Intervista
25 marzo 2008

D'Alema a Torre Annunziata: "Siamo vicini a chi combatte la camorra"

Intervista di Vincenzo Iurillo - Metropolis


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“Il mare sta montando, la botta di vento è in arrivo”. Massimo D’Alema in un’intervista televisiva a una tv napoletana usa una metafora della vela, lo sport che ama, per descrivere il sistema Italia in questo istante: un paese dove si percepisce, lontano ma imminente, il soffio della crisi internazionale. “In questo momento sarebbe stato meglio continuare a dare un governo al Paese che affrontare le elezioni. Invece qualcuno ha insistito per tornare subito al voto perché sicuro della vittoria. Ma potrebbe anche avere una delusione”.
In caso di vittoria del Pdl, sarà il Sud, secondo il ministro degli Esteri, a pagare le peggiori conseguenze della crisi in arrivo: “Vedo crescere nella coalizione di Berlusconi un nordismo distorto e connotato da un antimeridionalismo di fondo, molto preoccupante per il Mezzogiorno. Specialmente ora che il peso della Lega Nord non è più controbilanciato dalla presenza di quei settori moderati ex democristiani, più rappresentativi degli interessi del meridione”. E così D’Alema, capolista del Partito democratico alla Camera nel collegio Campania 1, focalizza la sua campagna elettorale sui problemi del Sud e continua a battere palmo a palmo il territorio napoletano. Oggi dedicherà tutta la sua giornata ai temi della legalità, della lotta alla camorra e dello sviluppo. Giornata che inizierà a Scampia, alle ore 10 con un incontro con le associazioni e i giovani delle aree più degradate della periferia di Napoli, e si concluderà alle 18 a Torre Annunziata con una manifestazione presso il cinema Politeama di Corso Vittorio Emanuele.

Ministro D’Alema, lei verrà a Torre Annunziata, città che rappresenta anch’essa un’emergenza nazionale. Qui si muore per un proiettile vagante mentre si sta a casa a festeggiare il Capodanno. Qui il sindaco Giosuè Starita, del suo partito, ha scritto al ministro Amato denunciando che il territorio della città è ormai militarizzato dalle sentinelle della droga e dei clan. E quando la sua lettera è stata resa pubblica, sono stati esplosi colpi di pistola sul cartello del posto auto riservato alla vettura comunale del primo cittadino. Cosa dirà ai cittadini torresi?
“Dirò che il governo Prodi ha dimostrato un grande impegno nella lotta alla criminalità e ai clan nell’area napoletana e campana. Un impegno che si è tradotto in un rafforzamento della presenza dello Stato e in una serie di risultati importanti. Il numero dei boss catturati e delle cosche sgominate è aumentato nel corso degli ultimi due anni. Solo nella Regione Campania, fino al gennaio 2007, sono stati confiscati alla camorra 1216 beni immobili, di cui 445 già dati in gestione per attività varie. Sono state confiscate 191 aziende: 143 sono state chiuse, 48 date in gestione. In mattinata visiterò una di queste, confiscata al Clan Misso a Napoli, e data in gestione ad un’associazione di volontariato. Testimonierò che noi siamo stati presenti su quest’area e continueremo ad esserlo se verremo riconfermati alla guida del Paese, perché dopo gli obiettivi raggiunti in Sicilia nella disarticolazione del sistema mafioso, consideriamo la zona del napoletano come la maggiore emergenza in questo momento. Qui, nonostante i risultati raggiunti, la presenza camorristica rimane allarmante e dobbiamo continuare l’offensiva”.

In che modo?
“Con un dispiego ulteriore di forze dell’ordine, potenziando la magistratura, intensificando i rapporti tra lo stato centrale, i sindaci, le autorità periferiche, il mondo dell’ associazionismo e la ricchezza sul territorio di tante testimonianze ecclesiali. Dando voce alle speranze e ai volti di tanti giovani che sfidano quotidianamente la malavita organizzata. Ho avuto modo di partecipare alla manifestazione dell’associazione “Libera” a Bari, è stata una scossa per l’opinione pubblica e la politica. Coglierò l’occasione della manifestazione a Torre Annunziata per fare un ulteriore punto della situazione, ascoltando anche i vertici della Procura e del Tribunale di Torre Annunziata.

