Intervista
11 luglio 2009

D'ALEMA AD EMILIANO «LASCIA LA GUIDA DEL PD PUGLIESE»<br> <br>

Intervista di Giuseppe De Tomaso - La Gazzetta del Mezzogiorno


Presidente Massimo D’Alema, com’è andato l’incontro dell’altro ieri con il sindaco Michele Emiliano? Emiliano vuole il sì da lei alla riconferma a segretario pugliese del Pd. Lei vuole da Emiliano il sì all’impegno di lasciare la guida del Pd regionale. E’ così?

Tutti sanno del mio rapporto, non solo di amicizia, di solidarietà, ma anche di affetto, nei confronti di Michele. Cinque anni fa non erano poche le resistenze nel centrosinistra a sostenere la sua candidatura che appariva, a detta degli scettici, piuttosto eccentrica rispetto alla tradizione politica. Fui io, più di altri, a convincere i dubbiosi. Sono assai contento di averlo fatto. Emiliano è un ottimo, uno straordinario sindaco della città. Ha restituito alla città l’orgoglio della sua funzione, del suo essere comunità...

Però . . .
Mi lasci completare. Leggo qualche volta riferimenti ad un non meglio precisato sistema di potere dalemiano. Beh. Né Emiliano né Vendola, né altri amministratori pugliesi, potrebbero citare un solo caso in cui io abbia chiesto non dico una delibera sul piano regolatore, ma finanche il trasferimento di un bidello. Non ho mai interferito nelle prerogative istituzionali e non ho mai chiesto nulla. Non ho mai raccomandato nessuno. Mai. Se questo è un sistema di potere, evidentemente esso lascia molto a desiderare.

Forse si alludeva a qualche suo luogotenente.

Non ho idea. Vedo che mi si attribuisce una moltitudine di luogotenenti. So solo che chiunque deve rispondere per i propri atti. Una cosa è certa: non ho mai protetto comportamenti scorretti. Ho l’impres - sione che qualche volta si chiacchieri a vanvera.

Torniamo a Emiliano.

A lui ho espresso il mio pensiero, e cioè che non è giusto che lui si candidi a fare il segretario del Pd. Penso che debba mantenere l’impegno, l’orientamento assunto alla vigilia delle elezioni, quando disse che se avesse vinto non si sarebbe più ricandidato alla guida del Pd pugliese. Lo ricordo non soltanto perché è buona regola, in politica, rispettare gli impegni che si assumono prima del voto. Ma perché penso che, dopo la sua imponente vittoria elettorale, Emiliano abbia altri compiti da svolgere. Primo: continuare a fare con pieno impegno il sindaco di Bari, compito a mio giudizio sostanzialmente incompatibile e improprio con il ruolo di direzione del partito. Secondo, il compito di proiettarsi su uno scenario nazionale. Emiliano, nel Pd, oggi è l’uomo di governo più significativo del Sud: sia perché Bari è una grande città, sia perché lui è nuovo, fresco di legittimazione.

Emiliano si sente legittimato dal successo elettorale barese anche sul piano regionale. Intende aprire i confini del Pd, e ripete di non considerarsi figlio dell’estrazione politica di molti dirigenti del Pd.

Vorrei dire ad Emiliano che egli a volte formula giudizi ingenerosi sul Pd in Puglia. Quasi che il partito non avesse risorse umane, personalità nuove, aperte alla società civile. Quasi che ci fosse solo Emiliano, e che dovessimo rivolgerci necessariamente a lui. Questo giudizio non è giusto. Nel Pd ci sono molte personalità. Voglio inoltre sottolineare che la «primavera pugliese» è stata una grande operazione politica di apertura a personalità della società civile. Il che ha dimostrato che la classe politica del centrosinistra pugliese non è poi così arroccata nella difesa delle sue posizioni di potere. E proprio io, che vengo descritto come un uomo d’apparato, sono stato un convinto promotore dell’apertura alla società civile. Se in Puglia andiamo meglio sul piano elettorale, è anche frutto di una politica d’apertura, che non è nata adesso, ma è figlia delle scelte coraggiose negli anni scorsi. Emiliano è uno dei frutti di questa politica. E’ bizzarra la raffigurazione di un Pd pugliese arroccato e di un D’Alema amico degli apparati. Io ho spinto il Pd brindisino a sostenere Massimo Ferrarese in quella che si è rivelata una tra le operazioni politico-elettorali di maggiore successo.

Quali altre operazioni ha sostenuto?

Visto che c’è passione per i retroscena, vorrei raccontare che non ho chiesto nulla a Vendola nei giorni scorsi: né assessori né altro. Non ho chiesto neppure informazioni. Ma chi ha incoraggiato Loredana Capone, chemi aveva chiesto un consiglio, ad accettare la proposta di Vendola? Il sottoscritto. Sì, sono stato io a parlare con i consiglieri del nostro gruppo alla Regione, ma per aiutare Vendola. Invece, su qualche giornale si sono lette ricostruzioni del tutto fantasiose, in cui ero descritto come chi tramava contro Vendola. Era vero il contrario: tramavo a favore di Nichi. Nel senso che mi sono adoperato in modo pubblico e riservato per rimuovere le ragioni, in parte anche motivate, di amarezza e delusione.

