Intervista
22 luglio 2007

“Basta montature su Unipol” Il vicepremier: salta lo stato di diritto

Intervista di Massimo Giannini - La Repubblica


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“È pazzesco, pazzesco...”. Quando gli avevano letto i primi lanci d’agenzia con le parole della Forleo, l’altro ieri pomeriggio, era in viaggio verso il Salento. E stentava a credere alle sue orecchie. “Un’altra volta? Ancora con quelle intercettazioni vecchie di anni, e totalmente prive di risvolti penali?”. Massimo D’Alema era in macchina, e alternava rabbia e stupore. “Ragazzi, qui siamo fuori dello stato di diritto. Noi “complici”? E di quale reato? Quelle fantomatiche “notizie riservate” di cui parlavo con Consorte stavano su tutti i giornali... E poi, parliamoci chiaro: ma perché questa vecchia immondizia rispunta fuori proprio oggi?”.
Il ministro degli Esteri faticava a trattenersi: “Dico la verità: sono abbastanza scosso. Voglio leggere bene quello che dice il Gip. Ma se è quello che mi hanno riferito, mi sento assolutamente tranquillo. Quella è solo cattiva letteratura. E le argomentazioni mi sembrano molto, molto fragili, anche dal punto di vista giuridico. Però...”.
C’è un però, che il vicepremier ci teneva a sottolineare: “Non si può crocifiggere in questo modo un cittadino, formulando un giudizio che pare già una sentenza. Così salta per aria il sistema democratico...”. Il giorno dopo, la rabbia è un po’ sfumata. D’Alema non vuole entrare nel merito delle accuse formulate dalla Forleo. Ritrova invece la voglia di parlare di politica. Ma l’intervista non può che partire dal nuovo caso giudiziario esploso sui Ds per l’affare Unipol.

Ministro D’Alema, dunque siete stati “complici” del “disegno criminoso” ordito da Consorte?
“Ho troppo rispetto per la magistratura per commentare questa iniziativa, sulla quale si pronunceranno gli organi competenti. Confido nelle istituzioni, e confido in me stesso. Sono sereno, non ho nulla da nascondere e sono pronto a respingere fermamente ogni accusa, come mi è già capitato altre volte”.

Ma stavolta il quadro è più opaco. Quelle parole sui soldi che mancavano per la scalate, quelle telefonate su Bonsignore, per esempio...
“Le ripeto, sono assolutamente sereno. Non do giudizi sul merito, al contrario di altri io rispetto la legge e prima di replicare aspetto che le carte siano state effettivamente trasmesse al Parlamento. Questo polverone riemerge per la quarta volta. È sempre lo stesso, non c’è un solo elemento in più. Anche in passato, ogni volta che sono stato accusato di qualcosa, ho dimostrato la mia totale estraneità ad ogni illecito e ho ottenuto il proscioglimento in istruttoria. Sono certo che andrà così anche stavolta, e sa perché? Perché ho fiducia che, alla fine, la macchina della giustizia renda giustizia a chi la merita. Perché ho sempre fatto politica in assoluta onestà e trasparenza. E continuo a farla. Continuo a occuparmi dei problemi del Paese, che sono molto più seri e importanti di questa spazzatura. E ora non mi chieda altro, perché finché non vedrò le carte ufficiali non ho altro da aggiungere, se non un ringraziamento per gli attestati di fiducia e stima che in questi giorni sono giunti, a me e al mio partito, da tanti cittadini e dal mondo politico”.

