa, in cui i problemi del Paese sono stati totalmente rimossi. Stiamo assistendo a un passaggio di testimone tra Berlusconi e Grillo, che appare un Berlusconi più giovane, più trasversale, ma con un'impronta simile. Lo vediamo del resto anche dalle promesse campate per aria, come quella di dare mille euro al mese a tutti i disoccupati. Ma dove si trovano i soldi per farlo? Non si sa... Tanto lui non è tenuto a rispondere. Il suo è un inquietante populismo autoritario».


A cui però nessuno ha saputo far fronte, vedendo i consensi che
accumula: sono stati commessi degli errori in questa campagna elettorale?


«In queste settimane, al centro del dibattito sui giornali, in televisione e tra alcune forze politiche, si è passato molto tempo a chiacchierare sulle future alleanze del Partito democratico, senza vedere invece cosa sta emergendo, e cioè una profonda crisi della democrazia, senza riflettere sufficientemente sul pericolo di una rottura del rapporto tra cittadini e istituzioni può finire in uno sfacelo per il Paese. È stato sottovalutato da più parti il rischio che dal bipolarismo berlusconiano si può uscire con una crisi drammatica».


Da più parti in senso politico?


«Non solo. Una responsabilità per come si è sviluppata questa campagna elettorale la porta anche una parte della classe dirigente italiana, che pensa di fare dispetti ai politici senza rendersi conto che sta danzando sull'orlo del vulcano. Se martedì mattina il Paese non fosse governabile, ciò comporterebbe la reazione negativa dei mercati, il crollo della Borsa, l'aumento dello spread, uno scenario da Grecia... E a pagare il prezzo più alto sarebbero i cittadini più deboli».


Pensa che il Pd abbia fatto il possibile per far fronte a questa
situazione?


«Il Pd si è trovato in una condizione difficile, essendo l'unica forza che mette in campo una proposta di governo per il Paese ed essendo aggredito da tutte le parti. A questo si è aggiunta l'improvvida campagna elettorale di Monti».


Perché improvvida?


«Non ha minimamente compreso il quadro reale del Paese: da una parte, il rischio di una caduta populista come effetto del degrado a cui Berlusconi ha portato l'Italia, dall'altra la possibilità di riscatto. Ed è evidente che l'alternativa alla caduta populista non può che essere imperniata sul Pd. Insomma, l'idea del centro candidato a governare il Paese a prescindere dalla sinistra rivela la profonda distanza di Monti dal Paese».


Era inevitabile, in campagna elettorale, che si desse un profilo
moderato attaccando Vendola, non crede?


«Che, con questo populismo montante di Berlusconi e Grillo, Monti abbia passato la campagna elettorale a prendersela con Vendola è ridicolo. Se si vuole fare argine al rischio di disgregazione, la sinistra è un interlocutore indispensabile».


E dell'ipotesi grande coalizione evocata da Monti cosa ne pensa?


«Ma con chi si può fare una grande coalizione? Con Berlusconi? Una simile ipotesi, urta contro qualsiasi considerazione di buon senso».
Monti sostiene che la Merkel non voglia il Pd al governo: il suo giudizio?


«La smentita della Cancelliera dimostra che Monti è incappato in un doloroso infortunio».


Lavoro e crescita sono i due temi su cui ha puntato Bersani in questa campagna elettorale ma, a livello comunicativo e mediatico, non sembra aver pagato: conviene ora battere su altri tasti?


«Bersani ha presentato un'agenda di governo seria, fatta di proposte concrete su questioni fondamentali per uscire dalla crisi: occupazione, investimenti, fiscalità più equa, attenzione al Mezzogiorno, interventi a favore delle fasce più deboli... Naturalmente, è difficile che questa serietà possa bucare il muro dell'indifferenza in un'informazione drogata da chi promette soldi a tutti, in una campagna elettorale in cui vince chi la spara più grossa. Ma non dobbiamo inventarci nulla, adesso. Dobbiamo insistere sulla serietà delle nostre proposte e sul fatto che il Pd è la grande forza di cambiamento».

Cambiamento è tema grillino, è tema berlusconiano...


«Figuriamoci. Non permetteremo un rovesciamento delle parti a chi ha governato in maniera disastrosa per quasi un decennio, né lasceremo fare a chi grida di voler bombardare il Parlamento, di voler sciogliere i sindacati. Siamo noi che possiamo garantire un cambiamento della politica, una riforma delle istituzioni, una lotta alla corruzione, una rinascita del Paese attraverso il lavoro e la crescita economica. Siamo noi garanzia di stabilità e governabilità. Per questo se il Pd non vincerà in modo chiaro sarà l'avventura. Magari qualcuno si diverte a votare Grillo, ma poi che succederebbe?».


Vuole spaventare gli elettori?


«È un'analisi oggettiva. In questo momento l'alternativa vera non è neanche più tra noi e Berlusconi. O c'è una netta affermazione del Pd, oppure il caos. Io ho il dovere di dire la verità, i cittadini hanno il diritto di votare come vogliono. Siamo in democrazia».


Può sorgere il dubbio che la verità sia un'altra: il Pd chiede il voto utile per avere la maggioranza anche al Senato.


«Per il Paese è fondamentale una vittoria netta del Pd. Poi Bersani potrà lavorare per una maggioranza ampia, solida, un patto tra progressisti e moderati annunciato da tempo. Ma è importante che lo faccia da una posizione di forza, senza subire condizionamenti».


Il dialogo sarà soltanto con Monti?


«Siamo una forza responsabile, democratica, che vuole dialogare con tutti. Certo, anche con i parlamentari del Movimento 5 Stelle. Dialogare con Grillo non è facile perché è lui a non volerlo. Il Paese ha bisogno di uscire dalla rissa, dalla contrapposizione violenta, che non farebbe altro che aggravare le difficoltà che già l'Italia sta vivendo. E la vittoria del Pd può permetterlo».


 

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