Interverrà anche per placare i toni di chi, nel Pd, alla Regione Puglia non considera scontata la ricandidatura di Vendola alla presidenza?

Il modo in cui è stata condotta l’operazione promossa da Vendola ha suscitato comprensibili perplessità, per la confusione che si è creata tra il rimpasto di giunta e la cosiddetta questione morale. Alcuni assessori sono stati avvicendati in una dolorosa condizione personale, quasi di accuse etiche. Il che è stato sgradevole, e andava evitato. Nichi, che è un garantista, si è reso conto, penso, che la vicenda ha suscitato malessere. Ciò non significa che non vada sostenuta l’azione di governo della Regione, il cui bilancio, non solo per merito di Vendola, è sicuramente positivo. Non è il caso di aprire discussioni premature sui candidati alla presidenza. La questione va affrontata diversamente, come è accaduto nelle ultime elezioni, quando il Pd in Puglia ha promosso un’alleanza per il Mezzogiorno, aperta a personalità che andavano oltre il centrosinistra. Ho visto che questa impostazione è condivisa da Vendola, Naturalmente, se questo dialogo consoliderà una novità politica, la scelta del candidato presidente dovrà essere compiuta nell’ambito di questa alleanza. Prima dei nomi, viene la politica. E’ l’abc. Possibile che debba essere un vecchio della politica, come me, a ricordarlo ai tanti innovatori? Ovvio. Il primato della politica sui nomi non significa escludere Vendola che, comunque, resta, anche in un quadro nuovo, un candidato naturale.

C’è chi dice che lo stesso Emiliano potrebbe puntare alla presidenza della Regione Puglia.

Bisognerebbe domandarlo a lui. A me sembrerebbe francamente strano. Emiliano è persona seria. Ha appena finito di candidarsi a sindaco di Bari.

Lei ha parlato con Emiliano della posizione del sindaco sul congresso nazionale del Pd?

Mi ha un po’ colpito, nell’intervista di Emiliano, il fatto che lui dica di candidarsi alla segreteria regionale e poi risulti ambiguo su una questione di fondo, cioè sulla sua collocazione nel congresso nazionale, quasi che essa dipendesse dai sostegni che raccoglie la sua ricandidatura al regionale. Ciascuno è libero di decidere come crede, ma non può dare questo tipo di sensazione, perché è una sensazione sgradevole. Mi auguro solo che la Puglia scelga il rinnovamento, che mi sembra ben rappresentato dalla candidatura di Bersani.

Chi potrebbe essere in Puglia, nel Pd, il candidato alla successione di Emiliano?

Il candidato si dovrebbe sceglierlo insieme con Emiliano, che è personalità decisiva per il Pd in Puglia. Sono persuaso che se lavoriamo insieme, potremo trovare una soluzione innovativa come lui giustamente auspica.

Si è parlato anche di una candidatura Boccia.

Non voglio partecipare al totosegretario, anche perché se, come credo, Michele si schiererà con Bersani, cioè dalla parte del rinnovamento, e vorrà discutere con noi, il candidato lo dovremo scegliere insieme. Niente ipotesi precostituite. Non ho candidati del sistema di potere dalemiano. Non ci sono candidati. Sono state già dette troppe sciocchezze in merito. Ci vuole pazienza, da parte mia. Ma non si esageri.

E’ stata sollevata la questione morale sul caso Frisullo. Settori del suo partito a lei vicini hanno ecceduto nell’esercizio del potere?

Conosco Sandro da una vita. Siamo vecchi amici. Non sono in grado di dire nulla sulle sue responsabilità. Sono del tutto rispettoso delle indagini della magistratura. Nella vita può accadere di tutto, ma ciò non c’entra nulla con il fantomatico sistema di potere dalemiano. Non si dicano scemenze, che se fossero dette in modo più esplicito verrebbero immediatamente denunciate per essere discusse in tribunale. Comunque, il fatto che Frisullo, di fronte a ipotesi, non di reati, ma di comportamenti non corretti, abbia sostanzialmente messo a disposizione il suo mandato, è un gesto di rilevante responsabilità, che corrisponde ad un costume politico e a una storia.

Il Pdl chiama in causa Vendola: «Se ci sono responsabilità, lui dev’essere il primo a risponderne».

Quali responsabilità? Viene in mente la parabola evangelica: chi è senza peccato scagli la prima pietra. Non mi pare che il centrodestra possa farlo. Secondo il Pdl la procura di Bari è troppo buona nei confronti del centrosinistra pugliese. Colpiscono questi strani garantisti che invocano la persecuzione dei loro avversari politici. E’ sconcertante. Questi della destra fanno i garantisti della domenica. Io sono garantista anche di lunedì. E ho rispetto della magistratura.

Sono finite le «scosse» per Berlusconi?

Siccome mi hanno coperto di insulti, ho deciso di non parlarne più.

C’è chi paventa il rischio scissione nel Pd nazionale se esploderà lo scontro al congresso di ottobre.

Non c’è questo rischio. Sono persuaso che il senso di responsabilità di tutti eviterà la forzatura dei toni. All’inizio sono state dette cose piuttosto sgradevoli, nei miei riguardi. Adesso mi pare che ci si stia incamminando verso un dibattito più normale.

stampa