Nei giorni scorsi lei ha incontrato il prefetto di Napoli. Che quadro le ha illustrato?
“La situazione è molto difficile. Ma dal colloquio è emerso che lo Stato non sta con le mani in mano, tutt’altro. Si è confermata la necessità, e anche di questo parleremo, che le operazioni contro la criminalità siano accompagnate da un rafforzamento della cultura della legalità sin da più piccoli gesti quotidiani, come quello di andare in motorino con il casco. La legalità va riconquistata anche in questi comportamenti. Deve diventare un abito mentale. Un’abitudine diffusa. Dobbiamo cercare di allargare l’impegno per la legalità a tutte le forze in campo: la scuola, la società civile, le istituzioni, il mondo dell’impresa. Altrimenti il poliziotto apparirà sempre come un estraneo. La resistenza verso il potere camorristico deve diventare una resistenza sociale. Oppure lo Stato da solo non ce la farà mai”.

Lei ha parlato di potenziamento della magistratura. Torre Annunziata è anche sede di una Procura di frontiera. A ottobre durante la visita del ministro della Giustizia Clemente Mastella i magistrati hanno denunciato una situazione di completo sfacelo: organici inadeguati, carenze strutturali, sistemi di sicurezza che non ci sono o non funzionano. E il procuratore capo Diego Marmo propone di allargare i poteri delle procure periferiche alle indagini sulla camorra, al momento impedite perché competenza della Dda di Napoli.
“L’esperienza dice che il coordinamento delle indagini sulla criminalità organizzata dà risultati più efficaci che non lo spezzettamento. E’ una valutazione del Csm che è il frutto del loro lavoro. Anche perché, data la natura e le ramificazioni delle organizzazioni criminali complesse, è difficile che l’indagine nei loro confronti si possa collocare esclusivamente dentro un determinato territorio. Detto questo, il problema del potenziamento degli organici esiste e va risolto. Accompagnandolo con uno dei progetti che abbiamo avviato e che secondo me riveste particolare importanza, che è quello dell’informatizzazione della giustizia. Rappresenterebbe un contributo rilevante allo snellimento dei tempi di celebrazione dei processi e all’alleggerimento della burocrazia. Si libererebbe personale da impiegare su compiti più operativi”.

Da uomo del Sud, secondo lei il dibattito politico sta dando adeguata attenzione ai temi del Mezzogiorno? Per giorni e giorni i quotidiani hanno discusso sulla fede fascista conclamata da uno dei candidati di Berlusconi, Giuseppe Ciarrapico, mentre forse i problemi da affrontare sono altri.
“Che qualcuno si dichiari fascista e voglia partecipare al governo del Paese, mi da fastidio. E credo che dia fastidio a moltissimi altri. Un po’ di attenzione su questo punto va messa, il giusto affinché la gente se ne ricordi al momento giusto. Sul Sud, beh, io avverto una preponderanza della questione del Nord nel dibattito elettorale. Vorrei essere preciso e chiaro: non sono mai stato animato e non sono animato da nessuna ostilità verso il settentrione, ma penso che i problemi del Nord non si possano affrontare e risolvere senza affrontare e risolvere quelli del Mezzogiorno. Bisogna recuperare una visione nazionale delle grandi questioni, e la consapevolezza che lo sviluppo del Sud è il banco di prova del Paese. Qui c’è la massa dei giovani disoccupati. Qui ci sono le principali risorse umane non utilizzate. Ma in questa campagna pesa un “nordismo” distorto in chiave antimeridionale”.

Di chi è la colpa?
“Di Silvio Berlusconi e del carattere fortemente nordista della proposta politica della destra. Nella coalizione di Berlusconi l’influenza della Lega Nord è enorme. Assai maggiore che in passato. Prima il loro peso era controbilanciato dalla presenza di quei settori ex democristiani che sono più rappresentativi del Mezzogiorno. Oggi quei settori non ci sono più. Tolto questo contrappeso, Berlusconi si presenta come il capo di un Pdl enormemente spostato a destra e a nord. Nel quale un partito del nord, la Lega, che al sud nemmeno presenta le liste, e ci è quindi completamente estraneo, straniero, può acquistare un ruolo determinante nelle scelte parlamentari e di governo”.

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