Discorso
4 aprile 2014

Renaissance for Europe - Leaders' Debate

Versione italiana


Cari amici, cari compagni, 
L’evento di oggi costituisce l’ultima tappa di un percorso che abbiamo fortemente voluto e che ci ha portato, nel corso degli ultimi due anni, al fianco dei partiti progressisti impegnati nel confronto elettorale in Francia, Germania e Italia, per mostrare come queste elezioni nazionali fossero tutte legate a un possibile rilancio dell’Europa e a un’uscita da questa crisi drammatica, della quale ancora non vediamo la fine. 
In un contesto di disagio e di tensioni sociali che scuotono il continente, i cittadini saranno presto chiamati a esprimere il loro voto sull’Europa che desiderano.
E vedremo affrontarsi visioni politiche del tutto diverse. Da un lato vi sono i conservatori, che sono i responsabili dello stato attuale in cui versa l’Europa e che desiderano che resti com’è. Dall’altro lato vi sono i diversi movimenti di protesta ed euroscettici, con i loro diversi colori, fino ad arrivare all’inquietante nero di Alba Dorata. La protesta è comprensibile. Sono le risposte a essere sbagliate, perché ci porterebbero a distruggere quel patrimonio che abbiamo costruito insieme in cinquant’anni e che ha permesso al nostro continente di unirsi e di superare le ragioni dei nazionalismi e delle guerre che l’avevano insanguinato per secoli.
La terza forza in campo siamo noi progressisti, che vogliamo difendere il patrimonio dell’Europa, cambiando al tempo stesso profondamente le politiche attuali, che si sono rivelate fallimentari. Le forze socialiste e progressiste sono state in prima linea lungo tutto il percorso della costruzione europea. Siamo fieri di quanto l’Europa ha saputo fare. Tuttavia, oggi percepiamo il rischio che questo patrimonio unico sia rimesso in discussione. E sappiamo bene che soltanto un cambiamento coraggioso può salvare e rilanciare il sogno europeo.
Cosa intendo con “cambiamento coraggioso”? Bisogna imprimere una vera e propria svolta su tre nodi cruciali: la democrazia, la crescita economica, il ruolo dell’Europa nel mondo.
In primo luogo, noi ci battiamo per un’Europa democratica, che non sia più soltanto terreno di mediazione tra i governi nazionali e lo strapotere della burocrazia di Bruxelles, ma che sia nuovamente guidata dalla politica e da istituzioni legittimate dal voto popolare. In altri termini, occorre rimettere al centro dell’Unione il Parlamento e una Commissione che sia un organo politico, espressione di una maggioranza parlamentare, e non più un organo tecnocratico.
Ecco perché noi socialisti abbiamo deciso di lanciare la candidatura di Martin Schulz, fatto che ha trascinato l’intero campo politico, imponendo a tutte le famiglie politiche europee di misurarsi per la prima volta proponendo ciascuna il proprio candidato alla presidenza della Commissione. Presidente che saranno gli stessi cittadini a scegliere, con il loro voto. Ciò darà alle elezioni del prossimo 25 maggio un contenuto del tutto nuovo. 
E su questo chiediamo ai governi nazionali di rispettare la volontà dei cittadini e del Parlamento. 
In secondo luogo, dobbiamo uscire dalla gabbia dell’austerità, dobbiamo tornare a investire nel futuro, nella ricerca, nell’innovazione, allo scopo di restituire ai cittadini, e in particolare ai giovani, una prospettiva reale di occupazione.
Dobbiamo uscire dalle gabbie nelle quali ci siamo rinchiusi da soli. Dobbiamo uscire dalla logica monetarista e del dominio della finanza sull’economia reale. Parliamo di impianti e meccanismi neoliberisti, che sono alla base delle profonde disuguaglianze sociali. Dobbiamo voltare pagina rispetto a questo approccio disastroso e, viceversa, puntare sull’istruzione, sull’innovazione, sul lavoro, sull’industria. In altre parole, sulla crescita. 
