Intervista
7 maggio 2014

“Un’idiozia l’idea delle due sinistre. E Susanna riconosca i meriti dell’esecutivo”

Di Roberto Mania – la Repubblica


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«Diciamo che qualche apprezzamento in più su quello che ha fatto il governo avresti potuto esprimerlo». Massimo D’Alema a Susanna Camusso. Il leader della CGILha appena concluso la sua relazione al congresso, D’Alema l’ha seguita dalla prima fila accanto a Roberto Speranza, capogruppo del PD alla Camera, e a Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro, oggi esponente dell’area laburista del partito. Una terna non proprio renziana. D’Alema si è alzato per applaudire il segretario del sindacato. Poco più in là c’è Sergio Cofferati. Era il ’96 quando l’uno al partito, l’altro al sindacato si sfidarono a sinistra. D’Alema era il riformista, Cofferati il « signor no » conservatore. E con lui la CGIL : no alla flessibilità del lavoro, no alla riforma delle pensioni, no all’idea che si dovesse cominciare – come teorizzò l’economista Nicola Rossi, all’epoca consigliere di D’Alema – a dare più ai figli e meno ai padri. Alla fine l’uno bloccò l’altro e viceversa. Forse anche per come andò a finire quella vicenda oggi c’è Renzi che sfida (ancora) la CGIL. E che si discute (ancora) di cose non molto diverse. Ma è davvero un’altra epoca. D’Alema qui è di casa ma non è mai stato amato. La corrente dei dalemiani è sempre stata minoritaria. Qui c’erano i cofferatiani. Ora la stragrande maggioranza vota PD ma i renziani dichiarati latitano. D’Alema saluta e abbraccia la Camusso. Riprende: «Certo io non sono un avvocato particolare. Però… ». Vuol dire che lui non può certo essere il difensore di Matteo Renzi presidente del Consiglio e che però bisognerebbe dare atto delle scelte che il governo ha fatto. D’Alema non lo dice ma è chiaro che pensa all’appuntamento del 25 maggio, quello del voto per il Parlamento europeo. L’attacco della Camusso a Renzi forse fa perdere voti a sinistra. Forse. Certo la prima fila dove siedono tutti i piddini, dal renziano Davide Faraone a Stefano Fassina, già viceministro dell’Economia nel governo Letta, che nel PD fa parte della minoranza cuperliana. 
Camusso sorride a D’Alema, replica che l’ha detto chiaro che gli ottanta euro netti nelle buste paga di chi guadagna meno vanno bene ma che deve essere solo l’inizio di un percorso. D’Alema se ne va. Si ferma a parlare con Carla Cantone, segretario generale della federazione dei pensionati. Lei, alle ultime primarie del PD, si era schierata con Gianni Cuperlo. Prima di uscire dal Palacongressi, D’Alema risponde svogliatamente alle domande dei giornalisti. 

Cosa pensa della relazione della Camusso ?

« Mi sembra una relazione piena di proposte. C’è qualche spunto polemico ma mi pare comprensibile. Ripeto quel che ho già detto alla Camusso : qualche apprezzamento in più sull’azione del governo avrebbe potuto dirlo». 

Su cosa?

«Beh, sul fatto che il governo ha aumentato la tassazione sulle rendite finanziarie e ridotto quella sul lavoro».

Per il resto è d’accordo ?

« Ho trovato la relazione molto coerente, piena di temi veri sui quali si deve riflettere.Ha parlato di persone, di precari. Penso al tema delle pensioni. È una questione delicatissima. Con il sistema contributivo e le carriere lavorative discontinue c’è il rischio concreto di avere in futuro una generazione di pensionati poveri ». 

Non crede che la relazione del segretario della CGIL prospetti una proposta di sinistra alternativa a quella di Matteo Renzi, segretario del PD ?

« No. Questa è una vera idiozia. Lo scriva, lo scriva».

Lo scrivo. La Camusso ha detto che c’è una « logica di autosufficienza della politica » che sta provocando « una torsione democratica verso la governabilità a scapito della partecipazione ». È un’analisi molto severa. Lei che ne pensa ?

« Vi state perdendo il congresso… ». 
D’Alema accelera il passo. Esce dal Palacongressi. C’è tempo ancora per una domanda. 

D’Alema, il segretario della CGIL ha anche detto che bisogna ricontrattare il Fiscal compact…

« Non mi sembra che il presidente del Consiglio abbia detto cose molto diverse », risponde. L’aspetta la macchina con la scorta. « Buon lavoro… ».    

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