Intervista
18 giugno 2011

“Ora i giovani attendono una risposta”<br>D’Alema: il dramma lo vivono loro<br>

Intervista di Teodoro Chiarelli - La Stampa


Arriva sorridente ed elegante, col suo abito blu aviazione e le scarpe Hogan nere, nella hall del centro congressi della Fiera di Genova, per nulla turbato dagli arresti del faccendiere Luigi Bisignani e dell’imprenditore Vittorio Casale, con i quali pure avrebbe avuto qualche frequentazione. Massimo D’Alema, presidente di Italianieuropei, ha voglia di parlare, ma solo di politica e di lavoro. Si accomoda in platea, non prima di scambiare qualche battuta con La Stampa.

Sembra che il Pd torni a riparlare di cose concrete, invece che di beghe interne.

Il nostro partito sta riprendendo l’iniziativa un po’ in tutti i campi. Il tema del lavoro è uno di quelli che più ci appartiene».

Non crede che ora, però, ci sono delle proposte concrete e organiche?

«Beh, la conferenza di Genova tira in realtà le fila di quanto è stato fatto in questi mesi per ritessere i rapporti col mondo del lavoro, con l’impresa, i precari, le organizzazioni sindacali».

Si torna a mettere il lavoro al centro del dibattito proprio mentre è in atto uno scontro aspro fra Fiat e Fiom-Cgil e un confronto teso fra la stessa Fiat e Confindustria. Che ne pensa della volontà di Sergio Marchionne di uscire da Confindustria?

«Le imprese, soprattutto quelle più grandi e quindi anche la Fiat, dovrebbero stare all’interno delle loro associazioni e rispettare le regole collettive che si sono date. Se queste vengono meno, l’alternativa è il caos e certamente non si fa il bene dei lavoratori, delle aziende e quindi del Paese. Vorrei però allargare il discorso».

Prego.

«La Fiat è importante, quello che avviene lì ha una valenza politica. Ma riguarda pur sempre alcune decine di migliaia di persone. Oggi il Pd pone l’accento su un tema di generale: la centralità del lavoro, i diritti, il progressivo impoverimento del loro tenore di vita, i diritti e il tentativo di ridimensionarli se non cancellarli, la lotta alla precarietà».

Temi che si incrociano con la vicenda Fiat, non le pare?

«Non mi fraintenda: la vicenda Fiat è un episodio importantissimo, non va sottovalutato. Ma oggi ci sono due milioni di giovani fuori dalla scuola, con un diploma o una laurea, e che non lavorano. A loro dobbiamo una risposta, è questo il dramma che va in scena».

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