Intervista
1 aprile 2008

D'Alema: «Un pacchetto di leggi per rilanciare Sud e Napoli»

Intervista di Simona Brandolini - Corriere del Mezzogiorno


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«Mi è dispiaciuto che non si sia candidato D’Amato. Il fatto che il Pdl non possa contare su personalità di spessore nazionale è un problema anche per noi. Peccato». A Massimo D’Alema piace la competizione. L’omaggio a D’Amato è certo un colpo basso agli avversari del Pdl, ma anche un sincero attestato di stima per l’imprenditore napoletano. In Campania il capolista del Pd, Massimo D’Alema, ha già macinato circa 2mila chilometri, passando da un comizio all’altro, da un incontro pubblico ad una cena privata. Finalmente, dopo una ventina di giorni di pioggia battente, il sole. E il successo di aver strappato alla Turchia l’Expo 2015. Il ministro degli Esteri è a Parigi a festeggiare la vittoria di Milano.

Ministro, ha dichiarato che fare campagna elettorale in Campania è come vivere sulle montagne russe. Perché?
«Perché andando in giro si incontrano emergenze, il dramma della criminalità, il problema dei rifiuti. E poi si passa alle eccellenze, ai centri di ricerca, alle aziende, che sono tra le cose più significative e competitive che ci sono in Italia. Noi meridionali siamo bravissimi nelle punte estreme. È una terra di aspetti drammatici e di eccellenze: abbiamo difficoltà con la normalità».

Che idea si è fatto dell’emergenza diossina nella mozzarella di bufala? Un corto circuito, una bolla mediatica, un complotto?
«All’origine c’era un problema reale, ma limitato, che è stato enormemente amplificato. Sia perché i prodotti non a norma provengono da pochi allevamenti e caseifici, sia perché le tracce di diossina non sono state registrate a livelli così allarmanti come qualcuno ha voluto far credere. Basta attenersi a quanto verificato dall’Unione Europea».

Però il problema esiste.
«Certamente, ma tutto quello che succede a Napoli, in Campania e nel Sud viene moltiplicato per dieci. C’è una pesante strumentalizzazione politica. Trovo incredibili alcuni episodi».

Per esempio?
«Sa che sulle tv di Berlusconi vanno immagini di repertorio per mostrare che ci sono ancora montagne di spazzatura? Non è un complotto, è una forma di lotta politica non corretta per racimolare un pugno di voti. Loro speculano cinicamente su tutto, mentre il governo affronta le questioni. Così è pure per la mozzarella: si stanno facendo controlli e credo che sia i consumatori sia i paesi stranieri possano stare tranquilli. La mozzarella è prodotto di grande qualità».

Fil rouge della sua campagna elettorale è «l’antimeridionalismo» degli avversari. Che cos’è il razzismo strisciante di cui parla?
«Voglio fare un esempio: mentre noi abbiamo lavorato per far vincere a Milano l’Expo 2015, il Pdl e la Lega hanno sempre cavalcato la questione Malpensa con una visione localistica e “nordista”. Viceversa, la vittoria di Milano su Smirne rappresenta un grande successo del sistema Paese, va interpretata come un’opportunità per l’Italia intera. Insomma, noi contrapponiamo a Berlusconi e alla Lega una visione nazionale, unitaria, e sosteniamo la necessità di scommettere sul Sud per rilanciare il Paese. La loro totale mancanza di progetti e politiche per il Mezzogiorno da questo punto di vista la dice lunga».

E le responsabilità di chi ha governato il Sud?
«Non le nego. La principale è di non aver fatto un uso migliore delle risorse. Ed è giusta e necessaria una riflessione critica sulla polverizzazione dei fondi europei. Tant’è che nel programma del Pd abbiamo inserito criteri molto rigidi: il 50 per cento dei fondi devono essere utilizzati per infrastrutture interregionali ».

Ha detto: «Sarò l’avvocato del Sud». Che cosa intende?
«Io sono stato il parlamentare che ha inventato il prestito d’onore e il credito d’imposta, una misura efficace che ha escluso l’intermediazione politica. Berlusconi l’ha cancellata. Adesso, come Pd, abbiamo predisposto un disegno di legge sul Mezzogiorno per essere subito pronti nella nuova legislatura. Si prevedono scelte programmatiche chiare e forti. Puntiamo molto sulle infrastrutture, le principali sono: il collegamento veloce tra Napoli e Bari e l’asse da Palermo a Berlino. Ma vogliamo investire anche su porti e logistica e prevedere un programma di bonifica del territorio. Nei prossimi giorni presenterò a Napoli gli interventi legislativi più significativi che attueremo una volta tornati al governo».

Lei sottolinea spesso il deficit di classe dirigente. Perché?
«Io faccio notare che la classe dirigente non è solo quella politica e che, invece di darsi la colpa gli uni con gli altri - politici, imprenditori, giornalisti - è necessario assumersi collettivamente la responsabilità del fare, per il futuro dell’Italia».

Ha percepito l’insofferenza degli elettori napoletani per le continue emergenze?
«Soprattutto a Napoli ci sono aree di protesta e sfiducia. C’è gente umiliata e un diffuso senso di rabbia. Vorrei che questo sentimento si traducesse in uno sforzo comune. È necessario fare squadra e mettere tutte le competenze e i progetti in rete».

Qual è la cosa più difficile da far capire ai napoletani?
«Che si vota per il governo del Paese. E lo dico nel rispetto di una riflessione che la Campania dovrà fare sugli ultimi 15 anni della sua storia. A mio giudizio, sarebbe sbagliato liquidare tout court una lunga stagione che ha avuto luci ed ombre. In ogni caso, è indubbio che siamo ad un passaggio di fase e che il Pd non è nato per conservare, ma per rinnovare».

In Campania la crisi istituzionale ha influito anche sul partito? Non crede sia troppo litigioso il Pd locale?
«In parte è così, ci sono tracce di una polemica e di un malessere. Ma se questo è vero a livello dei quadri di partito, non è così tra gli iscritti del Pd. C’è grande partecipazione e freschezza. Faccio politica da anni e mi hanno colpito i giovani. In particolare a Castellammare e a Pomigliano, ho ascoltato due diciottenni di grandissimo valore».

La Campania è in un pantano politico, istituzionale, economico, come uscirne?
«È necessario ricostruire un grande patto tra Nord e Sud. Ripeto, occorre rilanciare un disegno unitario. In questo quadro Napoli è una città cruciale: proiettata verso l’Europa, ma allo stesso tempo capitale mediterranea. Siamo impegnati in una grande operazione di politica estera per spostare l’impegno dell’Europa verso il Mediterraneo sia dal punto di vista della sicurezza, sia dal punto di vista economico. Ma questi sono temi di cui non si parla. Sono allibito dinanzi alla modestia del confronto elettorale. Anche per questo mi dolgo che D’Amato non sia in campo».

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