Dobbiamo smettere di coltivare l’illusione che la ripresa economica possa derivare dalle sole esportazioni, perché senza un’accresciuta capacità di consumo da parte delle famiglie e senza una lotta efficace alla povertà all’interno delle nostre stesse società, non vi sarà alcuna ripresa economica. 
E’ il tema fondamentale dell’uguaglianza, che torna attuale e cruciale. Un tema che è stato e deve tornare a essere la nostra bandiera. Oggi più che mai, l’uguaglianza è un valore fondante dell’identità socialista. 
Certo, una delle sfide più grandi che dobbiamo affrontare è la questione del debito pubblico. Ma è un problema che dobbiamo risolvere senza punire i cittadini. Piuttosto, dobbiamo riequilibrarne il peso, spostandone una parte sulle rendite finanziarie. 
In terzo luogo, occorre un’Europa più unita, onde rafforzare il suo ruolo nello scenario internazionale. Il mondo sta cambiando con grande rapidità. Se non saremo uniti, ogni Paese europeo, preso singolarmente, è destinato al declino e alla marginalizzazione. Insieme, invece, rappresentiamo una grande potenza, non solo in ragione della nostra economia, ma anche della nostra storia, dei nostri valori. 
Ma dov’è, oggi, questa potenza europea?
Come abbiamo ribadito nel corso del nostro dibattito, l’Europa deve essere ferma e unita contro il nazionalismo aggressivo di Putin. Lasciatemelo dire: il fatto che la soluzione alla questione ucraina sia negoziata interamente da John Kerry e Sergei Lavrov, senza che l’Europa sia neanche invitata al tavolo, è umiliante. Dopotutto, si tratta dei nostri confini, del nostro gas. 
Penso anche allo scenario del Mediterraneo, nel quale dobbiamo impegnarci attivamente per costruire la pace, isolare i fondamentalismi, promuovere il dialogo interreligioso e la democrazia.  
Sono appena rientrato da un viaggio in Medio Oriente, dove ho incontrato numerose personalità della sinistra palestinese e israeliana. Ancora una volta, il tentativo di giungere a un accordo di pace sta fallendo. Ma cio’ avviene anche perché non bisognava lasciare l’intero processo nelle mani degli Stati Uniti. L’economia israeliana dipende in larga misura dall’accordo di libero scambio con l’Europa. La vita dei palestinesi dipende dagli aiuti europei (un miliardo di euro all’anno, proveniente dai nostri contribuenti). Com’è possibile che l’Europa, primo pagatore nella regione, non riesca ad avere una voce politica in questa crisi, per cercare una soluzione a un conflitto intollerabile e che rischia ormai di rovinare le relazioni tra l’Occidente e il mondo arabo?
Ecco il cambiamento di cui abbiamo bisogno. Ecco perché è fondamentale che la politica torni a giocare il proprio ruolo, attraverso un grande progetto, basato sui valori di solidarietà, di giustizia sociale, di libertà, sui diritti umani. L’Europa è questo, non un labirinto di regole, di trattati, di percentuali che mirano solo a garantire la stabilità monetaria.
Ecco la prospettiva che noi socialisti vogliamo realizzare con Martin Schulz. Non sarà facile per Martin, ma noi saremo al suo fianco. Ricordiamoci che non ci battiamo soltanto per una persona, ma per un progetto. 
La risposta alla crisi politica dell’Europa consiste in una guida politica rinnovata. La risposta sono i progressisti e il loro coraggioso programma di cambiamento, al quale, lasciatemi sottolineare, la FEPS ha dato un grande contributo, grazie al suo lavoro di ricerca e di elaborazione di idee. 
La risposta per una nuova Europa è Martin Schulz al vertice della Commissione, per garantire la svolta necessaria.
Grazie.

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