Ci riprova Massimo D’Alema. E ci riprova al Sud, quel Sud che lo tradì quattro anni fa alle Regionali che egli stesso, sulla base di maldestri sondaggi pre-elettorali, trasformò in un referendum sul suo governo. Si giocò tutto e non gli andò bene. Perse la Calabria («per una manciata di voti» tiene a sottolineare), perse la sua Puglia, perse anche l’Abruzzo. E perse il governo. Ma soprattutto perse l’aureola di «tattico invincibile».
Ci riprova, ora, D’Alema. Eppure, verrebbe da chiedergli: chi glielo fa fare? Chi glielo fa fare a sfidare Berlusconi e Fini nella circoscrizione meridionale per le Europee e a ingaggiare una difficilissima battaglia sulle preferenze? Chi glielo fa fare visto che un successo della lista unitaria del centrosinistra (che presenta come «il più grande evento degli ultimi tempi nel sistema politico») sarà di fatto la vittoria di Prodi, mentre un insuccesso significherà la definitiva uscita di scena della vecchia nomenklatura del centrosinistra, e in primo luogo proprio il «vincibile tattico» D’Alema?
Allora, presidente, chi glielo fa fare?«Non capisco lo spirito della domanda. E chiariamo subito che io non sono ancora candidato a nulla. Se scrive che sono candidato, qualcuno potrà smentirla».
Mettiamola così: pensa di annullare in questo modo la sconfitta di quattro anni fa e rilanciarsi? «Lasciamo stare quattro anni fa, è passato un secolo. Io sono convinto che la lista unitaria avrà un ottimo risultato in Italia e nel Sud. E se si affermerà la lista unitaria vinceremo tutti noi che l’abbiamo promossa. Mai, salvo la Dc e in qualche occasione il Pci, la storia italiana ha conosciuto partiti sopra il 30%. Se ciò accadrà, nulla sarà più come prima».
Incontrerà nelle piazze Berlusconi, Fini, Gasparri: scintille come a Gallipoli per le politiche? «Cominciamo a dire che Berlusconi, Fini e Gasparri daranno vita ad una enorme fiction perché nessuno di loro farà il parlamentare europeo. Io sono vicepresidente dell’Internazionale socialista, voglio impegnarmi per l’Europa e la costruzione dell’unità europea».
I sondaggi dicono: chi espugnerà il Sud vincerà la partita delle Europee e, probabilmente, delle politiche 2006? «Nel Mezzogiorno c’è un fortissimo malessere sociale e c’è un alto tasso di indecisi, in gran parte elettori del centrodestra alle ultime elezioni che non sono motivati a rivotare per il Polo. Il governo ha tradito il Mezzogiorno nel modo più clamoroso. Berlusconi è venuto meno a tutte le promesse che aveva fatto agli italiani. Ma nei confronti del Sud ha fatto qualcosa di più: ha tolto una parte delle cose che il Mezzogiorno aveva. Un torto».
Questo non basta a trasformare i voti degli indecisi in voti per il centrosinistra. Anche voi al governo, del resto, avevate deluso il Sud. Almeno Berlusconi, così si dice, ha fatto sognare e fa sognare... «Intanto, le persone che stanno male e che si sono impoverite negli ultimi anni fanno fatica anche a sognare. Hanno provato a farlo, ma sono profondamente deluse. Il Mezzogiorno è stato sedotto da un’immagine di forza del leader del Polo, da un’idea molto elementare: Berlusconi è stato così bravo a far quattrini che riuscirà a far diventare tutti più ricchi. Dopo tre anni il bilancio è fallimentare».
Ma anche il bilancio del centrosinistra fu negativo. O no? «Diciamo che il Mezzogiorno ha avuto dal centrosinistra meno di quello che si aspettava, certamente meno di quello di cui aveva bisogno. Certo, alcuni interventi e alcuni progetti ebbero risultati molto più modesti: penso alla programmazione negoziata e territoriale, penso a Sviluppo Italia, deludente rispetto alle aspettative e alle necessità. Più efficaci la legge 488, il credito di imposta e il prestito d’onore. Progetti che il centrodestra ha praticamente svilito. E oggi nel Sud si sta peggio».
D
a qui a votare per il centrosinistra, però, ce ne corre. In fondo, al Sud non viene per nulla percepito un piano alternativo del centrosinistra. Proprio lei di recente ha ammesso: siamo stati condizionati dall’«egemonia neoliberista». «Come sempre, voi giornalisti esagerate. Da un dito si porta via un braccio: accontentatevi talvolta del dito. Io non ho ammesso alcunché: ho solo fatto una riflessione... Abbiamo considerato con troppo ottimismo, anche in sede di Internazionale socialista, il fenomeno della globabilizzazione. Abbiamo creduto che accelerasse la soluzione di alcuni grandi problemi».
E questo significa qualcosa per il Sud? Non crede che l’intervento straordinario fu abolito troppo in fretta? Ora tutti lo ammettono: e in questo caso, il verbo «ammettere» è corretto... «Il Sud ha certamente bisogno di politiche pubbliche. E già che ci siamo, poiché spesso si fa a gara a sottolineare i presunti fallimenti di D’Alema, mi lasci ricordare un dato: il governo che nella storia del Paese ha trasferito più risorse al Sud è quello guidato da me. Ecco: io mi presento candidato come detentore di un record».
