Discorso
16 febbraio 2007

Roma - "Afghanistan, democrazia, giustizia e sviluppo: il ruolo delle donne"

Testo dell'intervento


Signor Presidente Karzai,

Signor Ministro Spanta ed illustri membri della delegazione afgana, Ambasciatori, Ministri e Sottosegretari, a voi, alle donne protagoniste di questo seminario, ed a tutto il pubblico presente desidero rivolgere un ringraziamento speciale per aver partecipato a questa Tavola Rotonda.

Sono molto lieto anzitutto di dare il benvenuto a Roma, ma in particolare al Ministero degli Esteri, al Presidente Karzai, che ha appena incontrato il Presidente della Repubblica, Napolitano. La Sua presenza ci onora ed onora soprattutto la Tavola Rotonda che ci apprestiamo a concludere.

I temi delle tre sessioni dei lavori hanno abbracciato globalmente la realtà dell'Afghanistan ed il ruolo svolto dalla Comunità Internazionale, e dall'Italia in particolare, nel processo di ricostruzione iniziato cinque anni fa.

L'elemento nuovo, che oggi ha contraddistinto il dibattito e che è al centro del nostro incontro, è la presenza di donne, in posizione di grande rilievo nella società afgana: esse costituiscono la prova più evidente del progresso che si è verificato nel Paese, dopo tanti anni di occupazione straniera e poi di dominio dei talebani che avevano ridotto alla disperazione ed alla distruzione quasi totale.

La strada del pieno completamento della ricostruzione dell'Afghanistan è ancora lunga e disseminata di ostacoli. Ne siamo consapevoli; non saprei dire in che misura l'analisi debba essere rosea o preoccupante. La valutazione spetta alle Autorità ed al popolo afgano, ma non per questo puo' essere trascurata l'importanza, in molti casi straordinaria, dei risultati conseguiti in questi anni. Oggi abbiamo un Afghanistan democratico, con una Costituzione, un Presidente ed un Parlamento liberamente eletti. Colgo l'occasione per salutare la Vice Presidente della Wolesi Jirga, Fawzia KOFI che è oggi fra noi.

In cinque anni di intensa collaborazione con la Comunità Internazionale l'Afghanistan ha avviato un processo di ricostruzione che non può e non deve regredire. In questo quadro l'Italia ha fatto e continuerà a fare la sua parte - non solo da un'ottica puramente nazionale ma anche all'interno dell'Unione Europea, che auspichiamo assuma profilo e responsabilità crescenti anche in Afghanistan - contribuendo sia sul piano militare - con la significativa presenza dei nostri soldati a Kabul e a Herat - nell'ambito della missione ISAF insieme anche a 13 Paesi non appartenenti alla NATO, sotto mandato delle Nazioni Unite - che sul piano della ricostruzione civile.

L'impegno italiano più importante, in questo momento, è sicuramente quello per la riforma della giustizia, che ha preso l'avvio nel 2003 e nei tre anni successivi ha già dato risultati significativi. Oggi sono lieto di confermare che il coinvolgimento italiano nel settore della giustizia si sta ulteriormente approfondendo, tra l'altro, con l'organizzazione il prossimo mese di maggio a Roma di una Conferenza Internazionale sulla rule of law: l'evento sarà organizzato insieme agli amici afgani e con la collaborazione delle Nazioni Unite. Nella Conferenza saranno coinvolti i principali donatori internazionali nel settore della giustizia ed altri paesi interessati all'esercizio della riforma.

Qual è la finalità della Conferenza? Prevediamo che essa si concluda con due risultati principali: l'approvazione di un “Action Plan” sullo sviluppo futuro della riforma e sul ruolo che in essa dovranno continuare a svolgere i paesi coinvolti in un quadro di maggiore e più coordinato impegno anche dell'Unione Europea; in secondo luogo la Conferenza dovrebbe approvare la costituzione di un Fondo Fiduciario per la Giustizia (Justice Trust Fund) nel quale l'intera Comunità Internazionale sarà invitata a versare contributi, che il Governo afgano destinerà alla spesa per la giustizia.

Vorrei qui sottolineare la particolare sensibilità delle autorità afgane, ed in primo luogo del Presidente Karzai, per questo importantissimo settore, che sta alla base di qualsiasi sviluppo della società: senza giustizia e senza uno stato di diritto nessun aspetto della vita civile può svilupparsi adeguatamente. Noi, rappresentanti dei paesi impegnati nella ricostruzione dell'Afghanistan, abbiamo l'obbligo morale e politico di rispondere con i fatti alla richiesta di giustizia che proviene dal popolo afgano. Insieme intendiamo portare avanti il nostro discorso, che passa anche attraverso un forte impulso alla formazione del personale addetto alla giustizia ed all'insegnamento ad ampio raggio dei principi dei diritti umani. Ciò potrà avvenire sia attraverso le scuole, che con l'utilizzo di mezzi di informazione di massa come radio e televisione, che consentono di raggiungere capillarmente la popolazione afgana di ogni età e livello di educazione.

Come sapete, peraltro, la nostra azione non si ferma al settore giustizia. Essa spazia in molti altri campi in cui siamo presenti con progetti di sviluppo: in particolare vorrei qui menzionare il contributo al funzionamento del Parlamento, all'emancipazione delle donne ed al sostegno dei bambini, l'assistenza nel settore sanitario, scolastico ed idrologico.

La cooperazione in campo culturale fra i nostri due Paesi risale a molti anni addietro: essa fa perno oggi sugli eccellenti rapporti di collaborazione tra il governo afgano e l'ISIAO, grazie ai quali i nostri archeologi sono stati e sono impegnati in attività di scavi ed in opere di restauro sparse in tutto il Paese. Questa collaborazione potrebbe consentirci di ospitare presto a Torino - auspicabilmente già all'inizio della prossima estate - la mostra sui tesori afgani attualmente aperta a Parigi: sarà un momento molto importante per avvicinare gli italiani ai grandi valori culturali del Suo Paese.

La Tavola Rotonda di oggi costituisce un momento significativo e importante. Essa ha rappresentato una occasione di incontro con cui abbiamo suggellato una grande affinità nella percezione dei problemi; abbiamo contribuito alla ricerca di intese che si potranno sviluppare in futuro. Abbiamo riconosciuto l'interesse comune ad accrescere la collaborazione fra le due società civili in diversi settori e per avere un rapporto non solo fra i governi; l'amicizia fra i nostri due popoli ne esce ulteriormente rafforzata.

Esprimo quindi l'auspicio che occasioni di questo tipo possano rinnovarsi in futuro, in Italia o in Afghanistan, e colgo l'occasione per rivolgere ancora una volta a tutti un ringraziamento molto caloroso e per dichiarare chiusa la Tavola Rotonda.

Hamid Karzai e Massimo D'Alema<br><I> Copyright Archivio fotografico ANSA</i>



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