Allora parliamo di pensioni, per esempio. Questa riforma è un davvero un buon compromesso, o un altro cedimento alla sinistra radicale?
“Questa riforma è un punto di svolta. È un nuovo successo del governo, che dovrebbe dimostrare a tutti, a partire dagli alleati nella coalizione, che la nostra azione da i suoi frutti. Pochi governi al mondo scontano uno squilibrio così stridente tra la sostanza delle cose che fanno e la percezione tra l’opinione pubblica dei risultati raggiunti. In un anno abbiamo arginato il tracollo dei conti pubblici, abbiamo aumentato il tasso di crescita del Paese, abbiamo riportato l’inflazione sotto la media Ue, abbiamo raggiunto risultati importanti in materia ambientale, abbiamo varato misure di giustizia sociale. Adesso è arrivata anche questa riforma delle pensioni, che riporta in equilibrio i conti della previdenza, raggiunge a regime gli stessi obiettivi della Maroni, ma con gradualità. Inoltre, si porta dietro un elemento perequativo di lungo periodo a beneficio dei giovani, e un aumento delle pensioni minime per oltre tre milioni di anziani. Capisco che alle élite il tema non interessa. Ma la povertà resta un enorme problema in Italia: non lo dico io, lo sostiene l’Istat”.

E allora perché Prc e Pdci preannunciano battaglia in Parlamento? Perché la Fiom prepara una rovente campagna referendaria nelle fabbriche?
“Sono stupito da queste reazioni, per fortuna minoritarie. Tra l’altro, il superamento dello scalone, ma anche l’aumento graduale dell’età pensionabile, facevano parte del programma dell’Unione sottoscritto da tutti. Il sindacato confederale, nella sua migliore tradizione, ha trattato con noi interpretando l’interesse generale. Ha ottenuto per la prima volta un forte miglioramento dei trattamenti pensionistici di 3 milioni di persone. Lo può e lo deve rivendicare con orgoglio”.

E se Rifondazione vi rifacesse lo scherzo del ‘98, aprendo una bella crisi in Parlamento proprio sulle pensioni?
“Lo troverei francamente sconcertante. Chi vuole la crisi perché questa riforma non è abbastanza “di sinistra” si accomodi pure: poi però non si deve lamentare, se è costretto a prendersi lo scalone della Maroni, a rinunciare agli aumenti delle pensioni minime e a perdere le garanzie per i lavori usuranti”.

Il Polo vi accusa: avete fatto una riforma che è tutta una contraddizione.
“Il Polo non ha titolo per parlare. Berlusconi aveva fatto finta di risolvere il problema delle pensioni, con una legge iniqua e da far pesare sul futuro governo. Berlusconi aveva fatto finta di risolvere un sacco di problemi. Aveva fatto finta di sbloccare la Tav, che invece abbiamo sbloccato noi, concludendo l’accordo con la Francia e ottenendo i finanziamenti Ue. Aveva fatto finta di firmare il contratto del pubblico impiego, dimenticandosi di stanziare le risorse che noi abbiamo dovuto reperire. Aveva fatto finta di dare i fondi alla lotta contro l’Aids, mentre poi è toccato a noi onorare l’impegno con il G8. E’ così su tutto: lui si è preoccupato della finzione, noi ci siamo occupati della realtà”.

La destra fa del catastrofismo, voi fate del trionfalismo. Non so cosa sia peggio...
“Quale trionfalismo? Io sto ai fatti. Dopo un anno e mezzo, siamo al giro di boa. Smettiamola di pensare che ci sia un ‘male esistenziale’ che mina la vita di questo centrosinistra. Reagiamo a un’offensiva che fin dal primo giorno, e non solo da parte del centrodestra, ha cercato di mettere in discussione il diritto di questa maggioranza a governare il Paese. Con la riforma delle pensioni si chiude una fase. Ora è il momento di ridare slancio vero alla nostra azione riformatrice. Abbiamo appena concluso la stagione del rigore, stiamo cogliendone i frutti per redistribuirli nel segno dell’equità sociale, e dal prossimo autunno si tratta di concentrare gli sforzi su competitività, innovazione e sviluppo. Il bilancio reale per il governo è largamente positivo, non deve più essere offuscato dal chiacchiericcio e dalle polemiche inutili”.