Ma lei sarebbe d’accordo a una riedizione, naturalmente riveduta e corretta, dell’intervento straordinario? «Quella è una stagione finita. Noi siamo per un potenziamento delle politiche pubbliche. Il Sud non aveva mai avuto tanto dall’Europa come nell’accordo di Berlino, che sempre io ho negoziato. Anche quello fu un fallimento?»
Ma nel 2006 tutto finirà. Sarà il crac? «Non solo, ci sono proposte nettamente peggiorative e nuove minacce, di fronte alle quali non si sa che cosa stia facendo il governo italiano. Le due questioni decisive per il Mezzogiorno si giocheranno a Bruxelles, non a Roma».
Questo lo sapevamo già... «Mi lasci finire. La prima questione: bisogna cambiare i criteri di allocazione dei fondi strutturali. Non si può tener conto soltanto del reddito pro-capite, ma anche dei tassi di crescita e del tasso di occupazione. La seconda questione: avere la possibilità di articolare politiche fiscali su scala regionale o macro-regionale, una facoltà che deve essere lasciata ai governi nazionali».
Torniamo alle elezioni. Che cosa farà da grande Bassolino? «Ma Bassolino è già grande, sotto tutti i punti di vista».
Bella battuta. Ma è vero che avete fatto un accordo: via libera a D’Alema capolista al Sud per Strasburgo e via libera a Bassolino nel ticket con Prodi nel 2006?«Non capisco. Io non credo che dovremmo fare dei ticket, anzi siamo contro i ticket, a differenza della destra che li fa pagare sulla salute. Bassolino è una delle grandi personalità del centrosinistra in Italia. Abbiamo pubblicato su Italianieuropei un bel saggio del vostro collaboratore Mauro Calise. Si chiama: ”Una squadra di leader per l’Ulivo”. Ecco il punto: intorno a Prodi c’è una squadra di leader e Bassolino, anche per il forte radicamento sul territorio, è uno di questi leader».
Eppure, Bassolino rischia di saltare sotto gli attacchi di Mastella... «Io ho una travolgente simpatia per Clemente».
Già, senza i suoi voti non sarebbe mai diventato premier. Lei arrivò finanche a definire Ceppaloni come la Svizzera del Sud... «Fu una battuta. Arrivai a casa Mastella dove constatai che non era vero che avesse una piscina a cuori».
Ok, assolto... Scherzi a parte, io penso che bisogna far la tara alle polemiche nei prossimi mesi. La lista unitaria del centrosinistra, oltre a spaventare Berlusconi che reagisce nel modo che sappiamo, crea anche malumori tra le forze minori del centrosinistra. È quindi comprensibile che si cerchi visibilità».
Beh, Mastella è andato molto oltre nei toni e nei contenuti.«Sì, le espressioni che ha usato sono, francamente, ingiuste. D’altra parte, se davvero aspira ad esser candidato del centrosinistra dovrebbe cercare di rivolgersi in modo diverso a quelli che dovrebbero poi sostenerlo. Se continua così sarà difficile che possa ottenere la candidatura».
Come si sente ad essere alleato di Pomicino? Bisogna avere la faccia tosta, almeno a Napoli e in Campania, a sostenere che l’alleanza con Pomicino non sia un problema per la sinistra... «Mica l’abbiamo candidato alla guida del Paese? Pomicino è un uomo libero che, dopo aver affiancato Berlusconi, è stato deluso dal centrodestra come milioni di italiani. In fondo, Pomicino fa parte di un fenomeno di massa: il distacco dalla destra, la sfiducia in Berlusconi. Perciò, non trovo un solo motivo per dispiacermi, né per imbarazzarmi».
La Margherita fa pressing sulla Iervolino per farla candidare alle Europee. Condivide? «Non decido io. Posso dire che sono grande estimatore di Rosetta. Sarei lieto di combattere con lei la battaglia».
L’azione di governo a Napoli, tuttavia, appare abbastanza appannata negli ultimi tempi. «Non sono in grado di giudicare. Voglio però confessare una cosa: mia moglie è di Foggia e continua a considerare Napoli la capitale del Regno. Quando vado in giro per l’Italia, lei preferisce dedicarsi al lavoro, alla famiglia. Se invece vengo a Napoli, mi chiede sempre di accompagnarmi. Per noi meridionali, Napoli resta la capitale, una città speciale».
Presidente D’Alema, nel 2006, dopo dieci anni, si rinnoverà il duello Berlusconi-Prodi. Avranno (e avremo) dieci anni in più. Non è la conferma che l’Italia è bloccata? Clinton, Aznar, Blair saranno in pensione a meno di 60 anni... «Certo, il passaggio alla seconda Repubblica, che avrebbe dovuto essere accompagnato da una rifornma del sistema politico e delle istituzioni, doveva nascere - come avvenne per la prima Repubblica - da un’intesa delle grandi forze. Non siamo riusciti a farlo. Non chiedetemi di chi è la colpa. Almeno questo risparmiatelo. Con Prodi vogliamo riprendere quella sfida interrotta».