Cari amici,
grazie di avermi associato alla presentazione di questo studio sulla democrazia nell’Unione europea.
Si tratta di un lavoro rigoroso, condotto da DEMOS e dai suoi ricercatori, che tengo a ringraziare calorosamente.
Alla FEPS abbiamo intrapreso un lavoro complementare, che sarà pubblicato nel prossimo autunno e che verte – Stato per Stato – sulle formazioni politiche che approfittano di questa nuova e inquietante situazione che emerge - per quanto mi riguarda, purtroppo, non sorprendentemente - dalla ricerca di DEMOS.
Perché dico « non sorprendentemente » ? Perché penso che questo indebolimento della democrazia e dei valori fondamentali dell’Unione sia anche uno dei risultati di decenni di neoliberismo selvaggio, di disprezzo per lo Stato, di disprezzo per le regole, che, a mio parere, ha dato impulso alla corruzione e alla violazione delle leggi fondamentali in diversi Paesi europei.
Ad esempio, la debolezza della nostra democrazia in Italia è il risultato della forza del denaro nella politica. E’ uno degli elementi della cultura neoliberale che ha dominato nel mondo occidentale in questi ultimi anni.
E bisogna anche dire che l’Europa ha la sua responsabilità, poiché essa non applica le proprie regole allo stesso modo da una politica all’altra. Molto dura e severa quando si tratta dell’economia, della finanza e dei bilanci pubblici nazionali – il 3%, la nuova religione europea -; molto debole, viceversa, quando si tratta dei valori fondativi dell’Unione.
In questo senso vi è una responsabilità della gerarchia europea. Bisogna sottolinearlo, lanciando un appello a tutte le forze democratiche europee alla coerenza nel rispetto dei valori di dignità umana, di libertà, di democrazia, di eguaglianza, di Stato di diritto, nel rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle minoranze.
Questi valori, enunciati nell’articolo I-2 del Trattato, hanno un ruolo importante, in particolare in due casi concreti.
Il primo è quello dell’adesione di un nuovo Stato membro. Il secondo, quello della sospensione dei diritti derivanti dall’appartenenza all’Unione europea per un Paese che non rispetti più questi valori.
Se il primo caso viene applicato sistematicamente, il secondo – lo sappiamo – viene regolarmente eluso. Ciò, a mio parere, non è accettabile: conviviamo all’interno dell’Unione con Paesi con i quali avremmo problemi oggettivi se fossero candidati all’ingresso nell’Unione stessa, il che è paradossale.
Bisogna reagire, bisogna porre il problema, bisogna pretendere coerenza - mi riferisco ai Popolari, ai Liberali europei.
Lasciatemi concludere che mi rendo conto che non è facile essere coerenti. Penso alla signora Merkel e alla responsabilità dei Cristiano-democratici tedeschi di aver accolto Berlusconi e Orban tra i Popolari europei: quando si è seduti accanto a Berlusconi e Orban non è facile essere coerenti con i valori della democrazia, dei diritti e delle libertà fondamentali.
Ecco perché penso sia necessario studiare, lottare, porre la questione, che non riguarda la sinistra. E’ un grande problema di credibilità, penso sia esattamente a questo livello che bisogna porre questo problema politico, di cui lo studio che presentiamo oggi conferma l’esistenza e sul quale i socialisti devono insistere per inserirlo nel dibattito pubblico.
Grazie.