La legge elettorale non è chiacchiericcio. Perché avete scoperto il sistema tedesco? Si prepara un altro inciucio con Berlusconi, come teme qualche vostro alleato?
“Se la ricerca di un ampio consenso politico e parlamentare sulla riforma elettorale, sollecitata dal presidente della Repubblica, è ogni volta un “inciucio”, allora siamo davvero tutti “inciucisti”. Compreso Napolitano. Questa è davvero una polemica demenziale. Proprio noi gridiamo adesso all’inciucio, dopo aver accusato Berlusconi di non essere stato “inciucista” nella passata legislatura, e di avere approvato a maggioranza una legge elettorale mostruosa? La verità è che quando si parla di regole è sempre necessario cercare la più ampia intesa possibile”.

Converrà che la sua virata sul sistema tedesco è quanto meno sorprendente...
“Io non ho mai nascosto la mia preferenza per un sistema maggioritario e uninominale a doppio turno. Ma resta sempre il solito, piccolo problema: non ha i numeri per imporsi in Parlamento. Il sistema tedesco può essere una valida alternativa, con le dovute condizioni che ne assicurino l’impianto bipolare, a partire dalle soglie di sbarramento. Del resto, di questa soluzione avevo già parlato pubblicamente cinque mesi fa: mi fa piacere che oggi registri un diffuso consenso”.

Ma lei ne ha parlato con il Cavaliere? Vi siete incontrati?
“Non ho un colloquio privato con Berlusconi da almeno 4 o 5 anni. E del resto, com’è noto, in questi mesi mi sto occupando di politica estera. E anche su questo, me lo faccia dire, un po’ più di serietà nel dibattito non guasterebbe”.

Lei allude all’incidente diplomatico innescato dalle sue parole su Hamas?
“Sì, alludo. Non è stato un incidente diplomatico, ma una gigantesca montatura, l’ennesima, il cui solo obiettivo è di far cadere il governo. Io ho detto un’assoluta banalità: Hamas fa atti di terrorismo, ingiustificabili e condannabili, ma ha anche radici profonde nel popolo palestinese, e non è nostro interesse spingerla tra le braccia di Al Qaeda. Ho ripetuto quello che avevamo scritto insieme ai ministri degli Esteri dell’Europa mediterranea nella lettera a Blair. A Strasburgo il Parlamento europeo ha approvato all’unanimità i contenuti di quel testo in una risoluzione, con il voto degli eurodeputati della Cdl. E nel frattempo a Roma io, che ripetevo gli stessi concetti, venivo attaccato come un ‘pericoloso terrorista’”.

Parliamo di Partito democratico. L’accelerazione sulla costituente e la candidatura di Veltroni, se hanno ridato forza al Pd, hanno indebolito il governo. Non è così?
“No, penso esattamente il contrario. Parliamoci chiaro: il salto di qualità che ha dato Walter con la sua discesa in campo, fotografato puntualmente dai sondaggi, è stato utile anche per Prodi”.

Sarà. E allora perché si continua a parlare in giro di una imminente staffetta tra Prodi e Veltroni?
“Già il fatto che se ne parli “in giro”, come lei sostiene, rende la cosa poco plausibile. No, mi creda: se è vero che con Veltroni si rafforza il maggior partito del governo, allora è altrettanto vero che si rafforza anche il governo. Capisco che può sembrare un ragionamento semplicistico rispetto ai bizantinismi della dietrologia, ma questa è una verità elementare. Detto questo, è chiaro che la forza del governo dipende dal governo. Se, per esempio, si mostra orgoglioso e difende la riforma delle pensioni che abbiamo appena fatto, è un conto. Se la rimette in discussione il giorno dopo averla firmata, allora fa harakiri, ed è tutt’altro conto”.

Ma è vero, come ha detto il presidente del Senato, che la candidatura di Veltroni nasce da un patto tra lei e Marini?
“Io non ho fatto nessun patto con nessuno. Ho appreso che Marini aveva incoraggiato Veltroni quando sono andato a parlargli. Siamo stati in molti a incoraggiare Walter. Io l’ho fatto subito, e con grande convinzione. Del resto, per andare in Campidoglio non c’è alcun bisogno di passare per Palazzo Madama”.

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