Discorso
5 marzo 2004

Banca 121, lunga precisazione dell'On. D'Alema

lettera a Il Foglio


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Caro Direttore,

sono rimasto colpito leggendo sulle colonne del suo giornale, qualche giorno fa, una intervista al sottosegretario Alfredo Mantovano a proposito delle vicende della Banca 121. Non è la prima volta che, in modo diretto o indiretto, il suo giornale si fa portavoce di insinuazioni, allusioni o più esplicite accuse a proposito di presunti rapporti tra la Banca 121 – già Banca del Salento – e la mia persona. Devo confessare un certo stupore dato che avevo avuto l’impressione, nel passato, di una inclinazione “garantista” del giornale che lei dirige e di una certa diffidenza verso personaggi che, magari anche per la delusione nella lotta politica e – ahimè – con una punta di rancore, vanno rimestando veri o presunti retroscena giudiziari con scopi di rivincita o di vendetta. Il suo giornale l’ho, in questi anni, seguito piuttosto come organo di analisi politica e di battaglie culturali, più che non di insinuazioni o di scandalismo paragiudiziario. Ma tant’è.

Per venire al merito della questione il Mantovano insinua che i vertici della Banca 121 – oggi sotto indagine da parte della procura di Trani per la vendita di prodotti finanziari con l’ipotesi di truffa – siano legati alla sinistra e all’on. D’Alema, tanto è vero che la suddetta banca è stata acquistata dal Monte dei Paschi di Siena a riprova della ipotizzata connessione. La truffa ai danni dei risparmiatori e il legame con la sinistra vengono abilmente miscelati allo scopo di far sentire i risparmiatori arrabbiati vittime di un complotto politico prima ancora che di prodotti finanziari scarsamente affidabili. Come si nota non si tratta di vere e proprie accuse che non si potrebbe capire in che cosa consistano e come possano essere documentate, ma piuttosto di allusioni e accostamenti che mirano a gettare un’ombra sull’avversario politico ad infangarne l’immagine senza che egli possa reagire in sede giudiziaria dato che, in sostanza, non lo si accusa di nulla. Non è una tecnica nuova anche se, mi consentirà, alquanto disgustosa.

Essendo deputato del Salento da quasi vent’anni conosco certamente diversi tra i proprietari e i responsabili della Banca del Salento. Fra questi ci sono persone che stimo a proposito delle quali non mi sentirei di emettere frettolose sentenze. Le indagini da parte della Procura di Trani sono in corso; esse mirano ad accertare se nella vendita di alcuni prodotti finanziari vi fu effettivamente una truffa ai danni dei risparmiatori, se cioè essi siano stati correttamente informati a proposito della elevata rischiosità dei titoli che stavano acquistando. Se così non fosse sarebbe un fatto grave e le persone responsabili dovrebbero risponderne di fronte alla legge. Tuttavia mi sembra assolutamente ingiusto e ingeneroso presentare la Banca del Salento come una istituzione finanziaria il cui ruolo nella economia meridionale sia riducibile a questo deplorevole episodio. Si tratta di una banca importante che ha contribuito in modo significativo all’economia della nostra terra e che non può essere presentata come un gruppo di truffatori e di speculatori. Dico questo non certamente perché (e veniamo qui alla seconda allusione del Mantovano) i proprietari o i dirigenti della banca costituiscano una pericolosa cellula comunista. Come lei potrà bene immaginare, caro Direttore, è difficile pensare che un gruppo dei più prestigiosi rappresentanti della classe dirigente borghese del Salento siano pericolosamente spostati a sinistra. Ciò certamente non fa parte – vorrei rassicurarla – della tradizione di quelle terre. Il presidente Giovanni Semerari, infatti, fu, nell’ultima campagna elettorale, un generoso e aperto sostenitore della candidatura di Alfredo Mantovano. “Se votassi a Gallipoli voterei senza dubbio per Alfredo Mantovano” egli ebbe a dichiarare. Fortunatamente – come ricorderà – Semerari non votava a Gallipoli e forse oggi, vista l’ingenerosa acrimonia del suo protetto, non ripeterebbe quell’appello sfortunato. Il vicepresidente della banca Lorenzo Gorgoni – un uomo che stimo e della cui amicizia mi onoro – è, come è noto a tutti, legato da un vincolo di parentela e di solidarietà politica con il presidente della regione Puglia Raffaele Fitto. Di Vincenzo De Bustis – del quale continuo a pensare che sia un ottimo manager – non potrei dire le opinioni politiche, anche se confesso che tra noi vi è stata reciproca stima e simpatia personale. Legami questi che mi sembrerebbe davvero inelegante smentire oggi nel momento in cui queste persone si trovano accusate nel corso di una delicata indagine.

Veniamo ora alla questione dell’acquisto da parte del Monte dei Paschi della Banca 121 e della successiva fusione. Come è noto l’acquisto avvenne a conclusione di un’asta e sulla base di un’offerta che fu certamente assai significativa. Fu un’operazione di mercato nella quale la politica e la sinistra non c’entrarono per nulla; le due banche furono assistite da advisers e consulenti di primario rilievo ricordo fra gli altri Mediobanca, Banca Roschild, Ernst & Young e, per gli aspetti fiscali, lo Studio Tremonti (proprio lui, a proposito di comunisti).

Non saprei giudicare se il Monte del Paschi abbia fatto un buon affare. Non spetta a me questa valutazione e, d’altro canto, io non c’entro nulla salvo che per gli aspetti che possono riguardare l’economia e le prospettive di sviluppo della terra di cui sono parlamentare.

Per il Salento certamente quella operazione non ebbe un contenuto negativo ed oggi la presenza in Puglia e nel Mezzogiorno di una grande e solida banca nazionale quale è MPS può essere un volano di sviluppo e una garanzia per il territorio.

Spero davvero che la magistratura faccia presto il suo dovere e si faccia chiarezza sulle ipotesi di truffa e, nello stesso tempo, auspico che il Monte dei Paschi sappia trovare un’intesa con i molti risparmiatori che si sentono traditi dato che questo sarebbe importante non solo per la nostra terra ma anche per il prestigio e la credibilità di quella grande banca. Forse anche il sottosegretario Mantovano potrebbe dedicare il suo impegno a questi aspetti anziché a rimestare nel torbido. Può darsi che, in questo caso, la prossima volta possa avere maggior fortuna con gli elettori salentini.

Cordiali saluti, Massimo D’Alema

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