Discorso
28 ottobre 2004

Vincono gli europei

di Massimo D'Alema - il Messaggero


Ieri è stata una giornata storica per l'Europa. Paragonabile a quel 13 dicembre del 1979 quando il parlamento, da poco eletto a suffragio universale, bocciò su impulso di Altiero Spinelli il bilancio della Commissione affermando così il suo ruolo democratico. Venticinque anni dopo il presidente designato Barroso ha dovuto ritirare la proposta di Commissione di fronte alla previsione di una inevitabile bocciatura da parte del parlamento, e si è impegnato a presentare al più presto un'ipotesi nuova e più convincente. Dunque il parlamento europeo ha vinto la sua battaglia, ha affermato le sue prerogative dimostrando di non essere il luogo ove si ratificano decisioni già prese dai governi. E con il parlamento hanno vinto tutti quei cittadini che hanno partecipato direttamente, con il voto, alla democrazia dell'Unione Europea. L'Unione si basa su una complessa architettura istituzionale e su un bilanciamento di poteri tra organismi intergovernativi e organismi comuni. Sono tra quanti hanno sempre avuto una visione federalista dell'Europa. Una concezione che punta su un peso crescente delle istituzioni comunitarie, in particolare di quelle fondate più direttamente sul consenso dei cittadini. Ieri l'equilibrio si è spostato proprio in direzione di un'Europa dei cittadini. E' un fatto nuovo, importante, positivo. Il presidente Barroso avrebbe dovuto tenere conto del risultato delle audizioni dei singoli commissari, dei voti e dei giudizi espressi in quella sede. Era evidente che diversi commissari non avevano ottenuto il gradimento a causa di un manifesto conflitto di interessi, come nel caso di Neelie Kroes-Smith, oppure per una scarsa competenza nella materia assegnata. O ancora, come nel caso di Rocco Buttiglione, per avere espresso posizioni politiche o compiuto atti in contrasto con indirizzi e principi dell'Unione. In questo caso vi era anche stato un voto negativo della Commissione. Barroso ha preferito non cambiare nulla e presentarsi con un atteggiamento di sfida, contando forse sulle pressioni esercitate dai governi nazionali sui parlamentari dei singoli paesi. Così non è stato e alla fine ha dovuto piegarsi lui. E' stata molto importante la decisione unanime del gruppo socialista di votare contro, così come ha pesato la larga maggioranza, sulla stessa linea, dei liberali. In questa occasione i parlamentari dell'Ulivo e del centro sinistra hanno rappresentato un ponte tra le diverse componenti del centro sinistra europeo. Come si vede non vi è nessuna drammatica crisi istituzionale. C'è invece una crisi politica dalla quale si può uscire tenendo conto delle posizioni del parlamento e dando vita a una Commissione più credibile e in grado di raccogliere un consenso largo e qualificato. La questione adesso è nelle mani di Barroso, ma anche dei governi e quindi del Consiglio europeo. Il governo italiano si trova al centro di questa bufera politica e in una posizione di evidente imbarazzo e difficoltà. Sono dispiaciuto, sul piano umano, per Rocco Buttiglione e a lui ho espresso anche personalmente il mio sentimento. Ma egli sbaglia a sostenere di essere discriminato e perseguitato per la sua fede religiosa o per le sue convinzioni filosofiche. Gli vengono contestati atti e posizioni politiche. Fu lui a proporre, per esempio, che fosse cassato dalla Carta europea dei diritti fondamentali l'impegno a proibire nell'Unione ogni «discriminazione sulla base dell'orientamento sessuale». Può piacere o meno, ma l'Unione Europea ha tra i suoi principi costitutivi il rifiuto di ogni discriminazione contro gli omosessuali e un pari diritto all'affermazione della propria personalità nella vita e nella società per le donne e per gli uomini. Le posizioni di Buttiglione sul ruolo preminentemente familiare delle donne e le sue posizioni politiche sul tema dell'omosessualità hanno suscitato una legittima perplessità e sollevato l'interrogativo se egli sia o meno la persona più adatta a tutelare valori, principi e indirizzi che evidentemente, e legittimamente, non condivide. Non mi sembra però che questi principi siano l'espressione di un'egemonia laicista e anticattolica dell'Europa. Una larga maggioranza dell'opinione pubblica, compresi moltissimi cattolici, li considera semplicemente principi fondamentali di civiltà. Certo, Buttiglione paga anche la diffusa diffidenza dell'Europa verso il governo italiano e sarebbe ingiusto attribuirne a lui la responsabilità. Tale diffidenza è particolarmente radicata quando si discute di materie come la giustizia o l'immigrazione. E per ragioni ben note. Il governo Berlusconi ha ostacolato gli accordi sul mandato di cattura europeo e, più in generale, non ha favorito una politica di cooperazione sui temi della giustizia. La legge Bossi-Fini, oltre a essere incostituzionale come sancito dalla Consulta, viola anche principi europei in materia di diritto d'asilo. Si potrebbe continuare con un lungo elenco, ma basterà aggiungere che non c'è governo nell'Unione dove un ministro abbia definito l'Europa “forcolandia” o abbia insultato il parlamento con l'ineguagliabile stile dell'on. Tremaglia. Insomma, se c'è diffidenza verso il governo italiano non è per un complotto della sinistra ma per ragioni molto serie delle quali Berlusconi e il suo governo portano tutta intera la responsabilità. Questa situazione non ci rallegra. Al contrario ci preoccupa dal momento che il nostro paese rischia di pagare un prezzo elevato. Anche per questo avevamo suggerito al governo di confermare nel suo incarico Mario Monti, vale a dire una personalità che gode di un largo e indiscutibile prestigio. Appello, come noto, inascoltato. Tanto più addolora vedere che l'Italia il paese che in questi anni ha guidato con Romano Prodi la Commissione europea in una esperienza carica di significati e successi è oggi, per responsabilità della destra, più un motivo di imbarazzo e difficoltà che una forza promotrice dell'integrazione. Siamo alla vigilia della storica firma, a Roma, del nuovo Trattato costituzionale dell'Unione. Un passaggio storico. Speriamo che dopo i rovesci di questi giorni possa intervenire daparte del governo qualche atto di riparazione e di ragionevolezza tale da mostrare che, al di là della retorica di maniera, l'Italia è ancora in grado di misurarsi con un impegno europeista coerente e sincero. P.S. Non sembrerebbe andare nel senso auspicato l'annunciata conferma della candidatura di Rocco Buttiglione alla carica di commissario europeo. Non sembra utile né al presidente Barroso, né alle istituzioni europee, e neppure all'on. Buttiglione.

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